nove ha scritto:Io credo di aver educato i miei figli a non essere troppo spaventati dal sangue o da qualche piccolo incidente, ho sempre cercato di minimizzare. Ma li ho cresciuti lo stesso da occidentali. :ghgh: Forse perché tendenzialmente lo sono io, al di là degli sforzi educativi che tento di fare.
Non credo che sarebbero in grado di reggere una madre urlante, di sicuro non Marco, ma nemmeno il piccino, che capisce benissimo quando sto bene o male e agisce di conseguenza (cioè si agita). E la loro presenza mi renderebbe impossibile essere "naturale", concentrarmi su me e sul nascituro. Avrei il pensiero fisso a loro, temo. No, non ci riuscirei. In sala parto anche mio marito mi ha aiutato poco o nulla, in quei momenti sono io da sola. Forse se ci fosse stata mia madre, con lei poteva essere diverso.
Ripeto, il parto in casa mi trova favorevole, ma come nelle vecchie famiglie contadine, avrei in mente un gruppo di donne in aiuto. Ma escluderei bimbi in tenera età. Per me.
Marco una volta ho dovuto portarlo con me ad una ecografia quando ero incinta di Andrea e già vedermi lì lo ha impressionato, figuriamoci. Era tutto preoccupato (e io ero tranquillissima, eh!) e chiedeva ai medici che cosa mi stavano facendo; alla fine un'infermiera lo ha portato fuori a prendere un dolcino al distributore automatico, sennò si metteva a piangere.
L'ecografia non ha nulla di naturale, infatti, anzi, per un bambino di per sé potrebbe essere molto alienante (questa piccola cosa che si muove su uno schermo che dicono essere dentro la mamma ma che si vede lì...).
Tu faresti fatica a concentrarti perché appunto ne hai una visione diversa da quella pienamente "naturale", perché non saresti tranquilla di quello che potrebbe percepire lui. E quindi è un circolo "vizioso" che non ti può far entrare nell'idea che per un bambino potrebbe non essere assolutamente difficile accettare le urla di una madre. Ma un bambino ORA, DA NOI, cresce con l'idea che le urla sono qualcosa che porta solo dolore. In alcuni popoli, per aiutare una donna a partorire, chi sta fuori dalla casa, URLA per aiutarla. E sono urla propiziatorie, con l'idea che l'urlo è BENE, perché permette di venire al mondo.
Il fatto che sentano quando non stai bene... ma è diverso.
Dobbiamo partire dall'idea che una malattia non porta a nulla di buono, un parto porta ad una cosa splendida. Un bambino che si decide di far partecipare ad un parto LO SA. DEVE sapere che il dolore è solo un mezzo per arrivare ad un fine, e che non è invece fine a se stesso. E quindi può partecipare a modo suo al dolore materno in modo positivo, perché sa cosa sta per arrivare.
Aggiungo solo: non è che voglio convincerti che sia giusto, o meno (non so nemmeno io se lo farei, per dire), solo che spesso facciamo fatica ad entrare nella dinamica di queste cose perché partiamo da presupposti troppo lontani da quelli delle persone che affrontano queste scelte.
losbanos ha scritto:questa cosa delle urla mi incuriosisce, ne ho letto in questo thread e anche altrove...
Io pensavo che le urla le facessero sentire solo nei film, perché non ho mai sentito nessuna partoriente urlare dal vivo :occhiodibue:
No no, ti assicuro che le MIE urla devono averle sentite in tutto il reparto :cisssss:
E le urla di per sé sono anche utili al parto, se fatte in modo naturale anch'esse (proprio per una fuoriuscita di aria dal corpo).