vivere l'affetto genitoriale

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superstrafra
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vivere l'affetto genitoriale

Messaggio da superstrafra » sab dic 18, 2010 12:10 am

oggi rimuginavo su questa cosa, cioè su come i genitori manifestino ai propri figli l' amore per loro.

ho pensato a come l'ho vissuto io, attraverso quali forme, cercando poi di capire come, a mia volta, io da mamma faccia nei confronti delle mie bimbe.

ho avuto un'infanzia del tutto normale, in termini di salute, di presenza di mamma e papà nell'accompagnamento di ogni fase della mia vita.

si sono sempre curati di me, non mi è mancato mai nulla che fosse nelle loro possibilità, sono state seguita negli studi e spronata a proseguirli.

da piccola ricordo la mamma che mi chiamava "stelassa", e papà che mi portava a spasso tenendomi per mano.

insomma, quel che si dice un'infanzia tutt'altro che problematica.
tant'è che io stessa, fino a qualche tempo fa, ho sempre fortemente sostenuto sia stata esemplare.

oggi però, per una serie di eventi, ho capito che no, non ero quella bimba serena che credevo. qualcosa mi è mancato, a livello molto più profondo del piacere di sentirsi chiamare"stelassa" o di essere tenuta per mano.

non metto in dubbio l'amore dei miei genitori per me o per le mie sorelle, ma temo che la loro modalità nel trasmetterlo a me sia stata lacunosa.
qualcosa mi è mancato, e piano piano sto scoprendo di cosa si tratti esattamente.

probabilmente, il modo che loro conoscevano per "accudirmi", e che è stato efficace per le mie sorelle, non ha funzionato per me, non è riuscito ad attraversare quello scudo emotivo che mi sono costruita.

hanno sbagliato approccio in buona fede e senza rendersene conto, perchè i figli non sono tutti uguali ed hanno esigenze diverse, dunque le mie non erano necessariamente quelle di mia sorella.

ma com'è potuto succedere? disattenzione? sinceramente non so rispondere.

so di non essermi mai sentita "voluta bene" da loro in profondità, ma solo in superficie. per il mio essere brava a scuola, per il mio non dare problemi di sorta, per il mio essere autonoma.

oggi uno dei risultati di questo modello educativo/affettivo è questa mia grossa urgenza di venire accolta, ascoltata, approvata, appoggiata. sempre.
perchè in fondo autonoma non lo ero allora, nè lo sono adesso, nonostante l'età.

tutto questo arzigogolo per chiedervi se ci pensate mai a come far respirare e vivere l'amore vostro ai vostri figli.
perchè non è dato per scontato, perchè è doveroso che ci crescano immersi, che possano riconoscerlo e sapere che ci possono incondizionatamente contare.
confesso di esserne un po' ossessionata: devo far loro sapere quanto le amo, ma ho una paura incredibile di non farlo abbastanza, o non nel modo giusto.

gli aggiustamenti, è vero, sono sempre possibili, ma in base a cosa siete in grado di valutare il vostro operato in tal senso? vi fidate unicamente del vostro istinto o della vostra coscienza?


Chloe83

Messaggio da Chloe83 » sab dic 18, 2010 12:23 am

Accipicchia, che domandina...
Per me per ora ovviamente è stato facile, è tanto piccina, la comunicazione del bene si muove a livello fisico, tattile, tangibile.
Sto bene attenta a non farle mai percepire rifiuto da parte mia, neppure quando non siamo d'accordo su qualcosa, a farle sentire che il mio amore è gratis, non arriva per quello che fa o non fa ma semplicemente perchè c'è.
E credo che il fulcro del sentirsi amati stia in questo, per tutta la vita. Anche se poi i modi di farlo percepire si faranno, man mano che crescerà, giocoforza più complessi.
franziskova
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Messaggio da franziskova » sab dic 18, 2010 12:31 am

io credo che sia normale e sano pensare di voler dare il meglio ai propri figli, e credo che sia naturale fare confronti con l'esempio più vicino a noi di relazione genitori/figli.

Anche io noto ora che sono mamma do una lettura diversa dell'approccio che i miei hanno avuto con me quando ero piccola (conscia del fatto che per ora giorgio è ancora piccolo e quindi è una lettura che lascia il tempo che trova).

Nel mio caso io mi rendo conto che i miei avevano due ruoli affettivi molto diversi, la mamma che si occupa dei figli e il papà che lavora e delega il suo ruolo genitoriale, nonostante tutto, la situazione aveva un suo equilibrio.
Però ad esempio a me è mancata la parte di affetto espresso esplicitamente (mio padre è abbastanza taciturno e controllato), gli abbracci, le coccole ecc.

Anche mia madre non me la ricordo che mi stringe a se, lo faceva, ma non spessissimo.

Di contro e d'istinto io Giorgio ce l'ho sempre addosso, lo bacio, lo stringo e lo strapazzo.

Però penso che i miei siano dei bravi genitori e degli ottimi nonni ai quali affido tutti i giorni Giorgio senza preoccupazioni
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Messaggio da franziskova » sab dic 18, 2010 12:31 am

io credo che sia normale e sano pensare di voler dare il meglio ai propri figli, e credo che sia naturale fare confronti con l'esempio più vicino a noi di relazione genitori/figli.

Anche io noto ora che sono mamma do una lettura diversa dell'approccio che i miei hanno avuto con me quando ero piccola (conscia del fatto che per ora giorgio è ancora piccolo e quindi è una lettura che lascia il tempo che trova).

