Il bambino a 0 a 8 anni - Aspetti psico-pedagogici e igienico-sanitari

Per parlare dei più piccoli, da 0 a 5 anni
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PaolaG
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Il bambino a 0 a 8 anni - Aspetti psico-pedagogici e igienico-sanitari

Messaggio da PaolaG » lun ott 11, 2010 4:06 pm

Ciao mamme, sto facendo un corso di puericultura, come da oggetto, il titolo è GENITORI E NONNI SI DIVENTA. il primo incontro è stato molto interessante e vorrei condividere con voi i miei appunti (mi scuso, è scritto proprio come appunti, non è molto discorsivo ma gia cosi era molto lungo... spero vi possa interessare)

1 lezione
PER AMARE LA VITA CI VUOLE FIDUCIA: D.ssa Susanna Bolognesi (psicoterapeuta)
· La fiducia nasce dalla relazione stretta
che si crea con la madre (soprattutto), dalle radici, dalle fondamenta, basi che si iniziano a creare già dai primi momenti di vita del neonato. La base con un neonato è costruita soprattutto con il contatto fisico, la presenza, la cura costante e continua della madre.

Per sperimentare il desiderio di affrontare la vita bisogna aver provato la totale dipendenza (sotto i 3 anni è giusto e corretto dipendere in tutto dalla madre). Più forte è questo legame più facile è trovare il coraggio e la voglia di andare.

In questo periodo, soprattutto nel primo anno di vita, è necessario, indispensabile, vitale per loro essere tenuti in braccio tanto, tantissimo, amati, coccolati, rassicurati. Se sarà soddisfatta questa necessità (e non vizio) saranno pronti probabilmente prima ad andare ad esplorare il mondo e la vita con la consapevolezza di essere talmente amati che possono allontanarsi perché al loro ritorno ci sarà qualcuno che li abbraccerà. I genitori devono lasciarli andare nelle tappe giuste. Non forzarli e neppure trattenerli. Devono accompagnarli, essere felici ed orgogliosi dei loro allontanamenti, crescere è lasciarsi e ritrovarsi, distruggere e ricostruire, sapere che dopo la sofferenza si starà bene di nuovo.
Il bambino deve imparare ad affrontare le paure, ad affrontare le scoperte, il mondo con interesse, curiosità e passione, deve imparare ad inseguire le proprie emozioni, anche negative e capire che tutto fa parte della vita.

Per poter far questo deve sapere star da solo (per brevi periodi ovvio, giocare da soli con la fantasia è importantissimo) e deve riuscire ad allontanarsi di sua spontanea volontà e nel momento in cui è pronto, e farlo perché ha la consapevolezza che può farlo perché sa che se anche si allontana, mamma c’è, se ha paura ad allontanarsi da sua madre (anche da una stanza all’altra in alcuni casi) diventa troppo dipendente e spesso si ha paura di allontanarsi perché manca quella sicurezza che la mamma, sparendo dalla vista, continua ad esserci. Deve imparare che una persona c’è a prescindere dalla presenza fisica e se mamma va via torna sempre.
Per dare questa sicurezza è indispensabile tantissimo contatto fisico, soprattutto nel neonato. Ovvio che tutto ciò deve esser compatibile con la vita da donna della madre, ma potendo, senza annullarsi, bisogna seguire i bisogni primari di un figlio sotto l’anno, che non sono solo cibo-esser cambiato, ma anche la necessità del calore, dell’odore, della presenza della madre. (esogestazione) che non è un vizio, ma una necessità pari al mangiare.

In questo l’istinto materno va prima di tutto. Gli altri possono parlare, dire, spiegare, consigliare, imporre, ma nei primi 3 anni di vita è importante seguire le proprie idee di mamma, informandosi ovviamente, ma la linea guida che abbiamo nel nostro DNA di mamme è probabilmente quella giusta, dobbiamo per primi avere fiducia in noi come genitori, perché ogni bambino è diverso dall’altro non esistono manuali ne consigli della nonna, esiste appunto l’istinto materno che è un codice che ci portiamo dietro dalla notte dei tempi e quindi difficilmente sarà sbagliato. Nessuno come una madre può comprendere i bisogni di suo figlio che sono diversi da bimbo a bimbo, da giorno in giorno.
Se però una donna diventa totalmente dipendente dal figlio, in maniera ossessiva, importante la figura del padre che nel primo anno vive una fase difficilissima quasi di esclusione spesso perché la madre si tuffa in questa avventura e dimentica di altro, in questo caso l’uomo ha il difficile compito di riportarla alla realtà, deve vegliare sulla coppia madre-figlio.

