Eva ha scritto:Niente di frustrante, assolutamente, l'importante è che sia una scelta o che uno se lo possa permettere.
Nel mondo reale, se una donna vuole lavorare e vuole avere famiglia può?
Il principe azzuro l'aiuterà a lavare stirare prendersi cura dei cuccioli mentre lei è in ufficio. Non ci sono sempre i nonni e non sempre ci sono soldi abbastanza per baby sitter o quant'altro.
Per cui a forza di crescere generazioni di principi e principesse, quando uscirà la lavoratrice di turno si troverà castrata.
O no?
No, non la vedo tutta questa deterministica consequenzialità.
Anche io vivo nel mondo reale e ho trovato un equilibrio solido (faccio gesti scaramentici, ma sono 9 anni di matrimonio, uno di convivenza e 10 di fianzamento, per cui qualche somma parziale mi sento di tirarla) che non e' mai pasato per la collaborazione domestica.
E' chiaro che la cura dei bambini e' condivisa.
Ma quella e' una necessità anche di Gianni.
Proprio perche' lavoriamo entrambi e facciamo un lavoro usurante, prendersi cura dei figli diventa un momento di rilassamento, di condivisione.
Se siamo a tavola e c'e' da prendere qualcosa, 99 su 100 mi alzo io.
Sul piano razionale e' assurdo.
Entrambi abbiamo lavorato come dei matti e pure, tornati a casa, lui si accomoda e io trottolo.
Solo che a me porgergli quel piatto caldo e leggere la sua gratitudine mi consola.
Mi fa sentire parte solida di quell'ingranaggio che chiamiamo "famiglia".
Non critico, ben inteso, altri modelli, forse piu' all'avanguardia.
Pero' difendo un modello "semi" tradizionale.
Non necessariamente la cenerentola e' una sfigata, ecco...