Vavi ha scritto:L'unica cosa che mi lascia dubbiosa e' l'adozione da parte di una coppia gay, soprattutto di un figlio non neonato.
Non perche' in dubbio sulla capacita' genitoriale di una coppia gay, ma perche' spesso sono bambini MOLTO difficili, che partono gia' da situazioni di estrema difficolta', maltrattati, traumatizzati, quindi mi piacerebbe fare prima il primo passo e creare normalita' con la presenza di famiglie gay e poi in un secondo momento, quando nelle scuole gia' ci sono figli normalissimi di coppie gay, introdurre i figli adottati, quindi potenzialmente piu' difficili.
Sai Vavi, la pensavo anch'io così prima.
Ora, dopo 6 anni di teoria dell'adozione e 2 anni di pratica, ho cambiato idea.
Penso, come Alli, che i requisiti dovrebbero includere anche le coppie omosessuali, e il resto debba essere visto in fase di valutazione dei servizi, e scegliere davvero "la coppia più adatta a quel singolo bambino".
Il timore di "creare difficoltà aggiuntive" è molto simile a quello che recita "un bimbo nero no, perché il paese è piccolo/razzista/chiuso e non lo accetterebbe".
È vero, se sei nero in un paesino leghista è più difficile, se hai due genitori dello stesso sesso fuori dalle grandi città è più difficile, ma sono convinta che la differenza la facciano le capacità genitoriali e la disponibilità a mettersi in gioco dei genitori. Perché queste due problematiche, pur esistenti, sono "esterne" al bambino. I problemi più grandi sono quelli interni, il passato e quel che ne deriva.