Nel mio caso io mi rendo conto che i miei avevano due ruoli affettivi molto diversi, la mamma che si occupa dei figli e il papà che lavora e delega il suo ruolo genitoriale, nonostante tutto, la situazione aveva un suo equilibrio.
Però ad esempio a me è mancata la parte di affetto espresso esplicitamente (mio padre è abbastanza taciturno e controllato), gli abbracci, le coccole ecc.

Anche mia madre non me la ricordo che mi stringe a se, lo faceva, ma non spessissimo.

Di contro e d'istinto io Giorgio ce l'ho sempre addosso, lo bacio, lo stringo e lo strapazzo.

Però penso che i miei siano dei bravi genitori e degli ottimi nonni ai quali affido tutti i giorni Giorgio senza preoccupazioni
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manu
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Messaggio da manu » sab dic 18, 2010 8:38 am

Uh se ci penso fra!
ho paura e lo sai. Mi godo richi ancora piccolo che da me vuole solo tetta e calore fisico, ma so che a breve dovrò ravanare nei miei ricordi!
Daniela
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Messaggio da Daniela » sab dic 18, 2010 8:49 am

Anche io spesso mi sono ritrovata a pensare a me piccola e al rapporto affettivo con i miei genitori.
Presenti, scrupolosi nella cura ma poco "tattili" affettivamente.

Ricordo che un giorno da universitaria andai a studiare a casa di un'amica che fu anche compagna di asilo. Mentre eravamo li, è passato suo padre, le ha messo una mano sulla spalla e le ha detto "Lo sai che ti voglio bene eh?"

A me colpii parecchio questa frase perchè io non ricordavo averlo mai sentito dire nella mia famiglia.

E a me questo è mancato. Sia nei momenti belli (che di per se erano già positivi ma sentirsi dire un ti voglio bene li avrebbero resi ancora migliori), sia in quelli normali o negativi (per esempio dopo una discussione o una giornata faticolsa).

E questo ha fatto si che nella mia famiglia (d'origine) manchi tutt'ora questo aspetto. Mai un bacio (mia madre lo chiede per Natale e a fatica riesce ad ottenerlo da noi figli!!), una carezza o un qualcosa di affettuoso che non passi attraverso un oggetto.
Questo a me dispiace molto.

E ha fatto si che spesso la sera, insieme al bacio della buonanotte, io ricordi loro quanto gli voglio bene.

Anche dopo o durante una discussione spiego che il fatto di avere idee discordanti non vuol dire che non li ami più, anzi.

Ma mi rendo conto che a volte devo proprio sforzarmi, perchè - soprattutto con i due più grandi - adesso non mi venga più spontaneo abbracciarli e sbaciucchiameli come facevo prima.

E quando lo faccio mi rendo conto che loro apprezzano e lo cercano proprio.
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Messaggio da nene70 » sab dic 18, 2010 8:52 am

ah..
argomento spinoso..
la mia infanzia è stata...strana..

noi abitavamo con i nonni,che mi soffocavano d'amore..
mia madre che lavorava troppo,per tenere su tutta la baracca..la vedevo poco o niente..
mio padre che era ubriaco tutti i giorni per buona parte del giorno,che per sensi di colpa mi dava tutto quello che volevo,salvo poi incazzarsi se nel giocare con una miniatura di porcellana,la rompevo..

ecco,mi bracameno in questo..
non so come lo rapporto ai miei figli..

so di non essere una che ama tanto le smancerie,mentre ho figli coccoloni..
mi spiace, perchè so di peccare in questo,ma non riesco ad andare oltre questo mio limite..

fra', mi sa che tiri fuori un bel po' di scheletri da sto post..
ci ritorno su...
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Paola
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Messaggio da Paola » sab dic 18, 2010 8:57 am

superstrafra ha scritto:
gli aggiustamenti, è vero, sono sempre possibili, ma in base a cosa siete in grado di valutare il vostro operato in tal senso? vi fidate unicamente del vostro istinto o della vostra coscienza?
Io mi accorgo che Jacopo si sente amato quando lo "curo" come fosse un cucciolo, o meglio, in quel momento mi dice proprio: ma quanti mi ami? E si tratta di piccole cose, attenzioni particolari del genere: lascia stare che ti sistemo io i giochi che sarai stanco dalla scuola o magari la sera, mentre è già a letto e si guarda un film vado a chiedergli se non ha voglia di una tazza di camomilla calda.

Queste sono modalità che con lui funzionano, è il classico "uomo" che adora essere "curato", ecco, potrei riassumere il suo bisogno con "la cura" di battiato. Questo è l'atteggiamento che ho sempre adorato in mio padre e che effettivamente mi faceva sentire più amata di mia madre il cui amore passava più e passa ancora dall'essere orgogliosa di me, dal supportarmi sempre nelle cause (anche quelle perse) fiduciosa che avrei avuto comunque un successo (fosse solo nell'amore che ci mettevo).

Ecco, questo credo che sarà più l'atteggiamento che avrò con Maddalena, perché la vedo già adesso più autonoma, meno bisognosa di "cura" ma di plausi, elogi e di percorsi fatti insieme.

Dalla'ltra parte c'è mio marito che si pone meno pipponi e ama e basta, incurante che i figli si chiedano se lui li ami e si sentano amati, e se questo a me risulta difficile, credo che sia veramente un modo sano d'amare (più sano del mio, per capirci) e non è disattenzione ma la certezza che quando si ama non si sbaglia mai (nelle intenzioni). Devo anche aggiungere che da compagna in effetti non ho mai dubitato del suo amore (nonostante i 20 anni di vita insieme) perché lo dà talmente certo e imprescindibile che alla fine ci si crede (speriamo sia così anche per loro, visto che non vuole nemmeno ragionarci troppo).
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