Dici? da chi ti vuoi difendere, da un bambino che non c'entra nulla?sinanna ha scritto:io non credo si possa dimenticare un figlio.
Credo piuttosto che si cerchi di DIFENDERSI dal dolore di non poter essere i genitori che si era immaginati, e che si vorrebbe essere..
Il concetto di "casa" per il bambino
no, forse non mi sono spiegata bene.sole72m ha scritto:Dici? da chi ti vuoi difendere, da un bambino che non c'entra nulla?
ci si difende dal dolore.
dal dolore di dover affrontare la difficoltà di non aver e quella vita che si era immaginata, fatta di quotidianità, e di dover invece avere di fronte una situazione in cui spesso vivi metà della vita di tuo figlio.
Vorrei però che chi nella situazione si trova mi diecesse se ciò che dico ha un senso..
Io faccio l'esempio che ho sott'occhio, quello dell'amica di jacopo di cui parlavo prima.
Lei dice di avere 2 case, i suoi ambienti "privati" sono stati ricostruiti sia in una casa che nell'altra, diversamente non si può fare, i genitori sono entrambio medici ospedalieri e fanno turni di notte, quindi lei dorme dall'uno o dall'altro in base ai turni.
Non so se sono stati loro attenti fin da subito a farla identificare con entrambe i luoghi o forse le loro professioni (il tempo a disposizione, lavorando spesso di notte) permette loro un'elasticità che non è prerogativa di tutte le situazioni, però spesso sono a cena insieme a casa dell'uno o dell'altro ed è la bimba che fa la padrona di casa sia da mamma che da papà.
Sicuramente non è la situazione "ideale", soprattutto ora che i genitori hanno nuove amicizie sentimentali o almeno ci stanno provando, però non è detto che i bambini divisi tra due case non possano sentirsi a casa in entrambe, è che spesso e volentieri succede che a casa del genitore non affidatario dormano in spazi promiscui, non abbiano le loro cose, giochi ecc ... e non vivano la stessa quotidianità nei ritmi e nei tempi come a casa di mamma e questo anzichè farli sentire a casa li fa sentire in minivacanza.
Lei dice di avere 2 case, i suoi ambienti "privati" sono stati ricostruiti sia in una casa che nell'altra, diversamente non si può fare, i genitori sono entrambio medici ospedalieri e fanno turni di notte, quindi lei dorme dall'uno o dall'altro in base ai turni.
Non so se sono stati loro attenti fin da subito a farla identificare con entrambe i luoghi o forse le loro professioni (il tempo a disposizione, lavorando spesso di notte) permette loro un'elasticità che non è prerogativa di tutte le situazioni, però spesso sono a cena insieme a casa dell'uno o dell'altro ed è la bimba che fa la padrona di casa sia da mamma che da papà.
Sicuramente non è la situazione "ideale", soprattutto ora che i genitori hanno nuove amicizie sentimentali o almeno ci stanno provando, però non è detto che i bambini divisi tra due case non possano sentirsi a casa in entrambe, è che spesso e volentieri succede che a casa del genitore non affidatario dormano in spazi promiscui, non abbiano le loro cose, giochi ecc ... e non vivano la stessa quotidianità nei ritmi e nei tempi come a casa di mamma e questo anzichè farli sentire a casa li fa sentire in minivacanza.
ecco credo che il punto della situazione sia proprio questo, il non farli sentire in vacanza...perche in quel caso si innescano meccanismi portano il rapporto alla deriva.Paola M. ha scritto:non è detto che i bambini divisi tra due case non possano sentirsi a casa in entrambe, è che spesso e volentieri succede che a casa del genitore non affidatario dormano in spazi promiscui, non abbiano le loro cose, giochi ecc ... e non vivano la stessa quotidianità nei ritmi e nei tempi come a casa di mamma e questo anzichè farli sentire a casa li fa sentire in minivacanza.
concordo con questo.Paola M. ha scritto:Sicuramente non è la situazione "ideale", soprattutto ora che i genitori hanno nuove amicizie sentimentali o almeno ci stanno provando, però non è detto che i bambini divisi tra due case non possano sentirsi a casa in entrambe, è che spesso e volentieri succede che a casa del genitore non affidatario dormano in spazi promiscui, non abbiano le loro cose, giochi ecc ... e non vivano la stessa quotidianità nei ritmi e nei tempi come a casa di mamma e questo anzichè farli sentire a casa li fa sentire in minivacanza.
