Matrimonio vs. convivenza

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Tropical
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Matrimonio vs. convivenza

Messaggio da Tropical » mar gen 26, 2016 9:53 pm

In questi giorni in cui si parla di diritti di coppie di fatto, ragionavo sul matrimonio e sulla necessità di "registrare" una convivenza, quelle che si riconoscono come coppia di fatto.

Personalmente credo che in genere bisogna fare delle scelte: bianco o nero. In questo caso matrimonio o convivenza. Ma allora perché chiedere questa terza via? Cosa costa dover andare semplicemente in comune a mettere una firma, piuttosto che essere registrati come coppia?
Cosa cambia?

Altro dubbio.
Sempre più spesso sento dire da conviventi con figli
"Ci sposiamo, ma non perché lo vogliamo, è solo per i figli. Staremmo bene anche così".

Un figlio, nato da una coppia non sposata e riconosciuto dal padre, non ha gli stessi diritti di un bambino nato dal matimonio?
Che differenza c'è?

Spero di essermi spiegata. Grazie a chi risponderà.


Trilli
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Re: Matrimonio vs. convivenza

Messaggio da Trilli » mer gen 27, 2016 12:41 am

Beh banalmente due donne o due uomini non possono sposarsi.
Ma costruendo insieme un progetto di vita è giusto che vedano riconosciuti i reciproci diritti.
Per quanto riguarda invece le coppie etero, penso abbiano già strumenti per tutelarsi. Noi abbiamo convissuto poco, neppure 10 mesi, è stato naturale decidere di sposarci (civilmente, s'intende). Sui diritti dei figli passo la mano a chi ne sa di più.

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Re: Matrimonio vs. convivenza

Messaggio da CisePunk » mer gen 27, 2016 1:54 am

io ci torno in un orario più umano.
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Re: RE: Re: Matrimonio vs. convivenza

Messaggio da Tropical » mer gen 27, 2016 3:16 am

Trilli ha scritto:Beh banalmente due donne o due uomini non possono sposarsi.
Ma costruendo insieme un progetto di vita è giusto che vedano riconosciuti i reciproci diritti.
Per quanto riguarda invece le coppie etero, penso abbiano già strumenti per tutelarsi. Noi abbiamo convissuto poco, neppure 10 mesi, è stato naturale decidere di sposarci (civilmente, s'intende). Sui diritti dei figli passo la mano a chi ne sa di più.

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Mi riferivo ovviamente alle coppie etero.
Per gay e lesbiche spero vivamente che sia introdotto il matrimonio.
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Re: Matrimonio vs. convivenza

Messaggio da tati » mer gen 27, 2016 8:34 am

Non ho idea di cosa cambi a livello legale. Penso anche ad una separazione, se si è semplicemente conviventi e la storia finisce il padre non credo sia tenuto a dare qualcosa al bambino, mentre con un matrimonio si?! Ma non ne ho proprio idea.

Noi ci siamo sposati presto, io avevo delle idee particolari sul matrimonio e non volevo sposarmi se non dopo aver avuto un bambino .
Quindi abbiamo fatti passaggi differenti, prima cercato Elisa, arrivata c'è stata subito l' organizzazione del matrimonio. Mi sarei sposata anche da incinta se non fosse che per matrimoni minorenni serve l ok del vescovo ed era una trafila assurda. Abbiamo quindi aspettato i miei 18 anni, due settimane dopo è nata Elisa, 2 mesi dopo eravamo sposati.

Ma non è stato fatto per una questione di sicurezza e di tutela, era semplicemente un desiderio nostro.
sposati in Chiesa, e lo rifarei mille volte.
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Re: Matrimonio vs. convivenza

Messaggio da MatifraSo » mer gen 27, 2016 9:48 am

Per quanto riguarda le coppie etero, sono anch'io perplessa sul bisogno di istituire le coppie di fatto. Un matrimonio civile sarebbe la stessa cosa, credo. Non capisco cosa cambi.

Sui bambini, sono sicura che sposati o no, entrambi sono tenuti a mantenere il figlio o i figli. Sarebbe assurdo che un padre non dovesse mantenere un figlio solo perchè non è sposato con la madre!

Mi sembra che da qualche anno, forse una decina, ma non sono sicura, i figli nati fuori dal matrimonio siano equiparati a quelli nati da genitori sposati.
Quindi sposarsi "per i figli" credo sia una scusa "vecchia".
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Re: Matrimonio vs. convivenza

Messaggio da candyda » mer gen 27, 2016 9:54 am

Tropical ha scritto:In questi giorni in cui si parla di diritti di coppie di fatto, ragionavo sul matrimonio e sulla necessità di "registrare" una convivenza, quelle che si riconoscono come coppia di fatto.

Personalmente credo che in genere bisogna fare delle scelte: bianco o nero. In questo caso matrimonio o convivenza. Ma allora perché chiedere questa terza via? Cosa costa dover andare semplicemente in comune a mettere una firma, piuttosto che essere registrati come coppia?
Cosa cambia?


