La diversità

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tessa
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La diversità

Messaggio da tessa » lun mag 30, 2011 1:51 am

Affronto qui un argomento che mi sta molto a cuore:
L'essere diversi, disabili più o meno gravi, e come affrontare giorno per giorno pietà, commiserazione, discriminazione, ma non dal ppunto di vista del genitore, ma da come un genitore possa appoggiare una persona cara nell'affrontare la società che lo vede spesso come un peso.
Nel mio piccolo sono fortunata, non devo spiegare alla bimba quegli sguardi, ma al fratellino si , e mi fa molto pensare che abbia voluto invitare al compleanno della sorellina solo i suoi due migliori amici e poi ha scelto le bimbe più buone e tranquille della classe e ha presentato loro la sorella.
Come si sta accanto in questo percorso sicuramente duro ad una persona cara?
La nostra società , oltre alle belle parole e ai sorrisi di circostanza, è realmente pronta ad aprirsi a tutto questo?
C' è chi va dalla preside a chiedere di non andare in classe con quel bambino perchè darebbe disturbo all' istruzione del proprio figlio, handicapp o extracomunitario o con problemi famigliari...
Aiutatami a capire.


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tessa
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Messaggio da tessa » lun mag 30, 2011 1:52 am

Se non è da agorà mi spostate per favore?
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Patrizia
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Messaggio da Patrizia » lun mag 30, 2011 8:08 am

io penso che la diversità faccia tanta tanta paura e lo faccia ancor di più quando è mista ad ignoranza. Radicata nella mentalità comune c'è l'idea che la diversità sottragga qualche cosa a chi ci sta vicino. Quando invece la conosci e ci vivi accanto, magari all'inizio costretta a farlo, scopri che la diversità è fonte di ricchezza perché ti impone punti di vista nuovi, ti chiede di trovare nuove soluzioni, di lavorare di fantasia e tracciare la strada per nuove esperienze che possano essere comuni. Questo l'ho sperimentato per anni con gli scout, prima da Guida con in Reparto due ragazzini ritardati, poi in Clan
con una amica disabile fisica, poi facendo servizio a casa di una ragazza handicappata fisica e mentale, poi tenendo da Capo un Cantiere RS presso una struttura di vacanze per ragazzi Down....

Sono davvero convinta che la strada sia la conoscenza.

Detto ciò non ho saputo aiutarti con tuo figlio Tommy, anche se la chiave di tutto penso sia lì. Ci penso....
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Daria
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Messaggio da Daria » lun mag 30, 2011 8:45 am

io credo che la diversita' oggi sia accettata bene, perche' i nostri figli li stiamo crescendo con la mentalita' giusta ed aperta, pronta a capire ed accettare, per noi forse era diverso, il poco dialogo con i genitori e gli insegnanti ci portava ad essere spaventati da cio' che non capivamo, invece secondo me questa generazione e' pronta , ha il cuore e la mente aperta....
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Messaggio da kida » lun mag 30, 2011 10:23 am

tessa ti rispondo con il cuore in mano la malattia e la diversità fanno paura ma tanta paura l'ho provata sulla mia pelle quando mio papà ha avuto un ictus adesso è invalido al 100% su una sedia a rotelle aveva 62 anni quando è successo e devo dire che la malattia ha ripulito i rapporti, abbiamo subito capito chi teneva a noi e chi no

è stata dura ma adesso vedo le cose con più lucidità e a volte con più cinismo do solo a chi lo merita

detto questo capita anche a me di guardare un bambino malato con occhi diversi con occhi da madre che vorrebbe fare di più che si chiede come fanno dei genitori ad assistere giorno e notte questi bambini speciali e anche se in cuor mio so che è l'amore che li guida li ammiro tantissimo hanno la mia stima più profonda

