vivere l'affetto genitoriale

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Sheireh
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Messaggio da Sheireh » sab dic 18, 2010 9:01 am

Io cerco di ascoltarla, nel senso più intimo della parola.

Cerco di capire a cosa è portata ad apprezzare caratterialmente nella nostra relazione, se le coccole, se le parole, se gli sguardi, se le cose che facciamo o non facciamo... e cerco di regolarmi di conseguenza.

Cerco di esprimerle il mio affetto nel cercare di comprenderla il più possibile, nel farle capire che ci sono e ci sono come LEI mi vuole e non come io voglio impormi.

Certo, non è facile, non è immediato, e soprattutto credo sarà sempre più difficile, perché la vita di un bambino si complica di un sacco di variabili più si prosegue.

Per quanto riguarda la mia infanzia, io anche se guardo indietro adesso trovo un periodo felicissimo e pieno di comprensione per me.
Non ricordo abbracci, baci o "ti voglio bene", ma a me andava e va bene così.
Ma per esempio di mio papà ricordo 9 anni fa, quando piangevo terribilmente perché il mio ex mi aveva lasciato, che è venuto da me, mi ha abbracciato, mi ha detto poche parole, ma così piene di affetto e comprensione che mi ha cambiato la vita, mi ha spinto ad andare oltre a quel momento.


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superstrafra
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Messaggio da superstrafra » sab dic 18, 2010 9:03 am

ecco, anche da noi la frase "ti voglio bene" non si è proprio MAI sentita, come se ci fosse una sorta di strano pudore a rivelare i sentimenti più intimi ed allo stesso tempo naturali per un genitore verso il proprio figlio.

ricordo di aver iniziato a dirlo ad alice che aveva due anni, ed anche adesso ce lo ripetiamo spesso. eppure sono convinta che nemmeno questo basti, che debba esserci una continuità d'intenti su più fronti.

e spesso mi sento in fallo.

con alice, ora che ha quasi 6 anni, mi sento io stesso più trattenuta, come se gli abbracci che le do non abbiano più quella spontaneità di un tempo. ma forse è solo perchè ci penso troppo su e faccio troppa autocritica. boh.

con emma chissà, lei è piccola adesso, ma ho la sensazione di stare in uno scomodo limbo: ho dedicato molto tempo a lei, spesso sottratto ad alice, ma col pensiero che avrei dovuto fare di più per l'altra. mi sento un po' come se le avessi scontentate entrambe nell'inutile smania di fare il meglio.

a volte, confesso, mi sembra di fare inconsciamente il meglio non in quanto tale, per le bimbe, ma secondo i canoni di mia mamma, per avere la sua approvazione.

quando forse basterebbe mettersi un po' più in ascolto e lasciarsi andare, senza troppi sbattimenti, come sono solita fare io...
Daniela
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Messaggio da Daniela » sab dic 18, 2010 9:12 am

superstrafra ha scritto:ecco, anche da noi la frase "ti voglio bene" non si è proprio MAI sentita, come se ci fosse una sorta di strano pudore a rivelare i sentimenti più intimi ed allo stesso tempo naturali per un genitore verso il proprio figlio.

ricordo di aver iniziato a dirlo ad alice che aveva due anni, ed anche adesso ce lo ripetiamo spesso. eppure sono convinta che nemmeno questo basti, che debba esserci una continuità d'intenti su più fronti.

e spesso mi sento in fallo.

con alice, ora che ha quasi 6 anni, mi sento io stesso più trattenuta, come se gli abbracci che le do non abbiano più quella spontaneità di un tempo. ma forse è solo perchè ci penso troppo su e faccio troppa autocritica. boh.

con emma chissà, lei è piccola adesso, ma ho la sensazione di stare in uno scomodo limbo: ho dedicato molto tempo a lei, spesso sottratto ad alice, ma col pensiero che avrei dovuto fare di più per l'altra. mi sento un po' come se le avessi scontentate entrambe nell'inutile smania di fare il meglio.

a volte, confesso, mi sembra di fare inconsciamente il meglio non in quanto tale, per le bimbe, ma secondo i canoni di mia mamma, per avere la sua approvazione.

quando forse basterebbe mettersi un po' più in ascolto e lasciarsi andare, senza troppi sbattimenti, come sono solita fare io...

Questo è quello che intendevo quando parlavo di me con Cristian e Silvia.
Poi credo che, come dice Sheireh, bisogna trovare la modalità di comunicare l'affetto in base alla persona che si ha di fronte.

Ribadiasco, in casa mia è mancato il contatto....
Ma, di quattro figli, solo io ho risentito di questa mancaza.
Agli altri è andata e va bene così.

Lo stesso con i miei. Cristian ha bisogno di sentirsi gratificato anche solo verbalmente. Un "bravo" a lui dimostra più affetto di qualsiasi altra cosa.
Silvia ha bisogno di un contatto non troppo invasivo. Se le do un bacio così è capace di pulirsi e dire "che schifo!!!"
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Messaggio da Teresa » sab dic 18, 2010 9:29 am

Anche io mi sono spesso interrogata sul quanto si sentano amate.
Io, confesso, che quanto piu' crescono piu' mi rendo conto (e questo mi dispiace) che loro in qualche modo non potranno avere tutto quello che ho avuto io e mi chiedo se riusciranno a sentirsi amate tanto quanto mi sono sentita amata io da mia madre e mio padre.
Pur amandole alla follia, spesso mi immalinconisco all'idea che per loro sara' diverso.

