Parigi, oltre al dolore, proviamo a riflettere insieme su cosa sta succedendo?
Re: Parigi, oltre al dolore, proviamo a riflettere insieme su cosa sta succedendo?
Ora che sono da casa posso scrivere meglio.
Non vorrei che il mio post fosse interpretato nel modo sbagliato: io credo fortemente che la risposta la si trovi nell'integrazione, o meglio nell'inclusione ma per questo serve la volontà delle parti. Non c'è integrazione se non c'è accettazione delle diversità delle culture e soprattutto l'accettazione che le diversità non siano negative. Finchè non c'è comprensione dell'altro, da una parte e dall'altra, non c'è integrazione.
La scuola e l'istruzione devono essere contesti in cui si coltiva l'integrazione ma se davanti a te c'è un muro, se non c'è dialogo, se non c'è confronto, tu insegnante, tu scuola, puoi lavorare lavorare lavorare ma la situazione non cambia.
il quartiere ghetto, è sicuramente un quartiere chiuso, chiuso a tal punto che o sei dentro o se fuori. Ci sono famiglie che tentano un dialogo e che vengono schiacciate dalla comunità, escluse, accusate di volersi occidentalizzare. Non sapete quanti incontri abbiamo fatto, infiniti.
Ai nostri incontri di italiano per le mamme, gratuiti completamente, non abbiamo mai avuto una mamma mussulmana. Ci hanno detto che il problema era che dovevano stare a casa con i figli e abbino organizzato lo spazio ludoteca dove lasciare i bimbi per quell'oretta. Niente. Ho provato a parlare con una mamma più propensa ma ho scoperto che qualcuno aveva proibito alle mamme di partecipare. Alzo le mani, mi arrendo! Adesso lavoriamo molto sui bambini....
Non vorrei che il mio post fosse interpretato nel modo sbagliato: io credo fortemente che la risposta la si trovi nell'integrazione, o meglio nell'inclusione ma per questo serve la volontà delle parti. Non c'è integrazione se non c'è accettazione delle diversità delle culture e soprattutto l'accettazione che le diversità non siano negative. Finchè non c'è comprensione dell'altro, da una parte e dall'altra, non c'è integrazione.
La scuola e l'istruzione devono essere contesti in cui si coltiva l'integrazione ma se davanti a te c'è un muro, se non c'è dialogo, se non c'è confronto, tu insegnante, tu scuola, puoi lavorare lavorare lavorare ma la situazione non cambia.
il quartiere ghetto, è sicuramente un quartiere chiuso, chiuso a tal punto che o sei dentro o se fuori. Ci sono famiglie che tentano un dialogo e che vengono schiacciate dalla comunità, escluse, accusate di volersi occidentalizzare. Non sapete quanti incontri abbiamo fatto, infiniti.
Ai nostri incontri di italiano per le mamme, gratuiti completamente, non abbiamo mai avuto una mamma mussulmana. Ci hanno detto che il problema era che dovevano stare a casa con i figli e abbino organizzato lo spazio ludoteca dove lasciare i bimbi per quell'oretta. Niente. Ho provato a parlare con una mamma più propensa ma ho scoperto che qualcuno aveva proibito alle mamme di partecipare. Alzo le mani, mi arrendo! Adesso lavoriamo molto sui bambini....
Re: Parigi, oltre al dolore, proviamo a riflettere insieme su cosa sta succedendo?
micmar ha scritto:io ti parlo di ciò che vedo ma, viste anche le esperienze di Julia, non è così ovunque.Nat ha scritto:ma Lela i quatieri ghetto non si possono smantellareAzur ha scritto: E infatti io non sono ottimista.
Sono convinta che l'unica strada sia quella, istruzione E integrazione
(e non l'inglobamento/annullamento delle altre culture, che quello genera solo rabbia a lungo termine).
Ma non sono ottimista sul fatto che sia raggiungibile in questo momento storico.
Ci vorrebbero grandi risorse, un lavoro enorme e una forte volontà politica, che per certo non abbiamo.
Smantellare i quartieri ghetto, che come dice Nat non portano nulla di buono,
finanziare mille progetti per la scuola e i ragazzi,
e un'atmosfera certo diversa da quella generata dagli amici di Salvini...
