Il metodo EASY

Per parlare dei più piccoli, da 0 a 5 anni
rita2

Messaggio da rita2 » ven nov 06, 2009 7:52 pm

Solange ha scritto:Io sono uscita dall'ospedale che Sveva aveva 3 ore e mezza di vita, nella fascia e da allora la porto praticamente solo così, il passeggino lo usiamo sì e no una volta a settimana quando c'è il papà a casa e dai 3 mesi, prima solo e sempre in fascia, mai avuto nè carrozzina nè lettino, è abituata.
Anche Alessandro l'ho messo subito nel marsupio, poi ho comprato una fascia portabebè e ci sta molto volentieri, anche in casa. Anche se ultimamente mi fa capire che vuole essere messo giù per giocare, anche con la sorellina. Quindi non è vero che si viziano, anzi crescono più autonomi. Adesso stà spesso con i suoi giochi sul letto o sul tappeto perchè ha conquistato la posizione seduta. Prima non chiedeva di essere messo giù, adesso sì


JESSY75
Ambasciatore
Ambasciatore
Messaggi: 2333
Iscritto il: ven lug 31, 2009 2:24 pm

Messaggio da JESSY75 » ven nov 06, 2009 8:47 pm

Solange ha scritto:l'ha scritto pure Corona un libro, perchè non noi :lol:
giusto!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap:
ip1970

Messaggio da ip1970 » ven nov 06, 2009 10:41 pm

Ma quanto avete scritto ! Nessuna di voi lavora ? Impiegherò giorni per leggere tutto.
Chloe83 ha scritto: Io non penso affatto di concedere tutto a mia figlia, ma le posso promettere che ascolterò sempre quel che avrà da dirmi, e lo farò con piacere senza per questo sentire di "portare una maschera".
Evidentemente hai un carattere migliore del mio, perchè ti posso garantire che adesso so con certezza che se mi tolgono il sonno i miei nervi vengono messi a dura prova e so dare il peggio di me, anche verso la mia piccola, diventando estremamente indisponente. Io non riesco ad ascoltarla quando sono troppo stanca. Infatti, non appena me ne sono resa conto, le ho insegnato ad addormentarsi da sola ed ho salvato la situazione. Se avessi saputo che non era poi così insegnarle ad addormentarsi da sola, invece di farmi 18 mesi di insonnia avrei iniziato a provarci già intorno all'anno. Da quando ho ripreso a riposarmi a sufficienza sono riuscita ad essere molto più disponibile nei suoi confronti e il nostro rapporto è molto migliorato.
Io so benissimo di non essere una mamma perfetta e per questa ragione cerco di crescerla mediando tra le sue esigenze e le mie, senza tirare troppo la corda nè da l'una nè dall'altra parte. Però non posso rinunciare ad essere me stessa. Mi sembrerebbe pure disonesto nei suoi confronti.
Proprio perchè riconosco i miei limiti mi confronto volentieri soprattutto con chi ha una visione molto lontana dalla mia. In questo modo spero di allargare i miei orizzonti e magari trovare anche qualche buono spunto da riciclare nella mia vita. Altrimenti non sarei qui. Non mi interessa fare "adepti" o convincere qualcuno delle mie idee.
Credo che già il fatto di parlarne in un forum significhi che nessuno di noi si sente depositario della Verità e cerchi nel confronto con gli altri risposte ai suoi dubbi e stimoli per migliorarsi.
Chloe83 ha scritto: Cosa dovrebbe imparare, un bambino che ha come unica risorsa il pianto e viene ignorato se piange? Imparerà solo a essere insicuro, ansioso, alla fine, per paradosso, sarà molto probabilmente meno "gestibile" (che è un concetto che rapportato a una persona mi fa rabbrividire, ma per tanti genitori è una dote) di un bambino considerato.
E ribadisco, non assecondato, considerato.
Secondo me diventano insicuri e rassegnati solo quei bimbi che vengono sistematicamente non considerati (e mi vengono in mente situazioni da orfanotrofio, al limite del lager), non quelli che vivono in una famiglia "normale". Ribadisco che "secondo me un neonato che normalmente viene accudito e consolato non soffre più di tanto se qualche volta la mamma non accorre immediatamente o se, dopo aver risposto alla chiamata, dopo un po' se ne torna a dormire".
A me sembra esagerato il timore di danneggiare il bambino solo perchè qualche volta, per stanchezza, capita di anteporre le proprie esigenze. Mi sembra più concreto il pericolo che il bimbo troppo considerato cresca con l'illusione di avere il mondo ai propri piedi e soffra poi quando si renderà conto che non è così.
Secondo me è meglio essere preparati fin dall'inizio dai propri genitori a vivere in una società in cui non sei nessuno, piuttosto che passare da una famiglia troppo attenta ad un asilo nido in cui si scopre brutalmente il menefreghismo del resto del mondo.
Se fin da piccolissimo sei stato abituato che quando la mamma è impegnata in qualcosa non arriva finchè non ha finito o che dopo le coccole della buona notte anche lei vuole dormire e non ha voglia di aspettare che tu crolli per raggiungere il suo letto, secondo me si stanno già compiendo i primi passi nel processo di riconoscimento dei bisogni altrui e di conseguente distacco madre-figlio, che porterà gradualmente all'autonomia di quest'ultimo. Questo è completamente diverso dal non rispondere mai ai pianti o dal bandire le coccole dal rapporto coi piccoli.