Altro dubbio.
Sempre più spesso sento dire da conviventi con figli
"Ci sposiamo, ma non perché lo vogliamo, è solo per i figli. Staremmo bene anche così".

Un figlio, nato da una coppia non sposata e riconosciuto dal padre, non ha gli stessi diritti di un bambino nato dal matimonio?
Che differenza c'è?

Spero di essermi spiegata. Grazie a chi risponderà.
Ho evidenziato in grassetto quello che è anche il mio pensiero.
Per me, sposarsi è stata una libera scelta, un dichiarare l'amore "eterno" verso mio marito.
In passato ho convissuto con altri uomini, ma non ero mai arrivata al matrimonio.

Secondo me "la terza via", come la chiami tu, non ha ragione di esistere. Se vuoi legalizzare l'unione c'è il matrimonio (anche solo civile). Altrimenti se ti basta essere una coppia c'è la convivenza. E non è che la convivenza vale di meno del matrimonio (a livello di unione), semplicemente non è una istituzione civile.
I figli nati da convivenza e riconosciuti dal padre credo che abbiano qualche differenza a livello di doveri nel momento della separazione, ma non sò dirti più di tanto.
Una cosa la sò di sicuro: in caso di morte di uno dei genitori, se non si è sposati l'altro non ha diritto alla pensione di reversibilità.
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Re: Matrimonio vs. convivenza

Messaggio da Azur » mer gen 27, 2016 10:07 am

sulla questione diritti dei figli dovrebbe essere come dice Fra,
e cercando in rete pare che l'equiparazione totale di diritti tra figli nati dentro e fuori adl matrimonio sia stata sancita solo nel 2012 (!!) quindi effettivamente da pochissimo tempo

da http://www.dirittierisposte.it
Eliminazione della distinzione fra figli legittimi, naturali, legittimati e adottati

Fino a poco tempo fa, le norme del codice civile che disciplinavano la successione dei figli del defunto specificavano la distinzione fra “figli legittimi”, ossia nati in costanza di matrimonio, e “figli naturali”, ossia nati fuori dal matrimonio. In materia di filiazione, il Legislatore ha tuttavia progressivamente abolito ogni distinzione fra figli nati in costanza di matrimonio e non.
Inizialmente, a seguito dell’emanazione della Legge 10 dicembre 2012 n. 219, il Legislatore ha introdotto il principio della piena uguaglianza fra figli legittimi e figli naturali: ai figli legittimi erano già equiparati (ai sensi dell’art. 567 cod. civ.) i figli adottati e i figli legittimati, ossia nati fuori dal matrimonio da due persone unitesi poi in matrimonio. La Legge 219/2012 aveva quindi abrogato lo strumento della legittimazione dei figli naturali.
Successivamente, a seguito dell’entrata in vigore del D.Lgs. 154/2013 in materia di filiazione, sono state apportate numerose modifiche al codice civile ed è venuto definitivamente meno ogni genere di distinzione tra figlio legittimo, legittimato o naturale, per cui ora la legge parla semplicemente di “figlio” tout court.


e da http://www.nostrofiglio.it/famiglia
Addio alla distinzione tra figli naturali e legittimi

Oggi non c'è più differenza tra figli naturali (nati fuori dal matrimonio) e legittimi (nel matrimonio). La legge del 10 dicembre 2012, n. 219 ha eliminato la distinzione. Si parla semplicemente di figli e si dice che "tutti hanno lo stesso stato giuridico".

Il codice civile riconosce ai figli naturali (cioè nati fuori dal matrimonio) gli stessi diritti dei figli legittimi (nati nel matrimonio), anche se è rimasto in vigore un comma in tema di successione che prevede un trattamento diverso nel caso in cui ci siano sia figli legittimi sia figli naturali.

In concreto, questo che cosa significa?

La legge 219/2012 ha riconosciuto ai figli nati fuori dal matrimonio un vincolo di parentela con tutti i parenti (nonni, zii, ecc) e non solo con i genitori. Quindi in caso di morte di entrambi i genitori, il figlio verrà per legge affidato ai nonni e non dovrà essere messo in adozione. C'è da dire che la giurisprudenza aveva già operato in questo senso.

La parificazione ha anche conseguenze sul fronte ereditario. Prima della legge 219/2012 era rimasta nel codice civile una disposizione (art. 537) secondo la quale in presenza di figli legittimi e naturali, i figli legittimi potevano "soddisfare in denaro o beni immobili ereditari la porzione spettante ai figli naturali che non vi si oppongano". Ora questo comma non c'è più. Dunque basta differenze.

Tutti i figli, siano essi nati nel matrimonio o fuori dal matrimonio hanno gli stessi diritti e nei loro confronti i genitori hanno gli stessi doveri. Devono mantenere, istruire ed educare la prole, crescerli in famiglia e mantenere rapporti significativi con i parenti. Il figlio minore dai 12 anni in poi (ma anche più piccolo "ove capace di discernimento") ha diritto di essere ascoltato in tutte le questioni e le procedure che lo riguardano
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