Come d'altronde sono convinta che la strada per fermare l'immigrazione indiscriminata sia la stessa: istruzione e creazione di possibilità in loco.
Ma anche a fare questo non c'è nessun interesse.
sono loro a voler stare tutti insieme (comprensibile)
Sicuramente all'inizio si approda nel quartiere ghetto, ma in un secondo momento chi può andare va altrove.
in quel tipo di periferie non si vive bene e chi ha un'alternativa se ne va, ma gli affitti sono alti altissimi e molti agli stranieri non affittano e allora ti fermi, sperando per te e peri tuoi figli che con l'andare del tempo le cose cambino.
Nel frattempo i bimbi crescono, mantenendo uno stile di vita schizofrenico (avete presente il film della ragazzina angloindiana che voleva fare la calciatrice?), e ciò che c'è nei cortili è degrado e microcriminalità.
i padri, spesso unica figura autorevole della famiglia, lavorano dalla mattina alla sera, e i ragazzotti sono allo sbando (il tasso di abbandono scolastico tra gli stranieri è più alto) e fanno cazzate, spesso grosse.
La scuola fa quello che può (le scuole di frontiera come quella frequentata da Tommaso fanno un lavoro ECCEZIONALE) ma se poi fuori non ci sono risorse per allontanare i ragazzi (tutti eh italiani e non) dal marciapiede la via è segnata.
Crescendo spesso si ricompattano le etnie e quindi l'amico italiano/straniero con cui spacciavi, diventa tuo concorrente, tuo nemico e qui si infilano i Salvini.
Capite che un casino simile non si può risolvere solo con la repressione? Se non si inizerà a pensare a una strada sensata che conduca all'integrazione di tutti (italiani compresi9 e che passi attraverso agenzie educative pubbliche (scuola per prima) e non attraverso, spesso facinorose, associazioni di terzo settore che assumono come educatori passanti, che pagano meno di una donna delle pulizie, le cose non possono che peggiorare.
io e julia siamo nella stessa città che è una rinomata come la più accogliente d'italia
molti agli stanieri non affittano più perchè capita spesso che non paghino l'affitto
la strada sensata io non la vedo se si continua a fare delle iniziative a fovore dell'integrazione dove partecipa solo una parte
mi sembra che ce la cantiamo e suoniamo tra di noi da sempre
Re: Parigi, oltre al dolore, proviamo a riflettere insieme su cosa sta succedendo?
non ti avevo letta ma la pensiamo allo stesso modo vedoJulia ha scritto:Ora che sono da casa posso scrivere meglio.
Non vorrei che il mio post fosse interpretato nel modo sbagliato: io credo fortemente che la risposta la si trovi nell'integrazione, o meglio nell'inclusione ma per questo serve la volontà delle parti. Non c'è integrazione se non c'è accettazione delle diversità delle culture e soprattutto l'accettazione che le diversità non siano negative. Finchè non c'è comprensione dell'altro, da una parte e dall'altra, non c'è integrazione.
La scuola e l'istruzione devono essere contesti in cui si coltiva l'integrazione ma se davanti a te c'è un muro, se non c'è dialogo, se non c'è confronto, tu insegnante, tu scuola, puoi lavorare lavorare lavorare ma la situazione non cambia.
il quartiere ghetto, è sicuramente un quartiere chiuso, chiuso a tal punto che o sei dentro o se fuori. Ci sono famiglie che tentano un dialogo e che vengono schiacciate dalla comunità, escluse, accusate di volersi occidentalizzare. Non sapete quanti incontri abbiamo fatto, infiniti.
Ai nostri incontri di italiano per le mamme, gratuiti completamente, non abbiamo mai avuto una mamma mussulmana. Ci hanno detto che il problema era che dovevano stare a casa con i figli e abbino organizzato lo spazio ludoteca dove lasciare i bimbi per quell'oretta. Niente. Ho provato a parlare con una mamma più propensa ma ho scoperto che qualcuno aveva proibito alle mamme di partecipare. Alzo le mani, mi arrendo! Adesso lavoriamo molto sui bambini....
Re: RE: Re: Parigi, oltre al dolore, proviamo a riflettere insieme su cosa sta succedendo?
