il neonato è "programmato" per comportarsi così, le sue azioni sono riflesse ed automatiche, ovvero non mediate dalla volontà.Cos73 ha scritto:Sto leggendo "Il bambino" di Desmond Morris (un famoso etologo e antropologo), lui esamina i comportamenti del neonato solo alla lce del loro significato VERO, cioè quello naturale, derivante dall'evoluzione, spogliato dalle sovrastrutture culturali che con un neonato, fatto di solo istinto, fanno solo danni.
Lui dice esattamente le stesse cose e fa notare quanto sia VITALE per un neonato che si risponda ai suoi richiami, e di conseguenza quanto sia proporzionalmente grande il suo sgomento se questo non succede.
Alla nascita e per alcuni mesi egli utilizza preferenzialmente le aree sottocorticali del cervello, quelle più arcaiche, deputate ai bisogni primari e alle emozioni di base. Soltanto dopo, quando la corteccia si sarà sviluppata, inizierà ad utilizzare le zone più evolute e a compiere azioni volontarie utilizzando emozioni secondarie.
Spesso l'adulto imputa al neonato intenzionalità e competenze che il piccolo non può avere e questo, oltre ad essere un errore interpretativo, è un errore che si riflette sulle risposte fornite al piccolo.
Ora, sappiamo che l'identità del bambino si costruisce tramite il suo "specchiarsi" cognitivo ed emotivo nelle reazioni che l'adulto caregiver ha nei suoi confronti...ecco quanto possa essere fondamentale interpretare nel modo corretto le richieste ed i bisogni del nostro "cucciolo".