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marte71

Messaggio da marte71 » mar mag 17, 2011 10:27 am

Gabry ha scritto:Ah la storia di Diana l'ho inserita anche io :sticazzi:
Davvero pensi abbiano più possibilità di gioco di quante ne avessimo noi?
Io ricordo i miei pomeriggi e quelli delle mie bambine e non c'è confronto, sarà che abitavo in un paesino dove i bambini giocavano per strada e nei cortili e il massimo del gioco comprato era appunto quella stronza di barbie ahaha qui le mie si annoiano con tutto e alla fine si incollano alla tv.
io ho sempre vissuto a milano. al massimo scendevo quelle due ore in cortile. no onestamente, mi sembrano molto più stimolate loro. anche solo nei we, si fa sempre qualcosa PER LORO. che siano i gonfiabili, che sia il parco avventura, a casa dell'amichetta d'inverno. semmai la mia preoccupazione è che non sfruttino la noia, che è gran maestra di vita a volte.


Teresa
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Messaggio da Teresa » mar mag 17, 2011 10:51 am

Lo spunto e' interessantissimo e ci rifletto.
Credo pero' che il modello, come dice dadamarsia, sia ascrivibile piu' ai vestiti, alle luci, alla "fiaba", al lieto fine, e che, di fatto, possa alimentare anche l'immaginazione, il sogno, il mondo fantastico.

Su quanto poi questi sogni di infanzia possano incidere su quelli dell'adolescenza, non lo so o almeno io sono cresciuta con le loro stesse principesse e ho sognato il principe azzurro
e di fatto (lo scrivo sorridendo) in cuor mio sento anche di averlo trovato.

Credo che il modello da contrastare -ma lo rimando ad una fase successiva- non sia tanto quello delle principesse, ma quello della popolarità a tutti i costi.

Carla e Mena conosconosco tutte le principesse disney (ignorano completamente chi possa essere Kate!!) Mena si idnetifica nella Belle e Carla in Pochaonthas.

Lo trovo meraviglioso.
C'e' una principessa in loro e per ora io non ho alcuna intenzione di distruggerla.
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Vale80
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Messaggio da Vale80 » mar mag 17, 2011 10:53 am

Gabry ha scritto:questo articolo illuminante

http://www.internazionale.it/il-culto-d ... na-favola/

C’è una principessa nella testa di ognuna di noi. Dobbiamo distruggerla. Mentre la stampa continua a banchettare sul culto di Kate Middleton, le imprese lucrano sull’insaziabile appetito delle ragazze per i gingilli principeschi: diademi fasulli e manuali di moda alimentano la speranza collettiva che un giorno, se saremo abbastanza buone e belle, anche noi potremo sposare un principe.

Quest’ondata zuccherosa di kitsch rosa scintillante è cominciata a metà degli anni ottanta, amplificando un innocuo sogno a occhi aperti fino a trasformarlo in una spaventosa allucinazione collettiva di buone maniere premiate con privilegi regali. Da quando Disney ha lanciato la sua linea di prodotti Principesse, nel 2000, puntando a infilare tre o quattro ninnoli luccicanti nella stanza di ogni ragazzina, l’ondata è diventata uno tsunami. La linea Principesse ora vale quattro miliardi di sterline ed è il più grande franchise per bambine del mondo. Ma la fiaba non coinvolge solo le più piccole: anche le donne adulte giocano a mascherarsi, organizzano feste in costume da principessa e accorrono a vedere il vestito da sposa di Diana che fa il giro degli Stati Uniti, mentre scrittrici serie dedicano lunghi articoli molto approfonditi ai minimi dettagli dell’esperienza postnuziale di Kate. Siamo tutte impazzite?

Kate Middleton è la perfetta principessa di oggi, nel senso che appare sostanzialmente senza carattere: una bambola da vestire per l’epoca dell’austerità. I nuovi muscoli reali sembrano così rigidamente contratti in quel perenne e lucidato sorriso di docile modesta arrendevolezza che quando ha aperto la bocca per parlare durante la cerimonia in mondovisione, sono sobbalzata sulla sedia. Alla fine si è scoperto che ha detto solo “Sì”, come se qualcuno avesse tirato una cordicella dietro quell’abito principesco per attivare una suono di rituale accettazione.
Per essere una fiaba è sorprendentemente priva di fantasia.

