La disoccupazione, il lavoro manuale e i "cattivi genitori".
nel mi sarebbe vissuto nella norma, in famiglia ci sono solo due laureati, al massimo un paio di diplomati, il resto ha sempre lavorato fin dalle medie e per certi miei zii, le medie sono state prese alle serali..
pero' tutti amiamo il sapere per se stesso, quindi non sono mancati i corsi..
ho cugini che parlano benissimo un paio di lingue,pur non avendo studiato,solo per il piacere di farlo..io stessa studio da autodidatta per il piacere di sapere..
e la laurea dei miei due cugini è stato motivo di orgoglio e festa in famiglia..
io mi auguro davvero che i miei bambini possano proseguire neli studi ma perchè motivati nel farlo e non per una scelta diversa,dettata dal fatto che sarebbero dei nullafacenti se non studiassero..
pero' tutti amiamo il sapere per se stesso, quindi non sono mancati i corsi..
ho cugini che parlano benissimo un paio di lingue,pur non avendo studiato,solo per il piacere di farlo..io stessa studio da autodidatta per il piacere di sapere..
e la laurea dei miei due cugini è stato motivo di orgoglio e festa in famiglia..
io mi auguro davvero che i miei bambini possano proseguire neli studi ma perchè motivati nel farlo e non per una scelta diversa,dettata dal fatto che sarebbero dei nullafacenti se non studiassero..
Io sono stata la prima laureata di entrambe le famiglie dei miei genitori, ma sia mia madre (che prese la 3 media quando c'erano le profesisonali) che mio padre (diplomato ragioniere) hanno sempre messo lo studio al di sopra di tutto, come strumento di elevazione personale e per avere un lavoro migliore
Quando mia sorella decise di non fare l'Università, mio padre uscì di casa e stesse via per l'intero pomeriggio, a smaltire penso la delusione e anche la fatica ad accettare quello che per lui era (ed è) una scelta incomprensibile.
Detto questo, nel mio ambiente sociale e direi anche nella mia città, l'avere un titolo di studio non è che faccia poi tutta questa differenza, e non sentirei una grande pressione da questo punto di vista.
Devo dire che non sono parte della Brescia-che-conta, o della Brescia-bene, lì forse farebbe la differenza, noi siamo ancora piccola borghesia, per cui se studi lo fai per avere un mestiere, non per avere prestigio
Quando mia sorella decise di non fare l'Università, mio padre uscì di casa e stesse via per l'intero pomeriggio, a smaltire penso la delusione e anche la fatica ad accettare quello che per lui era (ed è) una scelta incomprensibile.
Detto questo, nel mio ambiente sociale e direi anche nella mia città, l'avere un titolo di studio non è che faccia poi tutta questa differenza, e non sentirei una grande pressione da questo punto di vista.
Devo dire che non sono parte della Brescia-che-conta, o della Brescia-bene, lì forse farebbe la differenza, noi siamo ancora piccola borghesia, per cui se studi lo fai per avere un mestiere, non per avere prestigio
..io sono laureata, il mio compagno no (ci siamo conosciuti all'univesità ma poi lui per motivi economici ha dovuto mollare)..e fa un lavoro tecnico pratico..una delle mie sorelle è laureata, una no..mio papà ha spinto perchè io facessi l'università..che poi mi è piaciuta e mi sono anche laureata in corso (per inciso i miei non sono laureati: mamma casalinga, papà piccolo imprenditore)..ed ho preso il titolo, ecc. ecc.
ma se Pietro scegliesse un altra via, diversa da quella dello studio..ok, non ci sarebbero problemi..(finite le superiori s'intende)..io sono spesso "discriminata" perchè ho frequentato ragioneria e non il liceo..ma me ne fergo altamente visto che ora faccio quello per cui ho studiato all'università..e non patirei se mio figlio volesse frequantare un professionale..(ah, e se dovesse essere una questione economica, il mio compagno, diplomato, ora ha un lavoro fisso e guadagna bene..io ho la partita iva e fatico ad arrivare a fine mese per ora)
ma se Pietro scegliesse un altra via, diversa da quella dello studio..ok, non ci sarebbero problemi..(finite le superiori s'intende)..io sono spesso "discriminata" perchè ho frequentato ragioneria e non il liceo..ma me ne fergo altamente visto che ora faccio quello per cui ho studiato all'università..e non patirei se mio figlio volesse frequantare un professionale..(ah, e se dovesse essere una questione economica, il mio compagno, diplomato, ora ha un lavoro fisso e guadagna bene..io ho la partita iva e fatico ad arrivare a fine mese per ora)
da questo punto di vista so gia' di essere un "cattivo genitore".
A differenza di Maddalena, io sono figlia di un forte orientamento forzato.
Avevo una propensione spiccata verso le materie umanistiche, ho sempre sognato una toga da magistrato e mi trovo in testa il berretto dell'ingengere.
Insomma ho avuto dei "cattivi" genitori, ma sono contenta, perche' per quanto non in linea con le mie piu' intime propensioni, e' stata comunque una "carriera" facile, che mi ha dato e mi da moltissime soddisfazioni.
Siamo stati fortunati? non lo so.
Oggi guardo al loro futuro con molto tormento.
Su di noi gravano due ordini di problemi, seri.
Il primo e' l'Italia.