Quello a cui nessuna mi sembra che abbia risposto, e che invece per me era un punto cruciale, è a quale età del bambino sia più opportuno iniziare questo processo distacco.
Chloe83 ha scritto:L'educazione è asimmetrica, è vero. Ma si può gestire l'asimmetria che vede il rapporto di potere sbilanciato a nostro favore con rispetto. Non condivido assolutamente il tuo assunto, Ip, secondo cui la violenza è inevitabile quando si educa qualcuno.


Guarda, ho messo il termine "violenza" tra virgolette proprio perchè non ho trovato nessun termine adatto a descrivere il concetto a cui stavo pensando, perciò alla fine ho usato questo perchè evoca una disparità tra i 2 attori coinvolti nel processo, però non intendevo certo dire che secondo me è giusto educare a suon di schiaffi o intimidando psicologicamente. Volevo solo rappresentare una situazione in cui i genitori, per il loro ruolo e la loro maggiore esperienza di vita, si trovano a guidare la crescita del figlio e a scegliere per lui, che ancora non è in grado di farlo da solo, quali siano gli atteggiamenti accettabili da tenere nella vita di gruppo e quali debbano essere scoraggiati. Un bimbo piccolo non ha nè le capacità critiche nè gli strumenti logici per contestare gli insegnamenti dei genitori, perciò, non potendo scegliere, può solo assorbirli. Di fatto li subisce.
Chloe83 ha scritto:Perchè esiste il dialogo, la spiegazione, la mediazione. E questo voglio che diventi mia figlia, da grande: una persona che dialoga, che sa spiegarsi e mediare, che non obbedisce a testa china perchè "l'ha detto mamma" (e da grande "perchè l'ha detto mio marito, perchè l'ha detto il mio capo, perchè la televisione dice così").
Beh, questo è quello che vogliono tutti, con qualsiasi metodo educativo. Quale genitore vorrebbe il contrario ?
Però un vero dialogo è possibile solo con un individuo che abbia già sviluppato le proprie capacità critiche, che abbia capacità logiche per controbattere e che abbia già sufficiente esperienza di vita per sapere che esistono opinioni discordanti. Coi bimbi piccoli il dialogo e le spiegazioni sono necessariamente limitate, dato che anche le loro potenzialità intellettive devono essere gradualmente stimolate a svilupparsi. Altrimenti, se fosse così semplice dialogare coi bimbi e se loro fossero già così intellettivamente capaci, si potrebbero già adottare testi universitari fin dalle scuole elementari. E' per questo che a mio giudizio fino ai 5-6 anni sono efficaci solo spiegazioni semplici ed estremamente brevi, di cui i piccoli possano afferrare subito il nocciolo.
Chloe83 ha scritto: Non è vero che i bambini non acquisiscono autonomia se non obbligati a farlo. La acquisiscono eccome... solo lo fanno con i loro tempi, che sono un po' più lunghi dei nostri. Si può non avere la pazienza di aspettarli e assecondarli, e va benissimo.
Ma la si dica per come è: ho IO bisogno che mio figlio dorma/mangi/giochi da solo prima che lui senta l'esigenza di farlo o si senta pronto a farlo.
Non ci si pari dietro a spauracchi immaginari del tipo "se non faccio così crescerà viziato e sociopatico".
Infatti io ho subito messo in chiaro che l'educazione e le regole che sto dando sono funzionali anche alla mia serenità. Eravamo arrivati ad un punto che stavo per esplodere e certe scelte hanno migliorato la qualità della mia vita e, di riflesso, pure quella di mia figlia, che si è ritrovata accanto una mamma meno esaurita e più affettuosa di prima.
ip1970