Ma certo che l'oratorio è frequentabile da tutti. Ci mancherebbe.tati ha scritto:L'oratorio qui non è solo ed esclusivamente per chi partecipa alla chiesa ed al catechismo, ma per tutti i bambini anche di altre religioni.Paola ha scritto:Ora però è doveroso vedere la chioma fiammeggiante.
Sulla concentrazione dei fondi agli oratori per cre, doposcuola e compagnia bella ci stiamo lavorando anche al mio paese, con due grossi problemi: gli spazi (l'oratorio ne ha strutturati e in sovrabbondanza e l'okkupazione laica che io chiedo da tempo pare sia fuorilegge [emoji1]) e il fatto che, servendosi di taaaaaanti volontari, i pochi soldi destinati ai servizi sociali o alla cultura li possano far fruttare meglio dando un servizio più elevato.
Il compromesso è stato: entrare con una cooperativa e cercare di rendere il tutto più laico possibile.
Io sono presidente della commissione biblioteca e mi sto battendo da tre anni affinché la biblioteca diventi luogo di accoglienza e aggregazione ma mi sto scontrando con mille cavilli burocratici, dagli spazi poco consoni alle bibliotecarie che non vogliono impegnarsi a perdere i loro privilegi (vedi cambiare orario di apertura al pubblico per favorire i ragazzi).
Però qualcosa da quest'anno si muove ed è la scuola. Finalmente la mancanza di denaro a scuola, l'emergenza bambini non cristiani da supportare il pomeriggio, ha fatto sì che la preside chiedesse ai genitori di accordarsi per tenere aperta la secondaria tutti i pomeriggi. Già viene sfruttata dall'Accademia musicale e da alcune società sportive, quindi è già riscaldata e i cancelli sono aperti, si tratta solo di fare sorveglianza e convogliare i fondi del comune per il doposcuola all'istituto che chiederà ai propri insegnanti che vogliono integrare lo stipendio di dare lezioni pomeridiane, se i nostri non possono si pescherà fra chi magari non ha un posto di lavoro ma ha l'idoneità.
È un progetto che credo vada nella direzione giusta.
Ovvio, il catechismo no, la Chiesa nemmeno, ma l' oratorio è luogo d' incontro per stare insieme, per conoscersi e giocare, per divertirsi e creare qualcosa di bello che va al di la della fede. Ovviamente è spesso presente il parroco, ma in quei momenti non è nel suo ruolo di parroco ma di educatore e amico, e non parla di religione.
Al di la di questo mi sembra quasi troppo facile dire è una guerra religiosa. No, non lo è secondo me.
Quello che non va è che l'unico luogo di aggregazione di una comunità sia un luogo non neutro. Perché puoi metterla come vuoi ma all'oratorio c'è il parroco e il curato. Non una cooperativa, o la scuola, o altra agenzia laica.
E quello che va ancora meno è che i luoghi di aggregazione neutri qui in paese ci fossero e siano stati soppressi.
Viviamo in un Comune di 5500 abitanti con una presenza del 20-25% di stranieri per la stragrande maggioranza mussulmani con qualche ortodosso.
Questo Comune spende 90000€ l'anno per sovvenzionare una materna cattolica in presenza di una materna statale. E nel bollettino comunale almeno 4-5 pagine, di solito le prime, sono dedicate a parroco, suore, oratorio, comunioni e cresime.
In un contesto del genere già mi sento io un pesce fuor d'acqua. Mi immagino gli altri. E dire che non è sempre stato così, è un'evoluzione (?) recente.
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Re: RE: Re: Parigi, oltre al dolore, proviamo a riflettere insieme su cosa sta succedendo?
Non lo so trilli, qui da noi non è così.Trilli ha scritto:Ma certo che l'oratorio è frequentabile da tutti. Ci mancherebbe.tati ha scritto:Paola ha scritto:Ora però è doveroso vedere la chioma fiammeggiante.
Sulla concentrazione dei fondi agli oratori per cre, doposcuola e compagnia bella ci stiamo lavorando anche al mio paese, con due grossi problemi: gli spazi (l'oratorio ne ha strutturati e in sovrabbondanza e l'okkupazione laica che io chiedo da tempo pare sia fuorilegge [emoji1]) e il fatto che, servendosi di taaaaaanti volontari, i pochi soldi destinati ai servizi sociali o alla cultura li possano far fruttare meglio dando un servizio più elevato.