ma quello sguardo penso si percepisca sempre non riesco a nasconderlo

riguardo a tuo figlio secondo me ha una sensibilità maggiore rispetto agli altri bambini capisce subito chi accetta e chi no è molto sensibile e molto bello questo suo " radar" è un bambino speciale e tu secondo me non devi spiegargli proprio niente ha già capito come gira il mondo :bacio:
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Messaggio da Vale80 » lun mag 30, 2011 10:32 am

tessa ha scritto:L'essere diversi, disabili più o meno gravi, e come affrontare giorno per giorno pietà, commiserazione, discriminazione,.
Sai Tessa cosa mi ha colpito di questo post?
L'ordine con cui hai elencato le problematiche da affrontare: pietà, commiserazione, discriminazione.
La discriminazione si affronta con determinazione, a muso duro, è ingiusta e credo ormai geralmente disapprovata.
Secondo me pietà e commiserazione sono altrettanto discriminanti ma spesso vengono considerate più "politically correct".
Io le considero offensive ma nello stesso tempo mi rendo conto che anche il mio modo di rapportarmi con la diversità che vorrebbe essere assolutamente naturale, sorridente, empatico, alle volte potrebbe essere frainteso e risultare forzato.

Dover insegnare a Tommaso a rapportarsi con questi atteggiamenti diversi, che a volte possono essere ingenui, a volte invece sono davvero crudeli deve essere la cosa più difficile... perchè per un bambino secondo me è più duro capire e tollerare tutto questo pittosto che convivere con la diversità.
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Messaggio da lenina » lun mag 30, 2011 10:39 am

Al tuo piccolo se chiede perchè di sguardi stupiti o similari spiegherei che quello che per lui è normale perchè lo vive ogni giorno per altri è "strano".
Non perchè siano cattivi ma perchè quello che non si conosce spesso può apparire strano o far paura anche se non ce n'è nessun motivo.
Farei l'esempio proprio di situazioni che a lui appaiono strane perchè non le conosce.

Per il resto credo che tutto debba partire da bambini.
Da piccola mi ricordo che ero incuriosita da tante cose.
Fra cui anche dalla disabilità.
Ma non era una curiosità morbosa.
Il signore in carrozzina mi incuriosiva ne più nè meno della proboscide dell'elefante (tanto per dire)
Era una curiosità benevola.
ma le reazioni cambiavano.
Perchè se chiedevo "perchè l'elefante ha quella proboscide così lunga?" ricevevo ovviamente risposte più o meno accurate.
Se chiedevo "perchè quel signore non cammina e va sulla carrozzina?" il tono cambiava.
Se la persona era davanti mi dicevano che sono domande che non si fanno.
Se no spesso (dai nonni non dai genitori) arrivava il "poverino".

In questo modo aumentavano in me la curiosità ma allo stesso tempo mi insegnavano che era una cosa strana.
E mi portavano ad osservare di nascosto a essere ancora più curiosa.

le cose sono cambiate andando alla "scuola media statale per ciechi"
perchè li lo "strano" lo vivevo ogni giorno.
Un po' per i ciechi presenti nella scuola (pochi ma ovviamente c'erano)
Un po' perchè altre ali dell'edificio erano occupati da una comunità diurna per ragazzi disabili mentali e fisici.
Ragazzi che giocavano con noi in cortile in modo tale che alla fine si imparava a vedere il ragazzo e non il suo problema.
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Messaggio da lenina » lun mag 30, 2011 10:44 am

in tutto ciò a me la disabilità soprattutto infantile interessa come argomento mi incuriosisce ma non per pietà, il mio interesse sta proprio nella forza di bimbi e famiglie nel vivere scontrandosi con i limiti che spesso più che legati alla disabilità in se sono legati a una società che non sa accogliere ciò che va fuori dagli schemi..
Mi sono fatta l'idea che di solito il problema più che della persona portatride di disabilità sia di chi gli sta intorno (non chi gli è vicinissimo di solito più chi lo incrocia senza avvicinarsi davvero)
Che la pietà che gira intorno alla disabilità non sia dettata dal pensare veramente "poverino" ma dal pensare "io come farei?".
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