Un bambino poi per acquisire sicurezza in se stesso ha bisogno di coerenza, di riti di ritmi sempre uguali per sapere che quando si allontanerà e ritornerà nulla sarà cambiato, perché i cambiamenti per loro sono sempre delle frustrazioni. Mentre per stimolare e confermare il proprio carattere e natura, un figlio non vai mai anticipato, ma va capito (consiglio libro: “non siamo capaci di ascoltarli”) cosa diversa è da fare per i cambiamenti, che invece vanno anticipati, spiegati, preparati tempo prima di essere messi in atto.

Addormentarsi per loro è un momento estremamente importante, il primo vero allontanamento che sperimentano, perché nel sonno si è lontani da tutto, devono avere il primo coraggio di lasciare il mondo ma devono, per farlo serenamente, sapere che lo ritroveranno cosi. Per questo è importante rassicurarli, la prima rassicurazione arriva dal rito della buonanotte, importantissimo, stesse cose, stessa favola, stessa voce, stesso tono....
· Insegnare a tollerare le frustrazioni
Perché nella pancia della mamma, per 9 mesi, non si hanno bisogni, tutto è perfetto, tutto viene soddisfatto senza doverlo richiedere, ogni bisogno è immediatamente soddisfatto. Già nascendo le cose cambiano nel giro di pochi istanti e questo è il primo trauma, non c’è più tutto e subito. La prima inevitabile frustrazione, e in questo la madre deve limitarla al massimo perché cosi piccoli non possono sopportare stress inutili (farli piangere per la fame, imporre un lasso di tempo tra una poppata e l’altra, pretendere che dormano immediatamente da soli) sono frustrazioni precoci, sarebbe meglio evitarle o non pretendere troppo in fretta determinati comportamenti che ci aspettiamo (speriamo) da un figlio, perché non è quasi mai come ci si aspetta.

Le frustrazioni è giusto che si imparino a tollerarle, ma nel rispetto delle tappe evolutive, che non vuol dire per età, ma per “prontezza” o meno del bambino singolo. Impedire ed evitare le frustrazioni premature, perché portano insicurezza. Chiedere ad un bambino di fare qualcosa che è ancora in grado di fare crea un senso di inadeguatezza e quindi insicurezza in se, quindi poca fiducia. Bisogna chiedere al bambino sempre cose che è in grado di dare, fare o capire.
Quindi non sottoporli a stress prima del tempo, ogni bambino ha i suoi tempi, non ascoltare le altre mamme (che spesso si inventano quel che raccontano sui propri figli) ma ascoltare solo ed esclusivamente il proprio figlio. È importantissimo non metterli sotto una campana di vetro, ma stare li ad ascoltarli e capire quando sono pronti e cogliere l’attimo.

Esempi:
- evitare contrasti educativi genitori-nonni (o chi tiene il bambino) e tollerare noi per primi che i nonni sgarrino sulle nostre regole.

- non strappare il ciuccio anzitempo, mai, ma inventarsi scuse perché lo tenga sempre meno gradualmente (mi racconti qualcosa che... e per farlo deve togliere il ciuccio)

- se siamo costretti a mandarlo al nido sotto i 3 anni favorire l’oggetto di transizione, perché questo è uno dei più grandi traumi e frustrazioni (inevitabili se mamma lavora) a cui possiamo sottoporre il piccolo e un oggetto va favorito per sentire un po’ di mamma e di casa vicino a se (fino ai 3 anni circa la condivisione di giochi e di spazi con altri bambini è quasi una “violenza”, è una cosa da grandi che gli si chiede anzitempo, non lo possono capire, e non gli interessa, quindi va reso meno traumatico possibile)

- non pretendere l’uso del vasino anzitempo, se glielo imponiamo quando non è pronto creiamo una inutile frustrazione. Il controllo delle urine o sfinterico non è MAI un capriccio, è maturità fisica che arriva tra i 2 ei 3 anni ma non a tutti nello stesso momento.
- se nasce un fratellino prima dei 3 anni, la nuova presenza sarà vista come una sottrazione di affetto, dobbiamo insegnargli ad accettarlo e non porre mai una uguaglianza tra lui e il fratello ma renderli unici e speciali. Siete diversi, lo vedo, Vi amo entrambi per quello che di diverso fate e siete. (questo anche dopo i 3 anni).

Riassumendo: non chiedere al bambino cose che non è in grado di dare. Crea sfiducia. Capirli a che punto sono e accompagnarli. come le frustrazioni anche...

· Le regole vanno commisurate alla loro età evolutiva, poche, fisse, qui ed ora.
Non trattarli da grandi, non arrabbiarsi se non capiscono, chiedere cose adeguate al loro tempo. I piccoli hanno però bisogno di regole, un confine, devono capire ed accettare che hanno un limite.
Le regole però vanno date in base all’età evolutiva e mai anagrafica (come le frustrazioni) devono essere regole che non prevaricano ma regola come conoscenza di se, del capire i propri confini. I bambini non conoscono il pericolo e non si spiega con la paura o con il ricatto, ma con fermezza e senza fronzoli, ma nei più piccoli è meglio portare via il bambino dal pericolo e punto senza aspettarsi che capisca o che non lo rifaccia.