Cmq. è evidentente che non è semplice. E secondo me più di tante attenzioni a "costruire" l'ambiente giusto e comportarsi nel modo giusto, ci vuole proprio l'amore e la naturalezza. Penso che solo se le cose nascono spontanee il bambino potrà viverle e accettarle come sue, senza vederci delle forzature. E soprattutto senza sentirsi "a casa" quando è a casa.
Quando ci siamo separati abbiamo deciso per l'affido congiunto (non è quello condiviso in cui c'è divisione delle competenze ad es la mamma si occupa della scuola, il papà dello sport eccetera).
L'affido congiunto prevede appunto che tutte le decisioni vengano prese insieme, così come era precedentemente alla separazione. Prevede che i figli trascorrano più o meno lo stesso tempo con i due genitori e che gli intervalli non siano lunghi, che sia agevole passare da una situazione all'altra, anzi che vi sia continuità tra tutti gli ambienti di vita (fisici e psicologici) che frequentano i bambini.
Per questo motivo viviamo vicini, a circa 2 km di distanza e per lo stesso motivo ci troviamo spesso a vederci e sentirci al telefono. insomma ci raccontiamo e condividiamo tutto ciò che li riguarda esattamente come prima, compreso il fatto che io frequento la casa paterna e viceversa in caso di necessità (vedi quando si ammalano).
Le regole sono le stesse nelle due case così come c'è fluidità nel passare oggetti, giochi e cibo da una casa all'altra. Passiamo insieme il natale e i compleanni, andiamo insieme ai colloqui a scuola, alle feste scolastiche, alle cose importanti. E ci aiutiamo economicamente a vicenda.
Questo non per fare vedere come iddilio una separazione, ma perchè per noi c'è tanto buono in tutto ciò. Poi ovviamente potrei scrivere pagine intere di cose tristi che tutti possono immaginare. Ma qui si guarda avanti col sorriso.
L'affido congiunto prevede appunto che tutte le decisioni vengano prese insieme, così come era precedentemente alla separazione. Prevede che i figli trascorrano più o meno lo stesso tempo con i due genitori e che gli intervalli non siano lunghi, che sia agevole passare da una situazione all'altra, anzi che vi sia continuità tra tutti gli ambienti di vita (fisici e psicologici) che frequentano i bambini.
Per questo motivo viviamo vicini, a circa 2 km di distanza e per lo stesso motivo ci troviamo spesso a vederci e sentirci al telefono. insomma ci raccontiamo e condividiamo tutto ciò che li riguarda esattamente come prima, compreso il fatto che io frequento la casa paterna e viceversa in caso di necessità (vedi quando si ammalano).
Le regole sono le stesse nelle due case così come c'è fluidità nel passare oggetti, giochi e cibo da una casa all'altra. Passiamo insieme il natale e i compleanni, andiamo insieme ai colloqui a scuola, alle feste scolastiche, alle cose importanti. E ci aiutiamo economicamente a vicenda.
Questo non per fare vedere come iddilio una separazione, ma perchè per noi c'è tanto buono in tutto ciò. Poi ovviamente potrei scrivere pagine intere di cose tristi che tutti possono immaginare. Ma qui si guarda avanti col sorriso.
sinanna ha scritto:no, forse non mi sono spiegata bene.
ci si difende dal dolore.
dal dolore di dover affrontare la difficoltà di non aver e quella vita che si era immaginata, fatta di quotidianità, e di dover invece avere di fronte una situazione in cui spesso vivi metà della vita di tuo figlio.
Vorrei però che chi nella situazione si trova mi diecesse se ciò che dico ha un senso..
Qualche caso in cui la psicologia porti a questo ci sará di sicuro
ma ti assicuro che ci sono anche i casi in cui proprio avviene con
leggerezza... questione di immaturitá o egoismo.
Athina ha scritto:Qualche caso in cui la psicologia porti a questo ci sará di sicuro
ma ti assicuro che ci sono anche i casi in cui proprio avviene con
leggerezza... questione di immaturitá o egoismo.
qualsiasi cosa può essere fatta con leggerezza o al contrario con impegno, una separazione come un matromonio. dipende chi la fa.