CisePunk wrote:Sono giorni che vi leggo e penso che sia arrivato il momento di fare outing, ma prima... Paola, come dici tu le cose, nessuno mai!
Non ricordo di averlo mai detto sul forum o comunque su un forum perché non è qualcosa di cui vado orgogliosa, ma forse è il caso di raccontare come l'ho vissuta io la situazione di cui state parlando.
Attenzione: non intendo assolutamente dire che qualcuna di voi ha fatto o sta facendo la cosa sbagliata! Voglio sottolineare la frase usata da Paola: "Quel che mi preme dirvi è che i bambini patologici, comportamentali per questioni affettive (non per patologie di altro tipo) lo sono perché non hanno ricevuto amore e basta."
Ecco, come dicevo Paola lo dice sempre meglio.
Non sono mai stata allattata al seno. Non so, non ricordo il contatto con mia madre. Ricordo invece i nonni e mio padre.
Chi mi conosce sa che mia madre non ha mai avuto particolare affetto nei miei confronti prima dei 30 anni o poco più, anzi mi ha sempre colpevolizzata perché io ero figlia non desiderata, perché io l'ho fatta ammalare, perché io l'ho mandata in coma per un mese, perché io l'ho fatta soffrire per 40 ore di travaglio, eccetera.
Insomma la situazione già vi è chiara.
Non ero una bambina semplice. Sì, tranquilla, ma non ero serena.
Non mi è mai stato concesso di dormire nel lettone: quando potevo, scappavo dai nonni perché lì potevo dormire con loro.
Se provavo ad avvicinarmi al letto dei miei genitori, questi mi dicevano che non era possibile che una bambina volesse dormire con loro.
Io ne avevo bisogno. Ne avevo estremo bisogno. Avevo bisogno di quel contatto a 1 anno come a 10 anni.
Ho fatto la pipì a letto fino a 16 anni (sì, avete letto bene, non è un errore di digitatura: 16 anni).
Per questo, da grande, da madre, ho deciso che avrei assecondato le esigenze dei miei figli nei limiti della possibilità.
Come vi ho già detto, ognuno di loro ha avuto una risposta diversa e necessità assolutamente diverse.
Concludo con l'ultimo pensiero. Giuro che è l'ultimo.
Mia madre è morta il 29 ottobre 2014.
Ero a casa con i bambini. Avevo già preso le goccine per dormire. Squilla il telefono. Era mia zia. Mi dice: "Cinzia, corri in ospedale, tua madre sta morendo".
Panico. Che faccio? Sono sola. Non so come lasciare i bambini. Sono tutti in ospedale da mia madre.
Per fortuna, dopo parecchie telefonate, il mio ex marito mi risponde e in mezzora arriva a casa a stare con i bambini.
Io vado in ospedale. Aspetto fuori dalla porta di quel maledetto pronto soccorso che aprano e mi dicano di poterla vedere.
Passano le ore e niente.
Mio padre è dentro con lei.
Finalmente mio padre esce e mi dice: "vai tu".
Entro. Sono impaurita. Sento l'odore di morte che pervade la stanza.
Guardo mia madre e non sembra nemmeno lei. Riconosco il dolore della morte nel suo volto e capisco che è l'ultima volta che potrò vederla.
Mi avvicino. La accarezzo. Sto per piangere.
Lei mi guarda. Io la guardo. Le dico: "non ti preoccupare, mamma, sono qui io con te".
E già sono commossa. E già sto per piangere proprio come bambina.
Lei apre con dolore la bocca e queste sono le sue ultime parole verso di me: "vai via. Aldo, dov'è il mio Aldo? Vai via. Fai venire lui".
Sono uscita.
Il cuore piccolissimo, sgretolato.
Ho chiamato mio padre e l'ho pregato di andare da lei, perché non mi voleva.
Sono rimasta in ospedale fino a quando non l'hanno sedata.
Sono tornata a casa e ho pensato: "mai e poi mai i miei figli devono vivere quello che ho vissuto io stanotte".
Ora, ciota, Cinzia, tu hai fatto la tua scelta che è giusta e legittima e non mi permetterei mai di sindacarla. Segui il tuo istinto e stai certa che non sbaglierai, perché non sei questo tipo di madre. Sei altro. Lo leggo. Lo sento. Non c'è bisogno di dormire assieme o di allattare per anni per avere un bimbo felice e sereno e sicuro che chi ha al suo fianco gli vuole bene.
Devi soltanto fare le prove (lo ribadisco) per trovare la strada migliore e meno traumatica per entrambi. Magari ti stupirai e al primo tentativo tutto andrà benissimo e stiamo parlando di fuffa.
Sii forte e non preoccuparti, ok?
Grazie Cinzia per aver condiviso la tua storia.
Non so che dire, mi sono commossa perche' nessun figlio dovrebbe mai passare attraverso questo tipo di esperienze.
Ti lascio un abbraccio, grazie ancora.