Messaggio da ip1970 » ven nov 06, 2009 11:00 pm

Nat ha scritto:guarda mi trovi d'accordo su tante cose che hai scritto
e ho trovato il tuo intervento molto interessante (al contrario del battibecco che ne è seguito)
però secondo me non si può fare l'intero ragionamento (ripeto giusto) prescindendo dall'età dei bimbi...
tante qui stavano parlando di neonati, e secondo me parlare di regole nel primo anno di vita non ha nessun senso perchè i bimbi di quell'età (geni esclusi) non riescono a capirle
Infatti su questo punto sono andata OT. Però questo pensiero mi era sembrato interessante ed ho voluto condividerlo ugualmente, perchè comunque prima o poi diventa necessario passare dall'accudire all'educare.
Nat ha scritto: insomma le regole vanno bene, e già la vita ne crea tante dovute alla sopravvivenza stessa, per me vanno introdotte pian piano e vanno anche modificate in base alla capacità di comprensione del bimbo.
Condivido questo ragionamento.
Avatar utente
Polly
Ambasciatore
Ambasciatore
Messaggi: 3134
Iscritto il: ven nov 16, 2007 10:52 pm
Contatta:

Messaggio da Polly » sab nov 07, 2009 2:18 am

N
Tamy ha scritto: se voi riuscite tutte le sacrosante volte a ragionare con i vostri figli, se riuscite a non farli mai piangere,se riuscite a dormire due anni con un bimbo attaccato al collo e passare gran parte della giornata con un bimbo attaccato alla tetta, e se riuscite a capire cosa è meglio o peggio per lui....oh buon per voi!
sto leggendo piano piano tutto (ma quanto scrivete.....).

Non entro nel merito del discorso perché personalmente di Estivill ne ho saputo l'esistenza in questo forum e per quanto riguarda i miei figli avevano ormai superato quella fase e anche se avevo YUYU ancora piccolo, avevo già fatto le mie scelte che erano completamente cambiate nel corso del tempo ed è stata l'esperienza e la crescita insieme agli altri figli a darmi la visione di cosa era più giusto e di cosa era per me sbagliato.

Però una cosa voglio dirla prendendo spunto dall'intervento di Tamy imparare a ragionare con i figli fin da piccoli abituerà loro al dialogo e allo scambio reciproco, e questo, credetemi sulla parola, è l'unica via percorribile per far si che questo "dialogo" continui nel tempo e ci dia, come genitori, uno spazio per rimanere in contatto con loro nel momento più critico della loro crescita: l'adolescenza.

Lo so che è anacronistico pensare per chi ha figli piccoli ad un futuro lontano, ma cominciare fin da piccoli certe sane "abitudini", come il dialogo, l'ascolto guardando negli occhi e se occorre fermarsi per ascoltarli e non continuare a fare ciò che facciamo mentre loro ci parlano, ci aiuteranno a saperli davvero "ascoltare" (anche senza parole) quando non avranno più voglia loro di sentirci!
Avatar utente
Paola
Utente NM
Utente NM
Messaggi: 6945
Iscritto il: ven dic 15, 2006 12:06 pm

Messaggio da Paola » sab nov 07, 2009 6:38 am

ip1970 ha scritto:


