Programmata per farmi incazzare
studia
Che ruolo hanno l'obbedienza, le regole?
Nessuno. Aveva ragione Don Milani: l'obbedienza non è una virtù. Mi pare piuttosto che sia un'abdicazione alla propria dignità, alla qualità di esseri umani. Una forma di alienazione da se stessi. Perché quando c'è è suggerita dalla paura. Di essere abbandonati, disapprovati, puniti. L'obbedienza implica omologazione, un mostro che incombe anche sulla scuola dove sopravvive la convinzione che l'obbedienza sia una virtù. L'educazione è uno scambio, un modo di esistere, di fare, di affrontare la vita. La vera scuola non è quella, grottesca, fatta di programmi uguali per tutti e dl classificazione, in cui non si va per ricevere, ma per diventare primo della classe. Il sistema scolastico, così come è strutturato oggi, è valido solo per creare egoisti. Non dimentichiamo che il mondo sociale del bambino non è per lui uno dei mondi possibili, ma l'unico. Così il primo della classe o l'asino dovranno mantenere con ogni mezzo il loro rango. Il primo sarà perciò indotto a recitare sempre la parte del "superiore" e il secondo a ricorrere a ogni truffa pur di sopravvivere. É la cosiddetta teoria dell'etichettamento in cui tutte le energie sono convogliate per tenere in vita il personaggio definito dall'etichetta. Un'ottima introduzione al più spietato egoismo. Passiamo alle regole. Sono uno strumento per convivere civilmente, ma non vedo come possano avere a che fare qualcosa con l'educazione che si vale di ben altri strumenti come l'affetto, il rispetto, la libertà. Questo non vuol dire che le norme vadano escluse, ma che ne vada esclusa l'imposizione, questo sì. Ci sono alcune norme tecniche inevitabili (il bambino non può giocare sul davanzale del balcone all'ottavo piano), ma non educative. L'importante è che non diventino antieducative. Che non costituiscano cioè una minaccia, un ricatto affettivo, un'imposizione e, soprattutto, che non siano troppe o ripetute troppo spesso. Anche di parole ci può essere inflazione: quando sono troppe, non valgono più nulla.
Che ruolo hanno l'obbedienza, le regole?
Nessuno. Aveva ragione Don Milani: l'obbedienza non è una virtù. Mi pare piuttosto che sia un'abdicazione alla propria dignità, alla qualità di esseri umani. Una forma di alienazione da se stessi. Perché quando c'è è suggerita dalla paura. Di essere abbandonati, disapprovati, puniti. L'obbedienza implica omologazione, un mostro che incombe anche sulla scuola dove sopravvive la convinzione che l'obbedienza sia una virtù. L'educazione è uno scambio, un modo di esistere, di fare, di affrontare la vita. La vera scuola non è quella, grottesca, fatta di programmi uguali per tutti e dl classificazione, in cui non si va per ricevere, ma per diventare primo della classe. Il sistema scolastico, così come è strutturato oggi, è valido solo per creare egoisti. Non dimentichiamo che il mondo sociale del bambino non è per lui uno dei mondi possibili, ma l'unico. Così il primo della classe o l'asino dovranno mantenere con ogni mezzo il loro rango. Il primo sarà perciò indotto a recitare sempre la parte del "superiore" e il secondo a ricorrere a ogni truffa pur di sopravvivere. É la cosiddetta teoria dell'etichettamento in cui tutte le energie sono convogliate per tenere in vita il personaggio definito dall'etichetta. Un'ottima introduzione al più spietato egoismo. Passiamo alle regole. Sono uno strumento per convivere civilmente, ma non vedo come possano avere a che fare qualcosa con l'educazione che si vale di ben altri strumenti come l'affetto, il rispetto, la libertà. Questo non vuol dire che le norme vadano escluse, ma che ne vada esclusa l'imposizione, questo sì. Ci sono alcune norme tecniche inevitabili (il bambino non può giocare sul davanzale del balcone all'ottavo piano), ma non educative. L'importante è che non diventino antieducative. Che non costituiscano cioè una minaccia, un ricatto affettivo, un'imposizione e, soprattutto, che non siano troppe o ripetute troppo spesso. Anche di parole ci può essere inflazione: quando sono troppe, non valgono più nulla.
e qui parla chiaramente di Eva
«Vorrei ricordare ai genitori le parole di un famoso pedagogo olandese: "ogni bambino è un prinicpe della luce che poi con l'educazione diventa una sorta di cretino". In tanti anni di lavoro mi è capitato di vedere molti ragazzini, quasi tutti, dotati di immaginazione, coraggio, sete di conoscere, e pochi, quasi nessuno, provvisti della virtù di quell'obbedienza cieca, pronta e assoluta che molti educatori e genitori vorrebbero. Ma poi, mediante l'educazione, sono stati corretti, svuotati, di immaginazione e di coraggio e riempiti di obbedienza. Voglio dire che bisogna fare in modo che ogni persona, anche in età infantile, sia libera di essere ciò che è e non subisca quel processo di smantellamento della libertà a cui tutti continuiamo ad essere sottoposti».
«Vorrei ricordare ai genitori le parole di un famoso pedagogo olandese: "ogni bambino è un prinicpe della luce che poi con l'educazione diventa una sorta di cretino". In tanti anni di lavoro mi è capitato di vedere molti ragazzini, quasi tutti, dotati di immaginazione, coraggio, sete di conoscere, e pochi, quasi nessuno, provvisti della virtù di quell'obbedienza cieca, pronta e assoluta che molti educatori e genitori vorrebbero. Ma poi, mediante l'educazione, sono stati corretti, svuotati, di immaginazione e di coraggio e riempiti di obbedienza. Voglio dire che bisogna fare in modo che ogni persona, anche in età infantile, sia libera di essere ciò che è e non subisca quel processo di smantellamento della libertà a cui tutti continuiamo ad essere sottoposti».
Paola io amo mia figlia, ma amo anche me stessa. Se lei per fare la principessa della luce deve far diventare me una nevrastenica, c'è qualcosa che non va. Bisogna trovare il giusto equilibrio nelle cose, perchè io come genitore mi sento responsabile nei suoi confronti. Responsabile se non mangia, se non si lava i denti perchè se poi le si cariano dovrà soffrire dal dentista, responsabile se mi scappa e va a finire sotto una macchina. E lei deve imparare a collaborare con me, non comportarsi come se fosse Mowgli nel libro della giungla. Perchè su tante cose soprassiedo, ma tante altre non posso e non devo.