La teoria del "non intervento"
La teoria del "non intervento"
Che fare quando tuo figlio subisce e provoca un torto ad un altro bimbo/fratellino/sorellina?
Vi racconto la mia esperienza di bimba, con mia madre che per il totale non intervento, che ci dovevamo scornare da soli. Parlo di me e di mio fratello maggiore. Oppure se lei interveniva era per punire entrambi di malfatte di uno dei due...e le malfatte erano sempre di mio fratello, che era un vero discolo!
Per esempio, io avevo 3 anni e mezzo e lui 5. Si è messo a tirar pietre contro il portone di vetro del condominio, rompendolo. Io asssito alla scena, per curiosità raccolgo un vetrino e mi ferisco un dito. Corro da mamma a dirlo...lei prende il cucchiaio di legno, colpendo diverse volte sulla mano mio fratello che, con grande orgoglio e forza d'animo, non versa una lacrima.
Poi chiama me, mi chiede dove mi ero fatta male. Io mi aspettavo delle coccole, un cerottino, un bacetto...lei mi colpisce violentemente la manina col cucchiaio di legno...io sono rimasta impietrita, ho pianto tantissimo. l'ho odiata, ho pensato che non fosse giusto...che non fosse giusto!!
Oppure mio fratello talvolta mi rubava la bici. Mi rivolgevo a mia madre che mi diceva di cavarmela da sola, che non si metteva nelle beghe dei bimbi. OK...ma se io non posso avere giustizia da un grande, da un genitore...a chi devo rivolgermi? Rassegnarmi ai suprusi? Mah...
Da queste mie esperienze ho plasmato il mio modo di agire. Che se c'è una vera e propria ingiustizia a cui io assisto, ebbene io intervengo. Perchè un bimbo alle volte può aver bisogno di aiuto. Che non significa intervenire nei bisticci di poco conto, ma insegnare che nella nostra società ci può esser un giudice superiore alle parti, che ti aiuta se sei nel giusto e ti redarguisce altrimenti.
Voi che ne pensate? Soprattutto se avete 2 o più figli, come agite di fronte a palesi ingiustizie?
Vi racconto la mia esperienza di bimba, con mia madre che per il totale non intervento, che ci dovevamo scornare da soli. Parlo di me e di mio fratello maggiore. Oppure se lei interveniva era per punire entrambi di malfatte di uno dei due...e le malfatte erano sempre di mio fratello, che era un vero discolo!
Per esempio, io avevo 3 anni e mezzo e lui 5. Si è messo a tirar pietre contro il portone di vetro del condominio, rompendolo. Io asssito alla scena, per curiosità raccolgo un vetrino e mi ferisco un dito. Corro da mamma a dirlo...lei prende il cucchiaio di legno, colpendo diverse volte sulla mano mio fratello che, con grande orgoglio e forza d'animo, non versa una lacrima.
Poi chiama me, mi chiede dove mi ero fatta male. Io mi aspettavo delle coccole, un cerottino, un bacetto...lei mi colpisce violentemente la manina col cucchiaio di legno...io sono rimasta impietrita, ho pianto tantissimo. l'ho odiata, ho pensato che non fosse giusto...che non fosse giusto!!
Oppure mio fratello talvolta mi rubava la bici. Mi rivolgevo a mia madre che mi diceva di cavarmela da sola, che non si metteva nelle beghe dei bimbi. OK...ma se io non posso avere giustizia da un grande, da un genitore...a chi devo rivolgermi? Rassegnarmi ai suprusi? Mah...
Da queste mie esperienze ho plasmato il mio modo di agire. Che se c'è una vera e propria ingiustizia a cui io assisto, ebbene io intervengo. Perchè un bimbo alle volte può aver bisogno di aiuto. Che non significa intervenire nei bisticci di poco conto, ma insegnare che nella nostra società ci può esser un giudice superiore alle parti, che ti aiuta se sei nel giusto e ti redarguisce altrimenti.
Voi che ne pensate? Soprattutto se avete 2 o più figli, come agite di fronte a palesi ingiustizie?
(quello che descrivi di te da piccola a me non sembra un "non intervento", mi pare un intervento, e pure pesante)
io sono a favore del non intervento inteso in modo molto diverso,
ovvero lasciare man mano che crescono sempre più autonomia di auto-gestione e auto-mediazione,
ma aiutandoli ad acquisire gradualmente gli strumenti per contrattare ed accordarsi.