Infatti io ho subito messo in chiaro che l'educazione e le regole che sto dando sono funzionali anche alla mia serenità. Eravamo arrivati ad un punto che stavo per esplodere e certe scelte hanno migliorato la qualità della mia vita e, di riflesso, pure quella di mia figlia, che si è ritrovata accanto una mamma meno esaurita e più affettuosa di prima.
Io trovo veramente assurdo che un adulto che diventa genitore anteponga le sue comodità, le sue veleità, la sua serenità a quella del figlio, posso capire il venirsi incontro, posso capire se sopraggiunge una depressione post partum (che magari fra le righe è quello che t'è capitato visto che parli di farmaci) ma, in una situazione di BENESSERE FISICO E MENTALE del genitore, se non si mettono in conto notti insonni e un adattamento dell'adulto alle esigenze del bambino e si pretende il contrario si avranno sempre bambini difficilmente gestibili-

Per quel che riguarda il ragionamento con i bambini non mi trovi d'accordo.
Mia figlia ha due anni e t'assicuro che già ci ragiono e le spiego le cose, e puta caso le capisce anche, certo, non le parlo dei massimi sistemi ma riusciamo, ti parrà strano, a "comunicare".
Dorme nel suo lettino da sempre perché le è sempre andato di farlo, l'ho allattata a richiesta e lei rispettava le 4 ore canoniche e le sei notturne e persino le 8.
Fortuna o bravura mia?
Nè uno né l'altro, semplicemente INDOLE SUA e sai perché ti dico così? perché ho anche un bambino di anni 6, allattato a richiesta ogni ora, quasi, dormito SEMPRE CON ME, alltato di notte fino a 15 mesi e risvegli continui fino ai 4 anni.
Non un bambino difficile, semplicemente un bambino che necessitava, più di Maddalena, di sapermi sempre accanto.

E sul ragionamento? sempre ragionato anche con lui e che proprio grazie al fatto che c'ho sempre ragionato a detta delle maestre pare essere quello che si definisce un bambini RAGIONEVOLE, ossia abituato a disquisire di ogni problematica.


(sul metodo della Hogg direi che se non un cactus va benissimo un biancospino)

sul Bernardi che ho visto citato direi che è stato il più grande PEDIATRA mai esistito.
Avatar utente
Cosetta
Moderatore
Moderatore
Messaggi: 8322
Iscritto il: lun lug 22, 2013 4:13 pm

Messaggio da Cosetta » sab nov 07, 2009 9:18 am

ip1970 ha scritto:Ma quanto avete scritto ! Nessuna di voi lavora ? Impiegherò giorni per leggere tutto.
no tutte africane, ma pure Tamy e Kayura eh
:ahahaha:


Secondo me diventano insicuri e rassegnati solo quei bimbi che vengono sistematicamente non considerati (e mi vengono in mente situazioni da orfanotrofio, al limite del lager), non quelli che vivono in una famiglia "normale". Ribadisco che "secondo me un neonato che normalmente viene accudito e consolato non soffre più di tanto se qualche volta la mamma non accorre immediatamente o se, dopo aver risposto alla chiamata, dopo un po' se ne torna a dormire".
A me sembra esagerato il timore di danneggiare il bambino solo perchè qualche volta, per stanchezza, capita di anteporre le proprie esigenze.
ma andiamo sul pratico: il bimbo è sveglio e tu vai a letto, ok. Il bimbo ovviamente non sa uscire dal lettino e non corre pericoli, immagino.
Ma se piange tu come fai a dormire?