Sull'affetto, quello che si manifesta in maniera fisica, non ho dubbi. Io e mia madre, ancora ci salutiamo baciandoci sulla bocca. Sono cresciuta con il bisogno (soddisfatto) di contatto fisico e il nostro affetto passa (anche troppo) fra baci salivosi, carezze, pizzichi, morsi sul sedere reciproci.

Ho piu' dubbi sulla cura, su quella cura a cui si riferiva Paola perche' quel tipo di cura richiede tempo e io, purtroppo, ho molto meno tempo per loro.

Certe forme d'amore passano per un piatto di pasta caldo a pranzo, per un pettinare lungo al mattino, per una passeggiata tranquilla verso la scula, per pezzi di quotidianità che a loro mancheranno e con i quali dovro' fare i conti prima o poi, sperando di trovarle nei miei riguardi piuttosto indulgenti.

PEro', davvero, piu' crescono e piu' mi interrogo su come mi giudicheranno (perche' il sentirsi amati passa anche per una forma di giudizio che ci riservano).
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Paola
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Messaggio da Paola » sab dic 18, 2010 9:48 am

Ma infatti Teresa io a volte mi fermo a "curare" proprio perché temo che i ritmi frenetici portino a non avere il tempo rallentato della cura e lo faccio anche a scapito della tanto amata (dagli psicologi moderni) autonomia.

Un esempio di questi giorni è vestirsi coi vestiti caldi messi sui caloriferi, al mattino a loro piace tantissimo ma per farlo (cioè affinché rimangano caldi) devo aiutarli a vestirsi perché si deve fare in fretta sennò raffreddano.
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Messaggio da girasole75 » sab dic 18, 2010 9:51 am

Non ho avuto un'infanzia esemplare e mia madre poi tanto normale non è, povera donna.
Purtroppo è una persona con grosse problematiche e la sua vita è stata problematica, nonostante l'apparenza di una famiglia normale. Sono portata a credere che questo non sia dipeso solo dalla madre, che era estremamente assillante, ma anche da una sua forte componente caratteriale per cui è sempre stata estremamente poco fiduciosa nelle sue capacità e non è mai riuscita a trovare il suo lato femminile, non cura il proprio corpo come farebbe una donna normale, non conosce dolcezza, è molto nervosa e ha un carattere evitante, crede di dover fare piuttosto di riuscire spontaneamente a dare affetto. Questo non dipende da un metodo educativo o da un suo sbaglio, quanto piuttosto da un carattere estremamente insicuro e ansioso e da un brutto lutto familiare. Credo che una parte dello sviluppo della personalità adulta sia anche la capacità di accettare che le persone a noi più vicine non sono perfette. Il perfetto genitore non esiste, non c'è un manuale da leggere o una teoria da seguire.
Se per questo, non esiste nemmeno il figlio perfetto.
Sono daccordo su quanto scrivete per il fatto che l'approccio educativo delle precedenti generazioni era basato su dimostrazioni di affetto poco legate al vero e proprio coccolare fisicamente, aspetto invece che ritengo importantissimo, però alla base di tutto per me ci sono persone che non sanno amare e persone che lo sanno fare.
Nel primo caso non si piò pretendere più di tanto o meglio... forse come figli si dovrebbe fare ma rimarrebbe un'inutile delusione!
Perciò non riesco a rimproverare nulla a mia madre ma, a 35 anni suonati, ammetto che non è quello materno il suo ruolo migliore. Io però sono un'altra persona!
Teresa
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Messaggio da Teresa » sab dic 18, 2010 9:55 am

Paola M. ha scritto:Ma infatti Teresa io a volte mi fermo a "curare" proprio perché temo che i ritmi frenetici portino a non avere il tempo rallentato della cura e lo faccio anche a scapito della tanto amata (dagli psicologi moderni) autonomia.

Un esempio di questi giorni è vestirsi coi vestiti caldi messi sui caloriferi, al mattino a loro piace tantissimo ma per farlo (cioè affinché rimangano caldi) devo aiutarli a vestirsi perché si deve fare in fretta sennò raffreddano.
su questo sto soridendo da sola.
E' una cosa che hanno chiesto anche a me.
Mena mi ha detto "voglio i vestiti caldi, come me li mette nonna Carla".

La settimana scorsa sono stata ad un corso e mia suocera e' venuta a dormire qui per un paio di giorni ed evidentemente aveva questa bellissima abitudine di vestirle con i vestiti caldi.

Sto sorridendo, perche' in queste cose, sei antica come mia suocera e lo sai che ti sto facendo il piu' grande dei complimenti.
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Messaggio da Paola » sab dic 18, 2010 10:05 am

Lo so, compresa la colazione che porto a letto ai maschi di casa.

Ritirataaaaaaaaaaaaaaaaaaa ahahahha
(che so che c'è qualche moglie che chiede il caffè sul divano, mentre io lo offro MESCOLATO ahhah)
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