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da kia » mar mar 03, 2009 11:39 am
ho cambiato idea. Lo scrivo qui, così magari potrà essere utile ad altre.
La mia gravidanza è stata cercata, voluta, ero al settimo cielo, tutto è andato a meraviglia. un mese circa prima del parto ho cominciato a sentirmi ansiosa, non per il parto, non avevo paura del dolore, ma per il dopo. Mi tornavano in mente tutte le cronache delle madri assassine. Mi ossessionava l'idea di poter essere una di loro. Questi pensieri comparivano sporadicamente ma mi facevano sentire irrequieta, ansiosa.
Il giorno del parto ero la donna più felice del mondo, il dolore era sopportabile e poi quell'onda di benessere, felicità allo stato puro appena venuto al mondo Leonardo, non la scorderò mai.
Il giorno stesso della nascita ero stanchissima ma felice, Leonardo si dimostrò subito un bambino vorace e con pochissima voglia di dormire. Ero sicuramente frastornata dall'andirivieni di parenti e amici, dall'ansia di voler imparare ad accudirlo.
Il secondo giorno di ospedale cominciai a sentirmi irrequieta quando mio marito la sera andava via, sapevo che mi aspettava una notte insonne perché Leonardo stava attaccato tutta la notte e le poche volte che si staccava piangeva.
Una sera l'infermiera mi chiese come mai non si calmava. Avrei voluto urlarle "ma cosa cavolo ne so io?" ma mi venne solo da piangere. Lei si offri di portarlo in nursery una mezz'ora per farmi dormire. Acconsentii. Io però lo sentivo piangere e mi sentii tremendamente in colpa. Così andai a riprenderlo dopo nemmeno un minuto. L'infermiera acconsentì a farmelo riportare in stanza. L'indomani dissi a mio marito che volevo tornare a casa. Così firmai le dimissioni un giorno prima.
Arrivata a casa mi sentii sollevata. Il giorno dopo però andai al controllo del peso e l'infermiera di turno mi disse che il bambino era calato ancora e non andava bene. Mi fece sentire incapace di nutrire mio figlio. Mi misi a piangere, presi mio figlio e tornai a casa.
La mattina che mio marito doveva tornare a lavorare mi prese il terrore all'idea di stare sola con mio figlio così chiesi aiuto a mia madre, pregandola di venire da me. La sua presenza mi faceva sentire incapace ma sentivo di non essere al sicuro da sola con mio figlio. Questa sensazione durò per circa due settimane. La notte, dopo l'ennesima poppata, mi infilavo sotto le coperte dopo aver dato il bambino in braccio a mio marito, e cominciavo a tremare e a piangere. Avrei fatto qualsiasi cosa per non doverlo allattare ogni mezz'ora. I miei capezzoli sanguinavano di continuo, il bambino piangeva disperatamente anche per il reflusso (scoperto dopo) e perché la montata tardava ad arrivare.
Una sera, su consiglio dell'infermiera, provai a tirarmi il latte per verificarne la quantità. Ricordo che mi sedetti sulla sedia di cucina, con il seno al vento e mentre spremevo latte i miei occhi facevano uscire litri di lacrime. Una goccia di latte, un litro di lacrime. Il latte era pochissimo. Dissi a mio marito che volevo passare al latte artificiale, lui mi rispose che era dovere di ogni madre nutrire il proprio figlio. Mi sentii paralizzata, il mio cuore si strinse in una morsa. Sanguinava il seno, sanguinava la lacerazione, sanguinava il mio cuore.
La notte successiva, in preda alla disperazione, presi il biberon e il latte che tenevo per sicurezza. Lo offrii a leonardo il quale lo sputò subito piangendo disperato.
Presi allora quel fagottino tra le braccia, gli chiesi scusa tra le lacrime e gli offrii il seno. Lui si calmò. E così feci anche io.
Da quel momento cominciai l'allattamento con più rilassatezza. Ero stanca ma ormai sapevo cosa dovevo fare. Il mio umore riprese il volo, riuscivo a stare sola con mio figlio. Sapevo di essere in grado di prendermene cura.
Non ero più terrorizzata dalla paura di potergli fare del male, di poter essere una madre assassina.
Ero finalmente felice di essere mamma.
L'ho allattato fino ad un anno di età. In ogni caso l'equilibrio, la serenità vera posso dire di averle conquistate dopo quasi due anni. Prima vivevo l'essere madre con tensione, con preoccupazione, con insicurezza.
Di tutto ciò restano solo nuvole lontane all'orizzonte.