LauraDani ha scritto:secondo me è importante anche "simulare" situazioni così, in cui tutto non va come dovrebbe andare, ma si cercano soluzioni ad un problema che nasce perchè all'inizio si è fatto uno sbaglio
perchè tua figlia "sa" che non deve aprire agli sconosciuti, ma poi appunto lì per lì apre al venditore porta a porta. e poi quando il "danno" è fatto, forse non sa come uscirne
perchè si spaventa di se stessa, perchè nelle simulazioni non era mai previsto che uno potesse invece essere stupido e aprire allo sconosciuto
i ragazzini si spaventano della loro stupoidità, cercano magari di nascondere il fatto di essere stati sventati, si sentono in colpa, e allora poi fanno peggio, pasticciano, si ficcano in situazioni ancora peggiori per non far "scoprire" quanto sono stati stupidini prima
non so se riesco a spiegarmi
Laura, GRAZIE!
Di simulazioni ne abbiamo fatte mille, alcune anche di questo tipo, "non doveva succedere ma è successo, e ora?"
ma mentre per quelle di "prevenzione" abbiamo fatto un lavoro sistematico, quelle di "recupero" le abbiamo simulate quasi solo quando a qualcuno dei suoi amichetti capitava un episodio "in tema" (stanno tutti "sperimentando" con la maggiore libertà, e gli errori capitano a tutti).
A farlo in modo organizzato e metodico non ci avevo mai pensato, e invece è sicuramente utilissimo...
Grazie, e grazie!
Speranza, grazie per essere intervenuta.
Ho pensato molto a quello che hai scritto, ma alla fine no, non sono d'accordo.
Non si tratta di non lasciarli andare e non "metterli alla prova". Mi sta bene che lo facciano, fa parte di un percorso di crescita.
Però deve essere un percorso, ragionato, e guidato dall'adulto, con un progetto educativo alle spalle.
Non deve essere libertà data caso, fidandosi dei ragazzini alla cieca, perché "cosa vuoi che succeda".
È quello che faccio anch'io, genitore.
Devo lasciarle una libertà sempre maggiore, MA assicurandomi che abbia gli strumenti per gestirla, questa libertà.
E lo stesso voglio dagli educatori a cui a vario titolo la affido.
Negli scout il progetto educativo c'è, ben forte, e i bambini/ragazzi ne vengono resi partecipi (si, Sara quest'anno è capo muta in branco -è l'unico termine diverso in branco e reparto ;D-, ma dietro c'è un grande lavoro con il Consiglio d'Akela sulla responsabilità di ciascuno, ed è un'esperienza forte, inserita in un percorso ben definito e basato sulla conoscenza dei singoli bambini (ad es. con lei, che è sempre presente ed è responsabile, hanno messo un vice "monello" ma anche due bambini responsabili del terzo anno, per avere nel complesso una muta/sestiglia equilibrata) e c'è un forte senso di comunità basata sull'aiuto reciproco e l'attenzione all'altro, che dà delle garanzie di base.
Qui non c'è nulla di tutto questo.
La ragazza 15enne che li ha accompagnati non sapeva nemmeno i nomi dei 5 a lei "affidati" (e viceversa).
Il gruppo -entrambe le volte- non ha fatto attenzione ai suoi diversi componenti, "perdendosene" alcuni.
In più (l'allenatore mi ha poi detto che) la ragazzina non doveva portarli in paese (vietatissimo, lui stesso non lo ritiene sicuro per il troppo traffico a quell'ora) ma al parco, e invece ha fatto il giro che voleva lei (quindi il "controllore" affidabile non è, nonostante l'età), senza dirglielo neanche dopo (lui l'ha saputo da noi genitori, all'incontro successivo).
E poi l'aggiornamento sul "colloquio":
all'ultima lezione abbiamo parlato con l'allenatore, in modo molto soft, chiedendogli solo se può per favore ribardire il concetto a tutti e assicurarsi che quando escono insieme siano tutti consapevoli dell'importanza del gruppo, dello stare insieme e del "prendersi cura" l'uno dell'altro,
perché le due volte precedenti era successo questo e quello che ci preoccupava.
La risposta è stata che è stato un episodio-incidente, perché in realtà lui li fa correre solo al parco in sua presenza (lui non corre, e il percorso non è tutto visibile, ma è breve quindi si accorge facilmente se manca qualcuno).
Vista la risposta non del tutto completa né convicente e alcuni altri atteggiamenti, è chiaro che, immagino anche per questioni anagrafiche (avrà 70 anni), ha un'idea ben diversa dalla nostra di cosa significa "supervisione" e non è interessato a modificarla.
Quindi staremo a vedere.
Dato che Sara ha un'età in cui effettivamente può (e deve) imparare a gestirsi meglio e di più da sola, per il momento continueremo con questa attività,
ma con un'attenzione nostra molto maggiore, consapevoli che si tratta di puntare essenzialmente sulla sua responsabilizzazione (sua e dell'amica insieme), e vedremo man mano se sarà necessario aggiustare il tiro.