Ste76 ha scritto:Io vorrei tanto poterti aiutare, perchè io credo davvero, mi sono già esposta altre volte su questo.
Però... quello che ho passato non mi fa vedere lucidamente il tutto.
Alcune volte ho rabbia, ma nonostante ciò a Dio alla sera parlo, alcune volte gli chiedo ancora perchè, che sono arrabbiata ma mi passerà, forse.
Alcune volte non ho voglia di andare in Chiesa e non ci vado però sono nella fase in cui i bimbi iniziano con i sacramenti, ed io ci credo, anche se era una barba e una noia, quegli insegnamenti mi hanno creato il mio bagaglio, che personalmente lo ritengo valido e spererei che anche i miei figli avessero le stesse idee che ho io.
Quindi alcune volte faccio uno sforzo, perchè per ora è così e li accompagno.
Loro vanno volentieri, non si sono mai lamentati che quell'oretta fosse noiosa.
lo so non ti ho aiutato per niente....
Parto da qui, per chiedere scusa a Ste se le mie parole le sono sembrate un po' dure. Ho riflettutto molto leggendoti, spesso.
Tu credi, la tua non è un cercare un palliativo al dolore, la tua è una convinzione profonda e la rabbia è una dimostrazione di quanto la tua fede sia radicata.
Io ho un cuore che voleva credere e che trovava bello credere e una testa che continuamente lo metteva davanti alla realtà del fatto che mi sentirei ingiusta verso me stessa ad accettare la fede come un modo per vivere più serenamente le mie difficoltà.
vinziana ha scritto:mi tocca troppo da vicino questa discussione, sono tutti i miei dubbi, i miei pensieri, il mio stare in bilico e non sapere come andrà a finire.....ci torno con più serenità
Vinziana, sono ormai 6 anni che ci sto lavorando io. Non è una cosa semplice. Sono cresciuta con una famiglia classica del "facciamo vedere che" mentre sotto la superficie l'indolenza era il vero motore e se non avessi avuto la parrocchia non avrei probabilmente avuto nemmeno i mezzi per farmi certe domande ora.
Ho cominciato a farmi la domanda: ma sono veramente in crisi di fede o solo non mi va di accettare quello che della chiesa non mi va giù? La pigrizia è veramente quella di fare il passo successivo (quindi approfondire i dubbi) o è quella di smettere di discutere e accettare anche le imperfezioni della comunità? Sono partita da qui, Madda,
Rie ha scritto:Ipo... dico innanzitutto che sono colpita da questa tua presa di coscienza. Ho un ricordo di te e di tuo figlio in chiesa a S antimo che mi ha molto toccata, e ripensando a quello immagino quanto difficile sia per te la scelta, intense le sensazione che l'accompagnano.
E Stefano infatti è battezzato perchè speravo ancora di poter rispondere che scavalcando la mia insofferenza per le incoerenze della chiesa avrei salvato quantomeno il messaggio di cristo.
Sono sposata con un ateo superconvinto che speravo in qualche modo di muovere a un piccolo esame personale, chiedendosi se veramente fosse convinto del suo ateismo o non fosse che una posizione presa per influenze esterne.
Fu lui a darmi le informazioni che mi mancavano.
micmar ha scritto:ho appena controllato
ha ragione mirko
Eh si. Purtroppo. Le informazioni che mi mancavano erano tutte quelle che riguardano la sfera scientifica. Non posso negare che frequentare il cicap e venire a contatto con uno spirito critico non abbia influenzato le mie decisioni. Ma sapere che la chiesa ha bisogno della Sindone, ha bisogno di sputare in faccia a millemila anni di scienza per fondarsi sul creazionismo, non ha migliorato la mia spaccatura interna.
Posso far fare ai bambini del nido (lavoro pure in una scuola cattolica, fortunatamente al nido) un lavoro sulla Pasqua, aproffittando della multiculturalità e posso giocare sui simboli che conoscono e individuano, ma non ce la faccio a discutere con una collega che mi dice che dovremmo insegnare che l'umanità è nata da Adamo ed Eva.
Rie ha scritto:
Io sono agnostica con la testa (difficile giurare che nulla ci sia, cosa ne posso sapere?), ma atea col cuore (sento che non c'è niente), e il cuore è straziato perché trovo vuota, desolante, l'assenza di fede.
E' questo il mio dolore. Ma ho anche la consapevolezza che la vera grande difficoltà,ovviamente per me e per il mio punto di vista, il vero grande percorso di "santità" sia accettare questa vita così com'è, cercando di migliorarla per il modo in cui la viviamo e non in funzione di un dio o di un aldilà.
Posso veramente accettare che questa è la mia chance di essere felice e di rendere felice chi mi circonda, o di cambiare qualcosa in meglio senza pensare di farlo per una ricompensa o perchè me lo dice dio? Posso accettare una malattia, un lutto come un evento non voluto e non mandato e tantomeno una prova per me, ma semplicemente per quello che è?
Sarà dura.
Ma se fossi nata in un altro paese,non così legata al cattolicesimo mi sarei fatta molto prima queste domande? C'è una componente culturale?
Allibita ha scritto:Che poi a proposito di battesimo qualche anno fa mi ero informata su come ci si sbattezza, ho lasciato le informazioni sedimentare.
E' un po' un casino.
Si può fare, è una procedura che però vedrei come dolorosa, non vorrei rinnegare le mie matrici. Tuttavia credo che la campagna lanciata dall'uaar sia più che altro per motivi statistici, per far in modo che la chiesa non possa vantare un tot di cristiani, quindi agire economicamente di conseguenza.