Se fin da piccolissimo sei stato abituato che quando la mamma è impegnata in qualcosa non arriva finchè non ha finito o che dopo le coccole della buona notte anche lei vuole dormire e non ha voglia di aspettare che tu crolli per raggiungere il suo letto, secondo me si stanno già compiendo i primi passi nel processo di riconoscimento dei bisogni altrui e di conseguente distacco madre-figlio, che porterà gradualmente all'autonomia di quest'ultimo. Questo è completamente diverso dal non rispondere mai ai pianti o dal bandire le coccole dal rapporto coi piccoli.
il problema è che da piccolissimi non possono capire che devono solo aspettare e si sentono abbandonati, la capacità di capire che si tratta solo di aspettare viene più tardi, si allena col semplicissimo gioco del cucù ad esempio, e gradualmente li rende in grado di sopportare assenze più lunghe... esserci sempre per un bimbo di pochi mesi significa rispondere semplicemente alle sue esigenze e non compromette nulla se poi, con la crescita e seguendo le sue possibilità di comprensione, si introduce com'è normale che sia all'attesa (perché qui credo che sante votate al martirio non ce ne siano e chiunque è una persona con le sue esigenze).
Quello a cui nessuna mi sembra che abbia risposto, e che invece per me era un punto cruciale, è a quale età del bambino sia più opportuno iniziare questo processo distacco.
Per me non certo i primi sei mesi, e comunque bisogna anche valutare le reazioni del bimbo. Perché se si dispera a vedere la mamma allontanarsi, ci si andrà più cauti ma bisognerà porre attenzione proprio a questo aspetto, ad esempio mia figlia a 18 mesi ha avuto un periodo, non so francamente perché, che avrebbe voluto stare sempre in braccio (una specie di seconda crisi da abbandono, che ho letto essere ricorrente anche fra altri bimbi). Io non l'ho assecondata né forzata: ho iniziato a farla sedere a terra vicina vicina a me, a giocare, e poi pian piano a allontanarmi per pochi istanti, poi leggermente di più facendole sempre sentire la mia voce, poi senza "contatto vocale" costante, e l'abbiamo superata in fretta, dopo poco è tornata a vagar per casa in modo indipendente.
Guarda, ho messo il termine "violenza" tra virgolette proprio perchè non ho trovato nessun termine adatto a descrivere il concetto a cui stavo pensando, perciò alla fine ho usato questo perchè evoca una disparità tra i 2 attori coinvolti nel processo, però non intendevo certo dire che secondo me è giusto educare a suon di schiaffi o intimidando psicologicamente. Volevo solo rappresentare una situazione in cui i genitori, per il loro ruolo e la loro maggiore esperienza di vita, si trovano a guidare la crescita del figlio e a scegliere per lui, che ancora non è in grado di farlo da solo, quali siano gli atteggiamenti accettabili da tenere nella vita di gruppo e quali debbano essere scoraggiati. Un bimbo piccolo non ha nè le capacità critiche nè gli strumenti logici per contestare gli insegnamenti dei genitori, perciò, non potendo scegliere, può solo assorbirli. Di fatto li subisce.
è verissimo, è proprio perché c'è questa disparità che, secondo me, bisogna insistere sul rispetto delle esigenze del bambino, che non sa esprimerle ed è comunque in balia dell'adulto.
Sicché contesto l'adagiarsi sul "non sono perfetta, ho anche io le mie esigenze, se sto bene io sta meglio lui" (non parlo di te che mi sembri avere un atteggiamento molto equilibrato, ma è un messaggio "di moda" in rete, e prima nella "manualistica" sui bambini, che se passa così com'è, secondo me, può essere dannoso).

Poi, diciamocelo, il livello di sopportazione dei disagi e della fatica si è di molto abbassato. Solo che per non camminare abbiamo le auto, ma i figli piccoli bisogna comunque gestirseli da soli e se non ti metti nell'ordine di idee che non è facile e talvolta è faticoso, è facile sclerare.
Ma forse va combattuta l'idea che deve essere tutto semplice e indolore, più che cercare metodi per farlo diventare tale a ogni costo.
Avatar utente
alce
Utente Vip
Utente Vip
Messaggi: 1312
Iscritto il: lun ago 31, 2009 10:15 pm

Messaggio da alce » sab nov 07, 2009 10:09 am

ip1970 ha scritto:Ma quanto avete scritto ! Nessuna di voi lavora ? Impiegherò giorni per leggere tutto.



