braccio di ferro tra treenne e il suo papà

Per parlare dei più piccoli, da 0 a 5 anni
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druuna
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Re: braccio di ferro tra treenne e il suo papà

Messaggio da druuna » gio gen 23, 2014 1:45 pm

Madre di treenne mi siedo qui a riflettere che spunti ce ne sono tanti...
non ho consigli sensati o ricette... semplicemente mi dico che sono fasi e come tali passano... o quanto meno si evolvono...
leggendo qui nel forum vedo che le varie età con le loro fasi sono comuni a molti, e questo in un certo senso mi tranquillizza


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pala4ever
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Re: braccio di ferro tra treenne e il suo papà

Messaggio da pala4ever » gio gen 23, 2014 2:42 pm

Bea... Era meglio se non ti leggevo ;-)
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bubina
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Re: braccio di ferro tra treenne e il suo papà

Messaggio da bubina » gio gen 23, 2014 10:14 pm

bea ha scritto:Sono contenta che gia' vada meglio.

Comunque, con il secondo figlio per me e' stato più facile. Giulia la vedo più piccola, e mi rendo conto che dai fratelli pretendevo molto di più, in termini di "ragionevolezza", di quello che pretendo adesso da lei.

A tre anni sono PICCOLI. Non capiscono una regola. Non capiscono il 'si fa cosi' perche' si'". Se sono stanchi o nervosi, non hanno filtri di nessun tipo, nessuna capacita' di autocontrollo, ed e' BENE che non l'abbiano.

Un treenne (e in generale, un bambino) che si controlla, che smette di piangere perche' "deve" , che non fa capricci, che e' bravo silenzioso obbediente, e' considerato più problematico e a rischio di uno che si comporta come il tuo tommaso. Me lo ha detto di recente una amica psicologa.

A tre anni, ma anche oltre, devono essere certi che quando sbroccano noi non ci scomponiamo. Che significa che gli vogliamo bene lo stesso.

Per loro essere tristi/spaventati/arrabbiati/nervosi = urlare. Pretendere che non urlino e' come pretendere che non si arrabbino, che non siano mai stanchi, nervosi, spaventati ecc. Dirgli "smetti di piangere" eqivale a cancellare, negare il loro sentimento. Come non avessero diritto ai loro sentimenti negativi. Noi adulti impariamo a controllarci, e impariamo che controllare la manifestazione del sentimento non vuol dire che il sentimento non esiste. Loro no. Se il papa' o la mamma gli dicono "non piangere", e' come gli dicessero, "non e' vero, non sei triste (arrabbiato ecc)", e di conseguenza non imparano a distinguere questi sentimenti, e, più grave ancora, imparano che i sentimenti negativi "non vanno benee", proprio perche' il papa' o la mamma "non li riconoscono".

Oddio scusa se mi sono dilungata in maniera un po' contorta, ma serviva anche a me per chiarirmi!
mi era sfuggita questa risposta, grazie Bea, parole sagge, tutto vero, certo che noi genitori a volte abbiamo proprio le fette di prosciutto sugli occhi e non comprendiamo delle cose così ovvie...quanta strada ancora da fare!
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Greda
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Re: R: braccio di ferro tra treenne e il suo papà

Messaggio da Greda » gio gen 23, 2014 10:57 pm

bea ha scritto:Sono contenta che gia' vada meglio.

Comunque, con il secondo figlio per me e' stato più facile. Giulia la vedo più piccola, e mi rendo conto che dai fratelli pretendevo molto di più, in termini di "ragionevolezza", di quello che pretendo adesso da lei.

A tre anni sono PICCOLI. Non capiscono una regola. Non capiscono il 'si fa cosi' perche' si'". Se sono stanchi o nervosi, non hanno filtri di nessun tipo, nessuna capacita' di autocontrollo, ed e' BENE che non l'abbiano.

Un treenne (e in generale, un bambino) che si controlla, che smette di piangere perche' "deve" , che non fa capricci, che e' bravo silenzioso obbediente, e' considerato più problematico e a rischio di uno che si comporta come il tuo tommaso. Me lo ha detto di recente una amica psicologa.

A tre anni, ma anche oltre, devono essere certi che quando sbroccano noi non ci scomponiamo. Che significa che gli vogliamo bene lo stesso.

Per loro essere tristi/spaventati/arrabbiati/nervosi = urlare. Pretendere che non urlino e' come pretendere che non si arrabbino, che non siano mai stanchi, nervosi, spaventati ecc. Dirgli "smetti di piangere" eqivale a cancellare, negare il loro sentimento. Come non avessero diritto ai loro sentimenti negativi. Noi adulti impariamo a controllarci, e impariamo che controllare la manifestazione del sentimento non vuol dire che il sentimento non esiste. Loro no. Se il papa' o la mamma gli dicono "non piangere", e' come gli dicessero, "non e' vero, non sei triste (arrabbiato ecc)", e di conseguenza non imparano a distinguere questi sentimenti, e, più grave ancora, imparano che i sentimenti negativi "non vanno benee", proprio perche' il papa' o la mamma "non li riconoscono".

Oddio scusa se mi sono dilungata in maniera un po' contorta, ma serviva anche a me per chiarirmi!
Grazie della bellissima risposta! Sei stata molto chiara ed esaustiva.

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