Il compromesso è stato: entrare con una cooperativa e cercare di rendere il tutto più laico possibile.
Io sono presidente della commissione biblioteca e mi sto battendo da tre anni affinché la biblioteca diventi luogo di accoglienza e aggregazione ma mi sto scontrando con mille cavilli burocratici, dagli spazi poco consoni alle bibliotecarie che non vogliono impegnarsi a perdere i loro privilegi (vedi cambiare orario di apertura al pubblico per favorire i ragazzi).
Però qualcosa da quest'anno si muove ed è la scuola. Finalmente la mancanza di denaro a scuola, l'emergenza bambini non cristiani da supportare il pomeriggio, ha fatto sì che la preside chiedesse ai genitori di accordarsi per tenere aperta la secondaria tutti i pomeriggi. Già viene sfruttata dall'Accademia musicale e da alcune società sportive, quindi è già riscaldata e i cancelli sono aperti, si tratta solo di fare sorveglianza e convogliare i fondi del comune per il doposcuola all'istituto che chiederà ai propri insegnanti che vogliono integrare lo stipendio di dare lezioni pomeridiane, se i nostri non possono si pescherà fra chi magari non ha un posto di lavoro ma ha l'idoneità.
È un progetto che credo vada nella direzione giusta.
L'oratorio qui non è solo ed esclusivamente per chi partecipa alla chiesa ed al catechismo, ma per tutti i bambini anche di altre religioni.
Ovvio, il catechismo no, la Chiesa nemmeno, ma l' oratorio è luogo d' incontro per stare insieme, per conoscersi e giocare, per divertirsi e creare qualcosa di bello che va al di la della fede. Ovviamente è spesso presente il parroco, ma in quei momenti non è nel suo ruolo di parroco ma di educatore e amico, e non parla di religione.
Al di la di questo mi sembra quasi troppo facile dire è una guerra religiosa. No, non lo è secondo me.
Quello che non va è che l'unico luogo di aggregazione di una comunità sia un luogo non neutro. Perché puoi metterla come vuoi ma all'oratorio c'è il parroco e il curato. Non una cooperativa, o la scuola, o altra agenzia laica.
E quello che va ancora meno è che i luoghi di aggregazione neutri qui in paese ci fossero e siano stati soppressi.
Viviamo in un Comune di 5500 abitanti con una presenza del 20-25% di stranieri per la stragrande maggioranza mussulmani con qualche ortodosso.
Questo Comune spende 90000€ l'anno per sovvenzionare una materna cattolica in presenza di una materna statale. E nel bollettino comunale almeno 4-5 pagine, di solito le prime, sono dedicate a parroco, suore, oratorio, comunioni e cresime.
In un contesto del genere già mi sento io un pesce fuor d'acqua. Mi immagino gli altri. E dire che non è sempre stato così, è un'evoluzione (?) recente.
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Se c'è una serata in oratorio con cinema per tutti è palese che non sia nulla che centri con Gesù per poter aprire le porte a chiunque.
e anche se il contesto è quello, il parroco in quella serata diventa altro.
C'è anche da dire che noi siamo in una situazione diversa, 3000 abitanti divisi in due frazioni, tra asilo/elementari/medie forse arriviamo ad avere due o tre famiglie non italiane. Alcuni sono con padre del paese di qui e madre estera, ma anche questi non sono più di tre o quattro.
E solitamente se i genitori sono di etnie differenti, almeno qui, i bambini frequentano la Chiesa essendo la religione del padre. Non fanno i sacramenti fino a quando avranno l'età per decidere da soli, ma frequentano tutto senza esitazione.
Re: Parigi, oltre al dolore, proviamo a riflettere insieme su cosa sta succedendo?
anche io la penso come te e come Nat "adesso lavoriamo sui bambini"Nat ha scritto:non ti avevo letta ma la pensiamo allo stesso modo vedoJulia ha scritto:Ora che sono da casa posso scrivere meglio.
Non vorrei che il mio post fosse interpretato nel modo sbagliato: io credo fortemente che la risposta la si trovi nell'integrazione, o meglio nell'inclusione ma per questo serve la volontà delle parti. Non c'è integrazione se non c'è accettazione delle diversità delle culture e soprattutto l'accettazione che le diversità non siano negative. Finchè non c'è comprensione dell'altro, da una parte e dall'altra, non c'è integrazione.