Quando erano piccoli ad es. ci mettevamo insieme a discutere cercando di capire cosa era successo e come risolvere il problema, e io facevo un po' da mediatore, li aiutavo ad esprimersi senza arrabbiarsi e restando in tema.
Man mano che sono cresciuti mi sono sempre più fatta da parte, lasciandoli interagire direttamente (limitandomi a intervenire nelle situazioni di pericolo e a tutelare il piccolo quando era chiaramente sopraffatto causa età e conseguenti minori capacità di espressione).
Fuori casa... dipende.
L'obiettivo resta comunque secondo me aiutarli a imparare a fare da soli,
perché inevitabilmente in breve tempo si troveranno spesso in un numero crescente di situazioni in cui noi non ci siamo.
(per fare da soli non intendo interamente da soli, ma senza di noi, valutando di volta in volta se possono "accordarsi direttamente ocn il bambino in questione o se è necessario rivolgersi all'autorità del momento - che, oltre a noi, può essere l'insegnante, l'allenatore o la mamma dell'amichetto)
io sono a favore del non intervento inteso in modo molto diverso,
ovvero lasciare man mano che crescono sempre più autonomia di auto-gestione e auto-mediazione,
ma aiutandoli ad acquisire gradualmente gli strumenti per contrattare ed accordarsi.
Quando erano piccoli ad es. ci mettevamo insieme a discutere cercando di capire cosa era successo e come risolvere il problema, e io facevo un po' da mediatore, li aiutavo ad esprimersi senza arrabbiarsi e restando in tema.
Man mano che sono cresciuti mi sono sempre più fatta da parte, lasciandoli interagire direttamente (limitandomi a intervenire nelle situazioni di pericolo e a tutelare il piccolo quando era chiaramente sopraffatto causa età e conseguenti minori capacità di espressione).
Fuori casa... dipende.
L'obiettivo resta comunque secondo me aiutarli a imparare a fare da soli,
perché inevitabilmente in breve tempo si troveranno spesso in un numero crescente di situazioni in cui noi non ci siamo.
(per fare da soli non intendo interamente da soli, ma senza di noi, valutando di volta in volta se possono "accordarsi direttamente ocn il bambino in questione o se è necessario rivolgersi all'autorità del momento - che, oltre a noi, può essere l'insegnante, l'allenatore o la mamma dell'amichetto)
Purtroppo succedevano queste cose. I miei non mi hanno mai toccata, ma ricordo che avevo una maestra alle elementari, in prima e seconda, che infliggeva questo tipo di punizioni, se non sapevi le tabelline o la poesia a memoria, una volta a causa di un paio di scarpe nuove che facevano rumore mentre si camminava.nene70 ha scritto:io sto ancora pensando al non intervento e al cucchiaio di legno..
mah,
Spesso arrivavo a casa con le gambe viola, dietro il ginocchio.
Non ho mai capito se fu mandata via.
C'era anche la mamma di un mio amichetto che quando lo puniva usava un ramo tipo di salice. Mamma mia se ci ripenso mi viene la pelle d'oca.
uff, rob, lo so beneRobbina ha scritto:Purtroppo succedevano queste cose. I miei non mi hanno mai toccata, ma ricordo che avevo una maestra alle elementari, in prima e seconda, che infliggeva questo tipo di punizioni, se non sapevi le tabelline o la poesia a memoria, una volta a causa di un paio di scarpe nuove che facevano rumore mentre si camminava.
Spesso arrivavo a casa con le gambe viola, dietro il ginocchio.
Non ho mai capito se fu mandata via.
C'era anche la mamma di un mio amichetto che quando lo puniva usava un ramo tipo di salice. Mamma mia se ci ripenso mi viene la pelle d'oca.
grazie a dio, nemmeno mia madre o mio padre ha mai toccato me e mia sorella,ma il cucchiaio di legno o la pantofola erano di uso comune, come le punizioni a scuola.
il cappello d'asino, dietro la lavagna,le tirate di orecchie, in piedi braccia in alto e gli scappellotti dietro la testa e la riga sulle mani..
umilianti alcune e dolorose altre (dove andavi a scuola?)
comunque io nn intervengo se nn quando degenera veramente la questione.