Evidentemente hai un carattere migliore del mio, perchè ti posso garantire che adesso so con certezza che se mi tolgono il sonno i miei nervi vengono messi a dura prova e so dare il peggio di me, anche verso la mia piccola, diventando estremamente indisponente. Io non riesco ad ascoltarla quando sono troppo stanca. Infatti, non appena me ne sono resa conto, le ho insegnato ad addormentarsi da sola ed ho salvato la situazione. Se avessi saputo che non era poi così insegnarle ad addormentarsi da sola, invece di farmi 18 mesi di insonnia avrei iniziato a provarci già intorno all'anno. Da quando ho ripreso a riposarmi a sufficienza sono riuscita ad essere molto più disponibile nei suoi confronti e il nostro rapporto è molto migliorato.
Io so benissimo di non essere una mamma perfetta e per questa ragione cerco di crescerla mediando tra le sue esigenze e le mie, senza tirare troppo la corda nè da l'una nè dall'altra parte. Però non posso rinunciare ad essere me stessa. Mi sembrerebbe pure disonesto nei suoi confronti.
Proprio perchè riconosco i miei limiti mi confronto volentieri soprattutto con chi ha una visione molto lontana dalla mia. In questo modo spero di allargare i miei orizzonti e magari trovare anche qualche buono spunto da riciclare nella mia vita. Altrimenti non sarei qui. Non mi interessa fare "adepti" o convincere qualcuno delle mie idee.
Credo che già il fatto di parlarne in un forum significhi che nessuno di noi si sente depositario della Verità e cerchi nel confronto con gli altri risposte ai suoi dubbi e stimoli per migliorarsi.
Secondo me diventano insicuri e rassegnati solo quei bimbi che vengono sistematicamente non considerati (e mi vengono in mente situazioni da orfanotrofio, al limite del lager), non quelli che vivono in una famiglia "normale". Ribadisco che "secondo me un neonato che normalmente viene accudito e consolato non soffre più di tanto se qualche volta la mamma non accorre immediatamente o se, dopo aver risposto alla chiamata, dopo un po' se ne torna a dormire".
A me sembra esagerato il timore di danneggiare il bambino solo perchè qualche volta, per stanchezza, capita di anteporre le proprie esigenze. Mi sembra più concreto il pericolo che il bimbo troppo considerato cresca con l'illusione di avere il mondo ai propri piedi e soffra poi quando si renderà conto che non è così.
Secondo me è meglio essere preparati fin dall'inizio dai propri genitori a vivere in una società in cui non sei nessuno, piuttosto che passare da una famiglia troppo attenta ad un asilo nido in cui si scopre brutalmente il menefreghismo del resto del mondo.
Se fin da piccolissimo sei stato abituato che quando la mamma è impegnata in qualcosa non arriva finchè non ha finito o che dopo le coccole della buona notte anche lei vuole dormire e non ha voglia di aspettare che tu crolli per raggiungere il suo letto, secondo me si stanno già compiendo i primi passi nel processo di riconoscimento dei bisogni altrui e di conseguente distacco madre-figlio, che porterà gradualmente all'autonomia di quest'ultimo. Questo è completamente diverso dal non rispondere mai ai pianti o dal bandire le coccole dal rapporto coi piccoli.Quello a cui nessuna mi sembra che abbia risposto, e che invece per me era un punto cruciale, è a quale età del bambino sia più opportuno iniziare questo processo distacco.
Guarda, ho messo il termine "violenza" tra virgolette proprio perchè non ho trovato nessun termine adatto a descrivere il concetto a cui stavo pensando, perciò alla fine ho usato questo perchè evoca una disparità tra i 2 attori coinvolti nel processo, però non intendevo certo dire che secondo me è giusto educare a suon di schiaffi o intimidando psicologicamente. Volevo solo rappresentare una situazione in cui i genitori, per il loro ruolo e la loro maggiore esperienza di vita, si trovano a guidare la crescita del figlio e a scegliere per lui, che ancora non è in grado di farlo da solo, quali siano gli atteggiamenti accettabili da tenere nella vita di gruppo e quali debbano essere scoraggiati. Un bimbo piccolo non ha nè le capacità critiche nè gli strumenti logici per contestare gli insegnamenti dei genitori, perciò, non potendo scegliere, può solo assorbirli. Di fatto li subisce.
Beh, questo è quello che vogliono tutti, con qualsiasi metodo educativo. Quale genitore vorrebbe il contrario ?
Però un vero dialogo è possibile solo con un individuo che abbia già sviluppato le proprie capacità critiche, che abbia capacità logiche per controbattere e che abbia già sufficiente esperienza di vita per sapere che esistono opinioni discordanti. Coi bimbi piccoli il dialogo e le spiegazioni sono necessariamente limitate, dato che anche le loro potenzialità intellettive devono essere gradualmente stimolate a svilupparsi. Altrimenti, se fosse così semplice dialogare coi bimbi e se loro fossero già così intellettivamente capaci, si potrebbero già adottare testi universitari fin dalle scuole elementari. E' per questo che a mio giudizio fino ai 5-6 anni sono efficaci solo spiegazioni semplici ed estremamente brevi, di cui i piccoli possano afferrare subito il nocciolo.
Infatti io ho subito messo in chiaro che l'educazione e le regole che sto dando sono funzionali anche alla mia serenità. Eravamo arrivati ad un punto che stavo per esplodere e certe scelte hanno migliorato la qualità della mia vita e, di riflesso, pure quella di mia figlia, che si è ritrovata accanto una mamma meno esaurita e più affettuosa di prima.


