se non prende bravo ci resto male
Secondo me invece la soddisfzione del figlio verso la scuola può anche essere minima , se però poi per dire è molto bravo in uno sport , o altro .
La propensione a dare il massimo, a fare bene deve essere solo sua (con soddisfazione nostra per la sua felicità di essere realizzato in questo) e se c'è bene , altrimenti va bene anche un risultato più normale .
Diventerei genitore più preoccupato ed esigente se vedessi un figlio svogliato su parecchi fronti, senza nulla di preferito.
La propensione a dare il massimo, a fare bene deve essere solo sua (con soddisfazione nostra per la sua felicità di essere realizzato in questo) e se c'è bene , altrimenti va bene anche un risultato più normale .
Diventerei genitore più preoccupato ed esigente se vedessi un figlio svogliato su parecchi fronti, senza nulla di preferito.
Su questo rifletto.lenina ha scritto:
Però nel dubbio ritengo che non sia giusto caricare i figli di tensione emotiva.
.
Ma nel mio caso, per la mia esperienza di figlia e oggi di mamma, penso che il ragionamento e l'atteggiamento sia piu' sottile.
I miei genitori non mi hanno caricato di nessuna tensione emotiva.
L'avvertivo io. Sapevo che la scuola era una "faccenda" collettiva.
Andare bene a scuola era mio dovere, fare bene il mio dovere era fonte di benessere anche per loro.
Il loro star bene, tornava e aumentava il mio star bene, in un circolo virtuoso che non ha fatto altro che cementificare il nostro rapporto.
Sotto ogni profilo.
Perche' non si tratta sempre e solo di pressioni.
Bisogna guardare anche l'altra faccia della "tensione" e l'altra faccia si chiama CONDIVISIONE.
Significa condividere anche i successi, tornare a casa e trovare qualcuno che come te (e forse piu' di te) giosce per i tuoi successi.
non so se deprecabile sia il termine adatto, ma per come sono io non avrei voluto che i miei figli si sentissero di dover appagare le mie aspettative per non deludermi.Teresa ha scritto: MA e' davvero deprecabile avere addosso la tensione emotiva di non deludere i genitori?
Qui non si sta parlando di bambini ma di genitori.
Il percorso scolastico è stato un periodo della loro vita, rafforzare la positività dei loro successi senza rimarcare i piccoli cedimenti, secondo me, li ha fatti vivere la scuola con serenità.
Io lo dico (e lo scrivo) sempre, il voto in sé non ha chissà che importanza quando le cose si fanno con impegno e passione. E ci sta pure il periodo di minor interesse, non ho mai preteso che l'asticella fosse sempre alta.
Quoto, e credo che neanche serva ad ottenere risultati positivilenina ha scritto:
Però nel dubbio ritengo che non sia giusto caricare i figli di tensione emotiva.
ce la farailenina ha scritto:(Senza contare che io per prima per rendere mio padre orgoglioso di me ho rinunciato in buona parte alla mia adolescenza, spero veramente di saper evitare di caricare i miei figli delle mie aspettative)
Io a leggere Teresa mi vengono i brividi, mi sento ancora figlia e ringrazio il cielo di non andare più a scuola.
Non l'ho amata, non ero brava e odiavo sentire aspettative su di me ( non so neanche se mia madre ne avesse, mio padre sì ) e non so se perché erano effettivamente pesanti o perché ero fatta male io ma è un macigno che mi porto ancora addosso.
Sono un'adulta che non cerca di non avere mai aspettative, ne' per sé ne per gli altri, proprio per non mettersi/mettere in imbarazzo quando queste vengono disattese.
Sarà un bel nodo da sciogliere quando i bimbi andranno a scuola.
Non l'ho amata, non ero brava e odiavo sentire aspettative su di me ( non so neanche se mia madre ne avesse, mio padre sì ) e non so se perché erano effettivamente pesanti o perché ero fatta male io ma è un macigno che mi porto ancora addosso.
Sono un'adulta che non cerca di non avere mai aspettative, ne' per sé ne per gli altri, proprio per non mettersi/mettere in imbarazzo quando queste vengono disattese.
Sarà un bel nodo da sciogliere quando i bimbi andranno a scuola.
Ecco l'esempio riportato da Lenina mi aiuta a spiegare cosa intendevo prima con il mio discorso.lenina ha scritto:Mio cugino ha la mia età, figlio unico arrivato quando non ci speravano più.
Tensione emotiva altissima.
Un giorno alle superiori ha preso un sette e si e' ritirato da scuola.
Non ha più voluto andarci in nessun modo.
Probabilmente lui era troppo sensibile rispetto alle aspettative dei suoi, magari era instabile di suo.
Però nel dubbio ritengo che non sia giusto caricare i figli di tensione emotiva.
E' ovvio che non tutti reagiscono così ma in un bambino fin troppo emotivo alcune volte questo atteggiamento può far sì che diventi più insicuro.
Attenzione però con questo non voglio dire che si deve lasciar passare tutto. Se non si è impegnato a dovere è giusto farglielo notare ma se ha preso 8 e non 9 non facciamoglielo pesare.
Sono ancora e sempre sarò terrorizzata dal giudizio degli altri, dentro di me sento di non andare mai abbastanza bene. Vorrei evitare questo per le mie figlie e quindi la mia priorità è far passare il messaggio: vai bene così come sei.
Naturalmente poi è sacrosanto che la scuola è un dovere ed è giusto fare del proprio meglio, ma i figli, come noi, manifesteranno talenti E limiti ed è nostro compito accettarli come sono il più serenamente possibile, e non dico che sia facile!! (sicuramente non lo è per me ma ci lavoro costantemente).
Naturalmente poi è sacrosanto che la scuola è un dovere ed è giusto fare del proprio meglio, ma i figli, come noi, manifesteranno talenti E limiti ed è nostro compito accettarli come sono il più serenamente possibile, e non dico che sia facile!! (sicuramente non lo è per me ma ci lavoro costantemente).