Io non ci vedo nessuna ambiguità.renocchia ha scritto:Allora abbiamo molto evidentemente dei punti di vista ancora più opposti di quanto credessi.
A me questo appiattimento verso un essere ambiguo non piace.
E lo dico da "maschiaccio " .
S me piace che ci siano le sfumature e le differenze.
Non auspico in una società in cui le donne scaricano al porto e gli uomini passano lo straccio.
Sarò conservatrice che ne so.
Ma a me la vostra visione mi appare come estrema.
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Vedo invece lo sforzo di permettere a tutti di realizzarsi nella vita.
Rita Levi Montalcini raccontava che, lei ragazza, non era accettabile che una donna si dedicasse a professioni e studi superiori diversi dall'insegnamento primario o dall'infermieristica. Lei si impose fra mille difficoltà per realizzare il proprio desiderio di compiere studi di medicina.
Ciò fa di lei una persona dalla sessualità ambigua? Che avremmo perso se lei non avesse perseverato nel voler essere ciò che desiderava?
Io trovo terribile voler imporre alle persone ruoli sociali predefiniti. Anche perché l'esperienza ci insegna che questi ruoli cambiano nel tempo e anche nello spazio.
Una donna come te, un secolo fa, non avrebbe svolto la tua professione: sarebbe a casa a ricevere, a organizzare ritrovi dell'alta società (se benestante), o a crescere i propri figli e fare lavoretti di sartoria (se non benestante). Le donne erano considerate minus habentes, non abbastanza capaci o equilibrate per svolgere certe professioni. Si diceva addirittura che il ciclo rendesse le donne isteriche (da dove viene il termine?!?) quindi non razionali.
Essere donna italiana, nel ventennio, equivaleva a essere madre. Ora non è più così. Perché non accettare che domani essere donna e camionista, donna e pilota d'aereo, donna e tornitore siano fatti frequenti e normali?
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