Nat ha scritto:concordo con te se queste "attenzioni" di cui parli sono quelle "materiali" tipo appunto allattamento, cacca, pipì e alimentazione (della quale penso che ultimamente ci sia fin troppa attenzione)
mentre credo che abbia ragione Piero Angela nel libro "da zero a tre anni" quando scrive (avvallando la sua teoria con degli studi scientifici) che invece sia fondamentale nei primi tre anni di vita il tipo di stimoli "intellettuali" che riceve il bimbo, lui dice che a tre anni i giochi son già fatti, per quanto riguarda l'intelligenza dei bimbi
non so se ha ragione o meno eh!
però volevo dire che non sono d'accordo con te quando queste "attenzioni" sono del tipo giocare, parlare ecc... con il bimbo
quelle penso che fanno la differenza anche a lungo termine
allora Nat,
concordo con te quando concordi
ma dissento se non sei d'accordo con me
(sono molto democratico)
... però ti dico francamente
che io nel tuo discorso mi sono perso,
ossia non ho capito bene cosa fate tu e Piero Angela
diversamente da me
o cosa ho sbagliato - a tuo parere - nell'esperienza che ti ho esposto
:mumble:
Sa bene Polly, che ormai mi conosce,
che nella mia esperienza l'unica certezza che ho
è che non ho certezze
nè tantomeno ricette da proporre,
perchè arrivati alla fatidica adolescenza
che la fanno giusta io ne ho visti proprio pochini,
io e mia moglie certamente no.
Ergo: la certezza è di aver fatto dei grossi e continui errori.
Se non avessi questa certezza, non avrei speso tanto tempo
a cercare di capire cosa caspita fanno gli altri
molto meglio di me,
per prevenire o riparare gli errori
con questi figli che crescono
e se tu l'hai capito o pensi di averlo capito
non avere remore a dirmelo.
Dopo questa doverosa (e dolorosa) premessa,
cerco di spiegare meglio la MIA esperienza,
e te la allargo dallo zoom dei primi tre anni
per arrivare ai primi 20 - 21
OK ?
La mia esperienza è che un figlio non è SOLO un insieme di bisogni materiali (perchè quelli sono oggettivi e più o meno incomprimibili)
ma qualcosa di molto complesso, che non risolvi nè in 3, nè in 300 anni (se ti fosse dato di convivere con lui).
E proprio Piero Angela ne è la prova vivente,
che il suo figliolo non l'ha mollato neppure in età adulta.
Ed ha fatto bene.
Tu e Piero dite che tutti i giochi sono fatti entro i primi tre anni ?
OK, sono d'accordo, come penso che anche voi converrete
che sarebbe troppo comodo - a partire dal quarto anno
mollare il pacco e andare alle Bahamas (solo papà e mamma, però :ola: ).
Quando parlo di giocare, parlare, aiutare, fare lo scemo o ridere con proprio figlio intendo proprio
CONDIVIDERE
emozioni, esperienze, dubbi
con la visione dell'adulto, dell'educatore, del padre,
ma con lo spirito del bimbo.
Tutto questo - e quanto dico è solo la mia esperienza - ci è venuto molto facile quando avevamo un solo figlio
e la cosa si è complicata
con il crescere della famiglia
(ed anche gli amici ed i parenti si diradano - sulle prime - quando l'affollamento inizia ad emergere)
ma gli stimoli e tutto il tempo che il papà e la mamma (e per chi ha la fortuna, i nonni) non possono dare al secondo o al terzo così come avevano dato al primo
beh, questi sono i fratelli stessi a darseli da loro.
Prova ad immaginare un bimbo di tre anni e mezzo che, nel giro di 13 mesi, vede prima dimezzare l'attenzione su di lui perchè la sua mamma e il suo papà hanno anche altri interessi ("ma io un fratello non lo volevo !")
e poi ancora ridurre il tutto
per la nascita del terzo.
Ti posso assicurare che, specie nei primi tempi, ci escono di zucca (il mio continuava a girare attorno al tavolo, ogni tanto lanciava degli urli e dovevi trattenerlo altrimenti rischiava di soffocarti i nuovi arrivati).
Ora ti allargo lo zoom, come avevo detto
e ti do anche l'happy end
Sono cresciuti tutti e tre
con tanti interessi e sufficientemente indipendenti,
anche se i problemi ci sono ancora tutti
e forse mai li supereranno definitivamente.
Il primo è molto più bravo di me, è al secondo anno di università ed ha preso bellissimi voti, con parecchi 30 e 30 e lode, pure in matematica, ed è tutt'altro che un secchione o un disadattato
perchè passa più tempo a fare dell'altro che a studiare,
solo che quando studia gli riesce molto bene (scusate, ma - poichè scrivo anche per me - ogni tanto un pò di soddisfazioni da papà me le piglio)
Ma voglio fare un altro esempio di cosa vuol dire per me volere bene a un figlio, oltre i tre anni,
e mi rifaccio a questa sera
(un case study per Polly :ehehe: )
Bene, mio figlio - il secondo, si Polly sempre lui, quello con la "sindrome del figlio di mezzo" (ha 17 anni, verso i 18)
è uscito alle 18,30 e mi ha detto:
bene, io esco con la mia ragazza,
vado fuori a mangiare qualcosa
e poi vado al cinema.
So che tu, normalmente, vuoi che io torni a casa alle 23,30
ti chiedo la cortesia di tornare alle 24,00.
La risposta è stata semplice: va bene, per questa volta torna alle 24,00
però devi essere indipendente, se vuoi essere grande
e pertanto torna da solo.
Mio figlio ha chiesto cosa volessi dire
e gli ho risposto che se voleva tornare alle 24,00 lo poteva fare,
ma doveva tornare da solo,
se aveva i soldi poteva tornare anche in taxi.
E qui occorre fare una premessa:
il "pupone" è di quelli che "lavorare è bello, basta che lo facciano gli altri" e pertanto "non mi rompete le p.... perchè queste sono le MIE VACANZE"
ma quando poi è il momento di chiedere soldi
non si fa problemi.
La faccio breve:
alle 18,30 gli ho sganciato 25 euro
e un'oretta fa mi ha fatto uno squillo (perchè alla morosa manda non meno di 60 sms al giorno, ma a me fa solo uno squillo a vuoto - molto veloce - così lo richiamo)
e mi ha chiesto se lo andavo per cortesia a prendere.
Che fa il papà ?
1. lo va a prendere (e scusate se ero già a letto)
2. la prossima settimana il pupone sta a casa (a meditare).
Lo so,
un educatore lo avrebbe lasciato li dove si trovava,
così serviva da lezione.
Già fatto e forse sarebbe servito anche questa volta,
ma c'è parecchio freddo
e non è bello a quell'ora di notte
e poi ...
i figli sono pezz'è core !
OK ?