Il breve cammino di Kate da figlia di un milionario a duchessa di Cambridge è stato malamente adattato al vecchio schema di Cenerentola, con commentatori sdolcinati impegnati a descriverla come una donna qualunque che, grazie al fatto di essere carina, poco invadente e opportunamente sottopeso, ha ottenuto in prestito un diadema da principessa e una vita di confronti con la madre di William, tragicamente scomparsa. Middleton non è certo la ragazza della porta accanto, ma il culto della metamorfosi in principessa è, a ben vedere, un culto di mobilità sociale, una fantasia di tradimento di classe grazie alla quale le brave bambine crescendo riescono a ottenere cameriere e maggiordomi. Famosi libri per ragazzi come Il manuale della principessa hanno interi capitoli su come trattare la servitù. Questa è la suprema fantasia della metamorfosi, una favola di autopromozione con volant e lustrini che si dà il caso implica una rigorosa osservanza delle regole della femminilità contemporanea: sorridi e sta’ zitta, sii bella e fatti strada, così verrai ricompensata.

Lo stesso principe azzurro, come osserva Peggy Orenstein nel suo ottimo libro Cinderella ate my daughter (Cenerentola ha mangiato mia figlia) è “secondario rispetto a questa fantasia, nella migliore delle ipotesi una deplorevole necessità”. Una volta infilato l’anello reale al regal dito, una volta acciuffato il vostro principe, nel mondo del reality farsesco e davvero inquietante in onda su Sky, Principe cerca moglie, la sua parte nella storia è finita e la realtà della vita coniugale non compare affatto. Questa visione spietata e mercenaria delle relazioni non è certo un modello positivo per i giovani.

Orenstein osserva che questa principemania è concepita da alcuni genitori come una forma di difesa dalla “sessualizzazione precoce”: il portamatite con il coniglietto di Playboy e le magliette da lolita che altre bambine reclamano a gran voce. Le principesse sono viste come una innocente fantasia che offre virtuosi vantaggi rispetto ai lecca-lecca e ai volteggi intorno al palo della puttanaggine adolescenziale. Sono l’unica a trovare questa scelta non proprio entusiasmante? Alle ragazze vengono offerti due modelli antitetici di femminilità docile e pseudoliberata: la principessa e la pornostar. È un’alternativa che esiste da secoli: vergine o puttana, un bel principe o un bel pappone, chi ti vuoi scopare per conquistare fama e fortuna? Oggi lo spettro colorato delle aspirazioni femminili va solo dal pallido rosa pastello allo sgargiante rosa sexy, con un’occasionale deviazione per il bianco nuziale. Ma lì fuori c’è un intero arcobaleno di esperienze tra cui le ragazze possono scegliere.

La mania delle principesse non è solo un fallimento del femminismo, ma un fallimento dell’intera società che non sa rispettare e valorizzare le sue giovani donne offrendogli qualcosa di più di una inconsistente e rosa fantasia da vissero sempre felici e contenti. Non c’è niente di male nel fantasticare un po’, ma per le bambine di tutto il mondo ci sono sogni migliori che voler solo essere carina come una principessa.



sopratutto la parte centrale relativa al fatto che per le nostre figlie ci siano solo due modelli di riferimento o la bambolina dolce e remissiva che ambisce e sposerà un principe o la lolita dallo sguardo ammaliante (e gli strass persino sullle mutande, le scarpe con il tacco ecc).


Sara mi ha chiesto, e in tempi non sospetti, già un anno fa, come si fa a sposare un principe. Troppi cartoni disney?

Ma davvero Cenerentola è il male minore?
I soldi spesi per l'abbonamento a Internazionale sono stati i meglio spesi dell'anno!!!!!

Questo articolo è geniale, e l'idea che i modelli di riferimento attuali siano proprio quei due è da brivido, però secondo me è proprio così.

Io sono cresciuta a pane e Barbie, però se ci pensate, le Barbie almeno avevano (oltre a proporzioni fisiche senza senso!) tanti "modelli": la mamma della Famiglia Cuore, la Barbie Ufficio, quella multietnica, quella sportiva, la principessa...