Regole fisse qui ed ora. Spiegare per quanto possibile i si ed i no.
Se fai questo non facciamo questo tra 3 giorni sono in grado di capirlo solo da più grandi, il qui ed ora è indispensabile nei piccoli. Fai questo allora andiamo via subito.

No alle punizioni corporali, è una risposta fisica ad un comportamento, non associano.
La punizione o meglio la conseguenza della loro azione deve essere direttamente associabile al loro gesto, quindi immediata e collegata.

Quando si dice NO, deve esser NO, il Ni fa insicurezza, ci vuole fermezza e autorevolezza. Il genitore non deve soffrire a dire di NO, e devono essere concordi sempre i due genitori. Intorno ai 2 anni il bambino stesso affronterà la fase del NO, dicendo no per tutto, e lo fa per affermare il suo carattere, il suo io, la sua identità e determinazione. La stessa cosa dobbiamo fare noi genitori.
Non costruire mai un rapporto paritario, amichevole. È più facile apparentemente per sapere (da più grandi) cosa gli frulla per la testa, ma è controproducente dal punto di vista educativo, perché la regola data perde valore e carica il piccolo di responsabilità di essere amico dell’adulto.
Noi siamo gli adulti e loro sono i piccoli. Non dare loro nessuna responsabilità, noi decidiamo per loro, noi siamo le sponde del loro fiume in piena, siamo la loro guida, gli amici sono fuori e noi siamo quelli che decidono dove si va e cosa si mangia. L’amicale sembra più facile ma in loro crea confusione.
· Aiutarli a destreggiarsi tra mondo interno/esterno

Fino all’anno il bambino si sente un tutt’uno con la madre. Poi inizia a camminare e deve esplorare il mondo, importante è accompagnarli con i giochi, le cose nascoste che ricompaiono, il cucù, nascondino che è l’idea che qualcuno mi ama e mi vuole talmente che mi cerca se non mi vede, sono i primi passaggi tra associazione tra gioco di fantasia e realtà.

· Cura e attenzione ai segnali
Il bambino è semplice, è causa-effetto, è semplicissimo capire un loro stato d’animo dal linguaggio del corpo, se già disegna anche da piccoli elementi dei disegni, se no da recessioni (fare pipi prima si nel vasino, ora vuole il pannolino). Il bambino è molto semplice per cui principalmente i disagi si riflettono su cibo sonno e controllo sfinteri: sono semplicemente questi tre campi attraverso i quali il bambino manifesta i disagi. Spesso c’è stato un cambiamento troppo repentino per lui o un qualcosa che mette loro ansia (una aspettativa, una prova...)

· Capacità di adattarsi agli altri, al tempo e alle esigenze degli adulti.
La relazione sociale per un bambino è estremamente complicata, perché lui è egocentrico e tutto gira attorno a lui. Crescendo sta a noi genitori calare le attenzioni, mai annullarsi per loro, intorno ai 2/3 anni devono iniziare a capire che non sono il centro del mondo. Per loro la stessa relazione con i genitori insieme è estremamente faticosa, perché crea gelosia e loro non sono adulti che la sanno razionalizzare, per questo spesso è più semplice star buoni io e babbo, io e mamma, ma tutti e 3 tira fuori la peste che è in me. Quando si è a 2 tu sei tutto per me, se c’è altra gente devo dividerti con altri, e questo è difficile, gli va insegnato con calma e fermezza. Io amo te ma amo anche il babbo (fratello, zia...) e ti amo tanto anche quando il babbo c’è, non è che ti amo meno. Questo risulta più facile se c’è sempre stata tanta rassicurazione, tanto contatto, tale da non creare dubbi al piccolo sull’essere amato. Che comunque sarà frustrato da un rapporto a più persone, ma dovrà con il tempo imparare a conviverci senza che noi ci arrabbiamo o lo pretendiamo, gestire invidia, gelosia e frustrazione è molto complicato per un bambino quindi dobbiamo mettere in conto anche un minimo di capricci e non colpevolizzarli per questo, ma spiegare e dimostrare che il nostro amore per lui è immutato, per lui come essere unico e speciale (mai: vi amo in modo uguale, per me voi siete uguali...)


Smilla

Messaggio da Smilla » lun ott 11, 2010 4:09 pm

Intanto ti ringrazio! poi me lo leggo lentamente!
Smilla

Messaggio da Smilla » mer ott 13, 2010 2:48 pm

Ti ringrazio molto interessante!!!!
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nikki208
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Messaggio da nikki208 » ven ott 15, 2010 9:38 am

Grazie! Posti poi anche gli appunti dei prossimi incontri?!
E.L.I.S.A
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Messaggio da E.L.I.S.A » ven ott 15, 2010 10:15 am

grazie paola!
ci posti anche il seguito però...
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