La scuola e l'istruzione devono essere contesti in cui si coltiva l'integrazione ma se davanti a te c'è un muro, se non c'è dialogo, se non c'è confronto, tu insegnante, tu scuola, puoi lavorare lavorare lavorare ma la situazione non cambia.
il quartiere ghetto, è sicuramente un quartiere chiuso, chiuso a tal punto che o sei dentro o se fuori. Ci sono famiglie che tentano un dialogo e che vengono schiacciate dalla comunità, escluse, accusate di volersi occidentalizzare. Non sapete quanti incontri abbiamo fatto, infiniti.
Ai nostri incontri di italiano per le mamme, gratuiti completamente, non abbiamo mai avuto una mamma mussulmana. Ci hanno detto che il problema era che dovevano stare a casa con i figli e abbino organizzato lo spazio ludoteca dove lasciare i bimbi per quell'oretta. Niente. Ho provato a parlare con una mamma più propensa ma ho scoperto che qualcuno aveva proibito alle mamme di partecipare. Alzo le mani, mi arrendo! Adesso lavoriamo molto sui bambini....
ma la cosa che mi fa ancora più rabbia è che la Francia lavora sui bambini da anni, e questi bambini l'hanno tradita come si tradisce una madre,
e allora rimango ancora più basita per ciò che è successo e non riesco a parlarne.
Re: Parigi, oltre al dolore, proviamo a riflettere insieme su cosa sta succedendo?
entro ed esco da questo post da ieri.giuliana ha scritto:anche io la penso come te e come Nat "adesso lavoriamo sui bambini"Nat ha scritto:non ti avevo letta ma la pensiamo allo stesso modo vedoJulia ha scritto:Ora che sono da casa posso scrivere meglio.
Non vorrei che il mio post fosse interpretato nel modo sbagliato: io credo fortemente che la risposta la si trovi nell'integrazione, o meglio nell'inclusione ma per questo serve la volontà delle parti. Non c'è integrazione se non c'è accettazione delle diversità delle culture e soprattutto l'accettazione che le diversità non siano negative. Finchè non c'è comprensione dell'altro, da una parte e dall'altra, non c'è integrazione.
La scuola e l'istruzione devono essere contesti in cui si coltiva l'integrazione ma se davanti a te c'è un muro, se non c'è dialogo, se non c'è confronto, tu insegnante, tu scuola, puoi lavorare lavorare lavorare ma la situazione non cambia.
il quartiere ghetto, è sicuramente un quartiere chiuso, chiuso a tal punto che o sei dentro o se fuori. Ci sono famiglie che tentano un dialogo e che vengono schiacciate dalla comunità, escluse, accusate di volersi occidentalizzare. Non sapete quanti incontri abbiamo fatto, infiniti.
Ai nostri incontri di italiano per le mamme, gratuiti completamente, non abbiamo mai avuto una mamma mussulmana. Ci hanno detto che il problema era che dovevano stare a casa con i figli e abbino organizzato lo spazio ludoteca dove lasciare i bimbi per quell'oretta. Niente. Ho provato a parlare con una mamma più propensa ma ho scoperto che qualcuno aveva proibito alle mamme di partecipare. Alzo le mani, mi arrendo! Adesso lavoriamo molto sui bambini....
ma la cosa che mi fa ancora più rabbia è che la Francia lavora sui bambini da anni, e questi bambini l'hanno tradita come si tradisce una madre,
e allora rimango ancora più basita per ciò che è successo e non riesco a parlarne.
E in questi ultimi interventi ci sono riassunti tutti miei pensieri.
Re: Parigi, oltre al dolore, proviamo a riflettere insieme su cosa sta succedendo?
E che una diversità non toglie libertà all'altra...Julia ha scritto:Ora che sono da casa posso scrivere meglio.
Non vorrei che il mio post fosse interpretato nel modo sbagliato: io credo fortemente che la risposta la si trovi nell'integrazione, o meglio nell'inclusione ma per questo serve la volontà delle parti. Non c'è integrazione se non c'è accettazione delle diversità delle culture e soprattutto l'accettazione che le diversità non siano negative. Finchè non c'è comprensione dell'altro, da una parte e dall'altra, non c'è integrazione.