MAMME SPECIALI
Io ho una discreta esperienza indiretta di adozioni.
E' un percorso un po' accidentato.
Poi dipende con chi capiti perchè ho sentito di esperienze diversissime.
Questi colloqui con gli psicologi per alcune coppie sono stati easy per altre coppie devastanti.
Ma quando guardo Claudio con Andrea o la mamma di Luca e Ivan (entrambi adottati),
non posso che pensare che sono figli loro, loro che sono un po' più speciali di me.
E' un percorso un po' accidentato.
Poi dipende con chi capiti perchè ho sentito di esperienze diversissime.
Questi colloqui con gli psicologi per alcune coppie sono stati easy per altre coppie devastanti.
Ma quando guardo Claudio con Andrea o la mamma di Luca e Ivan (entrambi adottati),
non posso che pensare che sono figli loro, loro che sono un po' più speciali di me.
Cara Nene, l'affido è un esperienza molto forte, non ti parlo per esperienza diretta ma tramite quello che hanno raccontato chi l'ha fatto.
Per l'affido ci vogliono davvero persone moooolto speciali, non solo perché devi essere brava a non innamorarti troppo di quei bambini, sia che la durata della permanenza sia breve o lunga (delle volte può durare anche 10 anni o più) ma anche perché sono bambini che hanno sofferto molto e continuano a vedere i genitori naturali.
Sì Silvietta ogni cammino di adozione è diverso dall'altro. Dipende da tanti fattori e anche dallo spirito con il quale lo vivi.
Per l'affido ci vogliono davvero persone moooolto speciali, non solo perché devi essere brava a non innamorarti troppo di quei bambini, sia che la durata della permanenza sia breve o lunga (delle volte può durare anche 10 anni o più) ma anche perché sono bambini che hanno sofferto molto e continuano a vedere i genitori naturali.
Sì Silvietta ogni cammino di adozione è diverso dall'altro. Dipende da tanti fattori e anche dallo spirito con il quale lo vivi.
Qualche anno fa ho parlato con un padre adottivo, la cosa che mi ha colpito molto è stato il suo essere protagonista nel cammino dell'adozione.
Mi raccontò dell'attesa e della democraticità dell'aspettare (fra padre e madre) nel caso del bimbo adottivo, col loro primo figlio, portato in grembo dalla moglie, l'attesa era sicuramente "più forte" quella femminile, lui, come tutti i mariti era stato piuttosto spettatore.
Poi, presa la decisione di adottare, fu lui per ragioni economiche e di tempo (l'altro figlio era troppo piccolo per lasciarlo) ad affrontare i viaggi in India a conoscere il bimbo e fu lui che lo prese in braccio la prima volta.
Sul loro frigorifero avevano due fotografie, quella della madre che appena partorito teneva in braccio il primogenito, quella del padre che in un orfanatrofio di Bombay teneva in braccio il secondogenito.
I bambini cresciuti si dicevano: io sono nato dalla mamma e tu dal papà.
Mi piacque molto questa cosa.
La mia paura deriva soprattutto dal fatto che non so quanto possa essere preparata a sopportare il peso di essere, magari in futuro, anche solo "accusata" di non avere amato abbastanza, sia dall'uno che dagli altri.
Mi raccontò dell'attesa e della democraticità dell'aspettare (fra padre e madre) nel caso del bimbo adottivo, col loro primo figlio, portato in grembo dalla moglie, l'attesa era sicuramente "più forte" quella femminile, lui, come tutti i mariti era stato piuttosto spettatore.
Poi, presa la decisione di adottare, fu lui per ragioni economiche e di tempo (l'altro figlio era troppo piccolo per lasciarlo) ad affrontare i viaggi in India a conoscere il bimbo e fu lui che lo prese in braccio la prima volta.
Sul loro frigorifero avevano due fotografie, quella della madre che appena partorito teneva in braccio il primogenito, quella del padre che in un orfanatrofio di Bombay teneva in braccio il secondogenito.
I bambini cresciuti si dicevano: io sono nato dalla mamma e tu dal papà.
Mi piacque molto questa cosa.
La mia paura deriva soprattutto dal fatto che non so quanto possa essere preparata a sopportare il peso di essere, magari in futuro, anche solo "accusata" di non avere amato abbastanza, sia dall'uno che dagli altri.
che bella questa immagine!due fotografie, quella della madre che appena partorito teneva in braccio il primogenito, quella del padre che in un orfanatrofio di Bombay teneva in braccio il secondogenito.
L'affido è davvero difficile... ci penso da sempre, in un angolino della mente, ma è un angolino piccolo piccolo, e non so se arriverà mai il momento di concretizzare...
L'affido noi come famiglia (io ero piccola) l'abbiamo provato.
Fu un affido gestito male, erano gli anni '80 e forse non c'era molta attenzione.
Un prete del nostro paese, missionario e momentaneamente a roma, aveva una specie di casa famiglia diurna in un quartiere degradato, i bambini a fine giornata tornavano a casa e spesso incontravano situazioni al limite (madri che si prostituivano in casa, spacciatori amici dei genitori, li coinvolgevano in furti ecc..)
Con l'assistente sociale si mise d'accordo di affidare una decina di questi bambini, i tempi sarebbero stati stabiliti a seconda dell'evolversi delle situazioni, non erano ancora stati dichiarati adottabili e alcune situazioni avrebbero potuto anche evolversi al meglio.
