Il bambino della casa numero 10

Gli svaghi delle Noimamme
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MatifraSo
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Il bambino della casa numero 10

Messaggio da MatifraSo » sab apr 23, 2011 11:15 pm

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John va ancora al college, eppure è già alla sua seconda vita. La prima l’ha vissuta segregato in un lettino a sbarre in un istituto di Mosca, una di quelle Case dell’Infanzia ideate da Stalin e ancora esistenti. Trattato come un bambino fallato, come vengono considerati i piccoli che dopo diagnosi frettolose ricevono l’etichetta di idioti. John aveva un altro nome allora, Vanja, anche se quasi nessuno si rivolgeva a lui. Nessun legame con i bambini, questa è la regola per il personale. Nutrirli e cambiarli, senza guardarli, toccandoli il meno possibile. Un inferno in terra a cui è condannato chi è destinato all’oblio, e non può nemmeno sperare in un’adozione.

Ma Vanja non è ritardato. Vanja è un bambino sveglio, dagli occhi curiosi, ingordo di affetto e di contatti umani, l’unico in grado di parlare nella stanza in cui è prigioniero con una dozzina di sfortunati come lui.

È grazie alla parola che per lui si accende una speranza. Un giorno una donna, una straniera, si affaccia alla sua stanza e gli regala una macchinina. «Torna ancora» le grida Vanja. Una richiesta d’aiuto che non si può ignorare. La donna, Sarah, moglie di un giornalista inglese, è in contatto con associazioni internazionali che cercano tra mille difficoltà di aiutare quei bambini. Torna Sarah, perché ci sono promesse che non è possibile disattendere, per nessun motivo. Sarà l’inizio di una lunga battaglia, contro la tentacolare burocrazia russa, la diffidenza, i pregiudizi, per dare a Vanja quello di cui ha un disperato bisogno: una mamma.

Una storia di generosità e coraggio, una testimonianza che sprigiona una contagiosa voglia di vivere.**

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Lo sto leggendo in questi giorni.

Ma è molto difficile andare avanti. Non per come è scritto o per la difficoltà di lettura, anzi, è molto scorrevole.
Ma perchè ti porta prima in un orfanotrofio e poi in un ospedale psichiatrico e manca il fiato solo a leggerle, quelle cose.
Pensare che qualcuno le ha vissute è un pugno nello stomaco.

Una delle protagoniste dice che dopo aver afatto visita agli orfanotrofi russi guardava la tv spazzatura nei canali satellitari per svuotarsi la mente, per non pensare a ciò che aveva visto.
E mi accorgo che io faccio lo stesso dopo aver letto qualche pagina del libro. Devo assolutamente pensare a qualcos'altro, concentrarmi su qualcosa che mi occupi la mente e mi porti via da quell'inferno.

Lo consiglio veramente.


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Messaggio da la eli » lun apr 25, 2011 8:31 pm

Ce l'ho in attesa sul comodino...
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Messaggio da dadamarsia » lun apr 25, 2011 8:38 pm

non ce la posso fare.
m'è venuto il magone solo a leggere la trama, lo mollerei a pagina 2
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Messaggio da MatifraSo » lun apr 25, 2011 8:41 pm

dadamarsia ha scritto:non ce la posso fare.
m'è venuto il magone solo a leggere la trama, lo mollerei a pagina 2
Anch'io ho tentato di mollarlo.
Mi tiene su solo il fatto che è a lieto fine.

Però quanti bambini non hanno avuto lo stesso finale, purtroppo...
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Messaggio da dadamarsia » lun apr 25, 2011 8:46 pm

una coppia amica dei miei nonni adottò un bambino russo, quello che ci raccontarono all'epoca (circa 10 anni fa) mi mise un'ansia pazzesca, ora che sono mamma non ce la faccio a sapere certe cose, prima le "assimilavo" con forse più leggerezza, ora le rifletto su mia figlia e...non ce la fo.
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Messaggio da MatifraSo » lun apr 25, 2011 8:50 pm

Ti capisco perfettamente.
Il bimbo del libro all'inizio ha 4 anni, l'età di Sofia.
La guardo e rabbrividisco.

E il libro è ambientato nei primi anni '90, quindi praticamente ai giorni nostri.
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Messaggio da la eli » lun apr 25, 2011 10:56 pm

Ne avevamo parlato al volo anche qui.
Ci sono anche altri titoli sulla stessa tematica.
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Messaggio da MatifraSo » lun apr 25, 2011 11:03 pm

Ho dato un'occhiata all'altro post.
Un altro titolo da segnare.
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