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Gli svaghi delle Noimamme
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caterina
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Messaggio da caterina » gio nov 20, 2014 2:47 pm

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SINOSSI
Douglas Petersen è quello che si direbbe un uomo normale, tuttavia dietro la sua mancanza di eccentricità nasconde un insospettabile senso dell'umorismo che, contro ogni aspettativa, seduce la bellissima Connie e la spinge ad accettare la sua proposta di matrimonio. Trascorsi dei decenni dal loro primo incontro londinese, i due vivono più o meno felicemente nei dintorni della capitale inglese insieme con il loro lunatico figlio diciassettenne, Albie. Una sera a letto, con sorprendente calma, Connie annuncia qualcosa che Douglas non avrebbe mai voluto sentire: la sua intenzione di porre fine al loro matrimonio, giunto secondo lei al capolinea. Una decisione inaspettata e, soprattutto, intempestiva, considerato che, per incoraggiare gli interessi artistici di Albie, Connie ha programmato da tempo un lungo viaggio nelle maggiori città europee, capitali dell'arte e della cultura. Per Douglas quel viaggio diventa l'occasione della vita, l'ultima chance per poter riconquistare l'amore di Connie e la stima di Albie, agli occhi del quale non è altro che un genitore incomprensibile e lontano.

COMMENTO
La storia è presto detta: una sera lei dice a lui che lo vuole lasciare.
Decidono comunque di fare l'ultima vacanza tutti insieme, loro due e il loro unico e ribelle figlio 17enne.
Un giro in Europa prima che vada al College. Un viaggio-insegnamento-di-vita.
Per il marito, Douglas, l'opportunità di riconquistare la moglie e anche il figlio, col quale non ha mai avuto un gran rapporto.
Il romanzo balzella allegramente dal passato (gli inizi della loro storia, il matrimonio, la gravidanza e poi la vita familiare) al presente (il viaggio in Europa).
Lo fa senza provocare traumi, il ritmo è ben scandito e chiarissimo.
450 pagine però rimangono tante e - ormai lo sanno anche i muri - comincio a non tollerare più gli autori prolissi. Se mi vuoi dire una cosa, bisogna che me la dici in 300 pagine circa. Altrimenti ritengo che si siano spese sin troppe parole,e guadagni un po' della mia noia.
Lo ammetto.
Ho saltato qualche pagina.
Che Connie (la moglie) sia un'egoista di merda l'ho capito alla decima pagina.
Che Douglas (il marito, no?) sia stato un padre poco presente e abbastanza insopportabile, alla ventesima.
Che Albie (il figlio!) sia un ragazzo rabbioso e intelligente... insomma, avete capito.
Ok, ok. Nicholls è bravo con le parole, niente da dire. Il libro è realmente bello.
Ma mi sono trovata più volte a pensare "Baby, falla finita!". E non credo che sia qualcosa di cui andare fieri. Naturalmente siamo tutti diversi, naturalmente io sono solo io e la mia opinione non è più valida di altre, quindi può essere che a qualcuno di voi queste quattrocentocinquantamila pagine servano realmente per capire meglio e i personaggi e la storia di questa famiglia.
E' stato bello passare dall'Inghilterra alla Francia alla Germania all'Italia a Venezia a Firenze alla Spagna Madrid Barcellona e poi ancora in Inghilterra. E' stato bello correre insieme a Douglas, sperare con lui, sospirare per i suoi errori, gioire per i suoi successi.
E' stato bello sino alla fine.
Poi è finita.
La fine del romanzo mi ha lasciato un gusto amarissimo in bocca. Per il comportamento dei personaggi e per le conclusioni tratte. Non ho trovato il benché minimo realismo, il benché minimo senso della misura, una minima onestà.
E' fiction, mi si dirà.
Ma forse questi romanzi hanno la pretesa di dire qualcosa.
Qualcosa di vero, no?
A me è mancato.
Mi dispiace.


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