Da Roma questi bimbi vennero spostati in un paese di 1.000 anime in valle trompia, a noi toccò ALIRIO, la mamma era dell'isola di capoverde, una signora per bene lasciata dal marito alcolista, violento e nullafacente in mezzo alla strada con questi due bambini.
MARIA la sorella fu affidata ad un'altra famiglia che viveva vicino a noi.
Diciamo che il nostro bambino, rispetto agli altri, era quello con una situazione più rosea, aveva una mamma che lo amava, che voleva rifarsi una vita e la nostra situazione era da tampone per non farlo andare in orfanatrofio.
L'idea sarebbe stata bella, se non fosse che NON fu spiegata inq uesti termini ai miei genitori e nemmeno a noi bambine, oppure si illuse mia madre, non lo so bene come andò perché ancora oggi è un po' un discorso tabù, nel senso che quando dopo un anno se ne andò mia madre visse un vero e proprio lutto, che io e mia sorella piccole, invece vivemmo come un: non ci vuole più bene.
un guaio, insomma.
Fu un affido gestito male, erano gli anni '80 e forse non c'era molta attenzione.
Un prete del nostro paese, missionario e momentaneamente a roma, aveva una specie di casa famiglia diurna in un quartiere degradato, i bambini a fine giornata tornavano a casa e spesso incontravano situazioni al limite (madri che si prostituivano in casa, spacciatori amici dei genitori, li coinvolgevano in furti ecc..)
Con l'assistente sociale si mise d'accordo di affidare una decina di questi bambini, i tempi sarebbero stati stabiliti a seconda dell'evolversi delle situazioni, non erano ancora stati dichiarati adottabili e alcune situazioni avrebbero potuto anche evolversi al meglio.
Da Roma questi bimbi vennero spostati in un paese di 1.000 anime in valle trompia, a noi toccò ALIRIO, la mamma era dell'isola di capoverde, una signora per bene lasciata dal marito alcolista, violento e nullafacente in mezzo alla strada con questi due bambini.
MARIA la sorella fu affidata ad un'altra famiglia che viveva vicino a noi.
Diciamo che il nostro bambino, rispetto agli altri, era quello con una situazione più rosea, aveva una mamma che lo amava, che voleva rifarsi una vita e la nostra situazione era da tampone per non farlo andare in orfanatrofio.
L'idea sarebbe stata bella, se non fosse che NON fu spiegata inq uesti termini ai miei genitori e nemmeno a noi bambine, oppure si illuse mia madre, non lo so bene come andò perché ancora oggi è un po' un discorso tabù, nel senso che quando dopo un anno se ne andò mia madre visse un vero e proprio lutto, che io e mia sorella piccole, invece vivemmo come un: non ci vuole più bene.
un guaio, insomma.
L'affido io non ce la potrei fare. E anzi mi chiedo a cosa serva davvero, non è solo fonte di ulteriori sofferenze per il piccolo e anche per chi lo ospita nel momento di doverlo lasciar andare?? L'esperienza di Paola nè è un esempio lampante.. Come quello che successe a quella coppia che sequestrò la piccola bielorussa, ricordate?
Bibi, ci sono famiglie affidatarie che sono felicissime di farlo, che riescono ad essere felici ad accompagnare momentaneamente questi bambini, tra l'altro questa opportunità viene offerta (mi pare) anche ai single e alle coppie non regolarmente sposate.
Riescono a essere felici ad aiutare famiglie in difficoltà, parti già dall'idea che è figlio di qualche d'un altro e tu sei una specie di zio che aiuta il nipote, la metto inq uesti termini perché a noi capitò anche questo, il fratello di mio papà si vide la moglie, da un giorno all'altro andarsene con un altro prendendosi solo il bimbo più piccolo.
Fu così che mio zio cadde in depressione e fu addirittura ricoverato in reparto psichiatrico, nostro cugino fu messo in orfanatrofio, i miei genitori lo andarono a prendere e per un periodo di tempo visse in casa nostra.
E successe anche alle figlie di un altro fratello di mio padre, che invece si ritrovò malato, sia lui che la moglie e quindi per un po' vennero a vivere da noi.
Se mia madre avesse preso la cosa in questi termini, sono certa che avremmo ripetuto felicemente l'esperienza anche con altri bambini non della famiglia.
Riescono a essere felici ad aiutare famiglie in difficoltà, parti già dall'idea che è figlio di qualche d'un altro e tu sei una specie di zio che aiuta il nipote, la metto inq uesti termini perché a noi capitò anche questo, il fratello di mio papà si vide la moglie, da un giorno all'altro andarsene con un altro prendendosi solo il bimbo più piccolo.
Fu così che mio zio cadde in depressione e fu addirittura ricoverato in reparto psichiatrico, nostro cugino fu messo in orfanatrofio, i miei genitori lo andarono a prendere e per un periodo di tempo visse in casa nostra.
E successe anche alle figlie di un altro fratello di mio padre, che invece si ritrovò malato, sia lui che la moglie e quindi per un po' vennero a vivere da noi.
Se mia madre avesse preso la cosa in questi termini, sono certa che avremmo ripetuto felicemente l'esperienza anche con altri bambini non della famiglia.