Il secondo e' il SUD dell'ITalia.
per quanto mi riguarda penso che la cultura (soprattutto quella certificata, non solo da autodidatta) sia quanto meno una condizione necessaria (non sufficiente) per cercare di realizzare i proprio sogni.
poi ci vuole dell'altro, sicuramente si, ma intanto quello che voglio fare, da genitore, e' dare loro tutti gli strumenti per la conoscenza e forzarle, per quanto compatibile al loro carattere, ad imparare e a testare il loro apprendimento.
Poi ciascuno fara' di necessità virtù.
Se da medico, avvocato, archietetto trovano godimento (e rendimento) a fare l'imbianchino (giuro!) io sono contenta.
Ma che sia una scelta, non un limite imposto dal non aver voluto studiare per diventare dell'altro.
A differenza di Maddalena, io sono figlia di un forte orientamento forzato.
Avevo una propensione spiccata verso le materie umanistiche, ho sempre sognato una toga da magistrato e mi trovo in testa il berretto dell'ingengere.
Insomma ho avuto dei "cattivi" genitori, ma sono contenta, perche' per quanto non in linea con le mie piu' intime propensioni, e' stata comunque una "carriera" facile, che mi ha dato e mi da moltissime soddisfazioni.
Siamo stati fortunati? non lo so.
Oggi guardo al loro futuro con molto tormento.
Su di noi gravano due ordini di problemi, seri.
Il primo e' l'Italia.
Il secondo e' il SUD dell'ITalia.
per quanto mi riguarda penso che la cultura (soprattutto quella certificata, non solo da autodidatta) sia quanto meno una condizione necessaria (non sufficiente) per cercare di realizzare i proprio sogni.
poi ci vuole dell'altro, sicuramente si, ma intanto quello che voglio fare, da genitore, e' dare loro tutti gli strumenti per la conoscenza e forzarle, per quanto compatibile al loro carattere, ad imparare e a testare il loro apprendimento.
Poi ciascuno fara' di necessità virtù.
Se da medico, avvocato, archietetto trovano godimento (e rendimento) a fare l'imbianchino (giuro!) io sono contenta.
Ma che sia una scelta, non un limite imposto dal non aver voluto studiare per diventare dell'altro.
- Superaffaella
- Utente Vip
- Messaggi: 1679
- Iscritto il: ven dic 15, 2006 11:50 pm
Nella mia famiglia gli unici laureati sono mio suocero e mio cognato. Mio marito non ha mai discusso la tesi. Non mi impressionano i titoli davanti ai nomi. Piuttosto mi incuriosiscono. In negozio ho occasione di parlare con crimilologi, medici legali, archeologi...li trovo lavori affascinanti e faccio tante domande curiose. Ma abbiamo tra i clienti anche un disegnatore della Disney, un insegnante di balli latino americani, una campionessa di ciclismo....e anche a loro faccio tante domande curiose.(abbiamo anche qualche prete, ma a loro mi vergogno di chiedere)
Come dite in molte, forse cio' che mi affascina e il loro sapere di un campo a me sconosciuto, la passione che trapela dai loro racconti , quella luce negli occhi...
Vi diro' che trovo ridicole le signore 50 enni che in spiaggia chiamano i vicini di ombrellone con i titoli:
-Avvocato! Dov'è sua moglie?
-Ma oggi il dottore non c'è?
ahahahahhahaah a momenti fanno le riverenze.
In breve: sto gia' dicendo a mio figlio di non orientarsi nello studio in base ad un eventuale lavoro da svolgere, ma a seconda delle materie che preferisce...affinche' sia sereno e felice a scuola, come gli auguro sara' nella vita.
Entro un mese dovra' scegliere quale seconda lingua studiare alle medie: francese, spagnolo o tedesco. Tutti premono per lo spagnolo che pare sia la seconda lingua piu' diffusa. Io rido e gli ballo davanti nominando i passi di danza classica e i pochi profumi francesi che conosco.... Poi apro il frigo e gli indico birre e wrustell....
Gli ricordo che lui non ha mai visto il mondo di Patty e che quindi partirebbe da zero in tutte e 3 le lingue.......
Penso che fara' anghingo' per scegliere...ahahhaha. L'importante, per me, è che non scelga in base a cio' che fara' l'amichetto preferito.
Come dite in molte, forse cio' che mi affascina e il loro sapere di un campo a me sconosciuto, la passione che trapela dai loro racconti , quella luce negli occhi...
Vi diro' che trovo ridicole le signore 50 enni che in spiaggia chiamano i vicini di ombrellone con i titoli:
-Avvocato! Dov'è sua moglie?
-Ma oggi il dottore non c'è?
ahahahahhahaah a momenti fanno le riverenze.
In breve: sto gia' dicendo a mio figlio di non orientarsi nello studio in base ad un eventuale lavoro da svolgere, ma a seconda delle materie che preferisce...affinche' sia sereno e felice a scuola, come gli auguro sara' nella vita.
Entro un mese dovra' scegliere quale seconda lingua studiare alle medie: francese, spagnolo o tedesco. Tutti premono per lo spagnolo che pare sia la seconda lingua piu' diffusa. Io rido e gli ballo davanti nominando i passi di danza classica e i pochi profumi francesi che conosco.... Poi apro il frigo e gli indico birre e wrustell....
Gli ricordo che lui non ha mai visto il mondo di Patty e che quindi partirebbe da zero in tutte e 3 le lingue.......
Penso che fara' anghingo' per scegliere...ahahhaha. L'importante, per me, è che non scelga in base a cio' che fara' l'amichetto preferito.