Stavo rispondendo in modo completo... ma Ada si è svegliata e io son di quelle che corrono! :ola:
Volevo solo dire che comprendo la scelta di un "metodo" per necessità, per sopravvivenza, ma non penso sia il modo migliore per accudire il proprio bambino. Penso che la salute mentale della madre sia fondamentale per il bambino. Quindi se in un altro modo non si può, o non si riesce, va bene anche lasciare piangere un po'. Però se si può fare altrimenti, non vedo perchè mai lasciare che il bimbo pianga "mi sento sooooloooo!!!", senza accorrere. non credo ne che i bimbi accuditi e ascoltati sempre diventino incapaci di stare alle frustrazioni del mondo ne che i bimbi lasciati un po' piangere diventeranno per forza insicuri e tristi. sicuramente i "due bimbi" avranno diverse personalità e modalità di rapportarsi hai problemi della vita. useranno altre capacità e risorse.
La personalità comincia a svilupparsi nei primi mesi di vita del bambino e si assesta attorno ai tre anni. Quindi anche pensare che un determinato comportamento non influisca sul bambino sarebbe stupido. Non puoi sapere se piangere gli farà bene o male, tutto dipende dalle sue risorse innate e dalle strategie che applicherà per se stesso, idem, se la mamma lo tiene sempre in braccio e lui vuole indipendenza, lo dimostrerà fino ad ottenerla, tutto sta alle mamme. Nessuna qui si tiene il bimbo in braccio quando lui non vuole, assecondiamo tutte la sua voglia di indipendenza che ne abbia di più o di meno. Però attenzione, perchè non sempre le risposte di un bimbo sono "adattive". Un bimbo lasciato solo può ricorrere a tutto per avere l'attenzione, può spostare le sue richieste su un altro genitore o figura della famiglia, ed è un modo adattivo, o può fare cose pericolose... io ero del secondo tipo. Ero una bimba autolesionista, questo mi serviva per avere l'attenzione e le cure che mi venivano negate (miei genitori non erano dei nazisti, ma evidentemente io avevo bisogno di più attenzione di quella che ricevevo), Io è evidente ero un caso particolare, ma se mia mamma e mio padre avessero deciso di ascoltarmi di più e stare fisicamente più vicini a me forse sarei stata una bimba meno problematica, non molto ma meno. Diciamo che io non avevo le risorse necessarie o le avevo già "finite", per auto consolarmi, ecc...
C'è un libro interessante su questo argomento: "la nascita psicologica del bambino".

l dialogo serve perchè si sviluppino le capacità di un bambino, un dialogo non vuole dire necessariamente parlare per un'ora. un dialogo prevede uno scambio, e può essere anche molto breve. Non capisco perchè pensi che il bimbo non sia in grado di dialogare (in modo differente ad ogni età), anche quando il bambino esprime in risposta a noi il suo disaccordo, dialoga, noi lo ascoltiamo e poi decidiamo.

Quindi mi trovi daccordo solo sulla necessità della madre di non impazzire, per il resto... credo che sia anche giusto che tu applichi un'educazione che ti si addice, e io anche, non penso potremmo scambiarci in questo... nel senso che io starei male a far piangere la mia bambina e probabilmente tu staresti male a non farla mai piangere.

L'ultima cosa... anche io lavoro e anche molte altre. sei stata corretta a parte quella frasina iniziale, qualcuno potrebbe offendersi... anche chi non lavora e si fa un mazzo così per essere mamma, moglie, casalinga tutto fare ecc... eccc...

Scusate se son stata prolissa.... ora vado a giocare con Ada!!! yuppiiiii! :ola:
Rispondi