Quello che più mi turba delle due alternative prospettate nell'articolo è il fatto che la possibilità di "arrivare" sia associata in entrambi i casi allo scambio "sessuale": questo non solo vanifica 100 anni di femminismo, ma è anche un bruttissimo modo di dipingere il rapporto di coppia, l'amore, il sesso.
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Messaggio da Eva » mar mag 17, 2011 10:55 am

Io cerco sempre di castrare i tentativi di Ceci di voler essere principessa, e per la zoccolaggine non ci siamo ancora arrivate ...
L'attrattiva c'è per modelli comportamentali estremi, non in casa, ma perchè a scuola le più grandi già si atteggiano (in una classe una maestra ha vietato le gonne alle femmine perchè troppo smorfiosette, in 4° elementare), perchè i modelli sociali sono quelli delle modelle/principesse/donne che catturano l'uomo ricco. Il modello di vita facile, dove si ottengono le cose mostrando il culo o "vendendosi" al principe sono dietro l'angolo, sono in ogni rivista, in ogni reality, nelle fiabe tradizionali ... e in quelle reali.
La storia di W e K affascina gli adulti, come possoni le bimbe non farsi trascinare dal sogno di una vita principesca?
Certo è che l'alternativa la dobbiamo proporre noi, con l'esempio di donne che hanno saputo usare il cervello per ottenere quello a cui ambivano e non il corpo.
marte71

Messaggio da marte71 » mar mag 17, 2011 10:57 am

Vale80 ha scritto: Quello che più mi turba delle due alternative prospettate nell'articolo è il fatto che la possibilità di "arrivare" sia associata in entrambi i casi allo scambio "sessuale"
ma arrivare dove essenzialmente?
per la propria realizzazione personale, e lo sottolineo, non serve sposare il principe azzurro o fare la escort. o sono io che sono ingenua?
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Messaggio da sol » mar mag 17, 2011 11:02 am

Lella ha scritto:Io voglio aggiungere un altro punti di vista
il mio di mamma, di due maschi, un pò sorpresa da come le bambine,ragazzine di oggi siano molto più intraprendenti rispetto alla nostra generazione.
Sono più spesso loro già alle elementari a proporsi come fidanzatine.

.

Oserei dire già alla materna :sticazzi:
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Messaggio da Eva » mar mag 17, 2011 11:02 am

Teresa ha scritto:Lo spunto e' interessantissimo e ci rifletto.
Credo pero' che il modello, come dice dadamarsia, sia ascrivibile piu' ai vestiti, alle luci, alla "fiaba", al lieto fine, e che, di fatto, possa alimentare anche l'immaginazione, il sogno, il mondo fantastico.

Su quanto poi questi sogni di infanzia possano incidere su quelli dell'adolescenza, non lo so o almeno io sono cresciuta con le loro stesse principesse e ho sognato il principe azzurro
e di fatto (lo scrivo sorridendo) in cuor mio sento anche di averlo trovato.

Credo che il modello da contrastare -ma lo rimando ad una fase successiva- non sia tanto quello delle principesse, ma quello della popolarità a tutti i costi.

Carla e Mena conosconosco tutte le principesse disney (ignorano completamente chi possa essere Kate!!) Mena si idnetifica nella Belle e Carla in Pochaonthas.

Lo trovo meraviglioso.
C'e' una principessa in loro e per ora io non ho alcuna intenzione di distruggerla.
Io trovo estremamente noiosi i principi e le principesse, e per fortuna non l'ho trovato ... ;-)))

Scherzi a parte e purtroppo per Ceci, io dò sempre una lettura critica delle favole, cercando di farle capire le incongruenze e le cavolate di cui sono intrise ...
Preferisco i dinosauri ...
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Messaggio da Vale80 » mar mag 17, 2011 11:08 am

marte71 ha scritto:ma arrivare dove essenzialmente?
per la propria realizzazione personale, e lo sottolineo, non serve sposare il principe azzurro o fare la escort. o sono io che sono ingenua?
Penso che esista chi considera la realizzazione personale come un qualcosa di raggiungibile sposando il principe o facendo la escort.
La realizzazione personale è sicuramente un concetto molto soggettivo.
Inutile aggiungere che, se tu sei ingenua, lo sono anch'io.
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