Vivere l'infertilità

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Gwen

Messaggio da Gwen » mar nov 23, 2010 3:27 pm

Chloe83 ha scritto:Intendendo la morte come assenza di vita però sì, è mortale. Si muore di tante piccole morti, a rate.
Mio marito, per dire, ha vissuto la malattia mortale del padre, e poi questo, e sostiene che il dolore per il padre aveva un fondo, una fine. Questo, prima che nascesse la Panz (e forse anche dopo, ma con un abisso di differenze in mezzo), no.
Dio santo. Io ho visto morire una persona cara e tu lo sai, ma no, non riuscirei a paragonarlo, è proprio soggettivo......


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Messaggio da acqualimpida » mar nov 23, 2010 3:33 pm

Gwen ha scritto:Dio santo. Io ho visto morire una persona cara e tu lo sai, ma no, non riuscirei a paragonarlo, è proprio soggettivo......
ma tu hai vissuto di persona il problema?
Gwen

Messaggio da Gwen » mar nov 23, 2010 3:37 pm

acqualimpida ha scritto:ma tu hai vissuto di persona il problema?
no infatti dicevo che è soggettivo. Però ho perso una persona cara e so che è l'unica cosa per la quale non c'è proprio più niente da fare.
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Messaggio da acqualimpida » mar nov 23, 2010 3:39 pm

Gwen ha scritto:no infatti dicevo che è soggettivo. Però ho perso una persona cara e so che è l'unica cosa per la quale non c'è proprio più niente da fare.
penso che tu abbia una visione diversa della situazione..comunque fare scale di sofferenza non è molto utile..anche perchè il discorso era impostato in modo diverso secondo me..si parlava di cosa una malattia provoca in te paziente che la vivi non nelle persone vicine..
Gwen

Messaggio da Gwen » mar nov 23, 2010 3:40 pm

oh non fraintendetemi, sono stata io a tirar su quel punto dell'articolo perchè pensavo che fosse una cosa positiva far capire che si tratta di una malattia e che lo stato mentale sia destabilizzante oltremodo. Odio quelli che la fanno semplice senza mettersi nei panni altrui.

Però ecco, è una malattia, è una malattia cronica con relativa distruzione psicologica, ma con la morte la vita finisce.
Di fatto.
In tutto.
In tutte le sue cose belle. TUTTE.

E' ancora più brutto, ecco perchè non riesco a paragonare le due cose pienamente.
Gwen

Messaggio da Gwen » mar nov 23, 2010 3:41 pm

acqualimpida ha scritto:penso che tu abbia una visione diversa della situazione..comunque fare scale di sofferenza non è molto utile..anche perchè il discorso era impostato in modo diverso secondo me..si parlava di cosa una malattia provoca in te paziente che la vivi non nelle persone vicine..
ho risposto, leggi magari è più chiaro quello che intendevo.
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Messaggio da daniele1968 » mar nov 23, 2010 5:05 pm

Scrj ha scritto:Ti dico una cosa: di chiunque sia la causa la donna vive l'infertilità come "causa sua", si sente inadeguata comunque.
Questo perchè la maternità e la paternità passano comunque attraverso di lei.
L'amore è sì nella solidarietà, ma anche nell'accettazione, nel capire che senza voi due non esiste l'altro/a.



Acqua leggi bene tutto, soprattutto il passaggio delle crisi.
è impossibile non provare rabbia, delusione, incazzatura, chiusura con il mondo intero ma è fondamentale capire che è fisiologica e non patologica.
è importante riuscire a portare il "peso" dell'infertilità come una sfiDa da superare, perchè se la si vive solo ed esclusivamente come una sfiGa rischi di non muoverti mai nella direzione giusta.
Posso assicurare che anche l'uomo sterile, come me, non la vive bene.Capisco perfettamente che siete voi a sopportare le punture di ormoni, lo stress e quant'altro, ma sta proprio nella coppia unita ad affrontare il percorso insieme, senza mai addossare le colpe all'uno o all'altra.
Essere sterili non è mai una colpa.....per nessuno.
Daniele
Un sito utile per noi ricercatori di bimbi è http://www.cercounbimbo.net
un bacio
Daniele
Chloe83

Messaggio da Chloe83 » mar nov 23, 2010 7:06 pm

Gwen ha scritto:oh non fraintendetemi, sono stata io a tirar su quel punto dell'articolo perchè pensavo che fosse una cosa positiva far capire che si tratta di una malattia e che lo stato mentale sia destabilizzante oltremodo. Odio quelli che la fanno semplice senza mettersi nei panni altrui.

Però ecco, è una malattia, è una malattia cronica con relativa distruzione psicologica, ma con la morte la vita finisce.
Di fatto.
In tutto.
In tutte le sue cose belle. TUTTE.

E' ancora più brutto, ecco perchè non riesco a paragonare le due cose pienamente.
La morte è anche fine della sofferenza in certi casi, c'è dolore ma anche sollievo nel vedere la fine della sofferenza, del declino. Per altri dolori la sofferenza dura e si rinnova. Mettici poi che perdere un genitore in qualche modo è "naturale" (capiscimi bene, eh, naturale nel senso che fa parte del ciclo della vita, poi è straziante comunque), non potersi riprodurre no.
Ma comunque fare scale di dolore non ha senso.
Dicevo per dire che per me non è improprio paragonarlo come dolore a quello di una malattia.
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