Ciao Osvaldo

  osvaldo.jpg                                                              E così te ne sei andato anche tu, tranquillo e serafico come sempre, guardandoci negli occhi fino all’ultimo istante mentre ti tenevo in braccio e ascoltandomi mentre raccontavo di te alla veterinaria con un nodo alla gola.

Te lo meriti, che si racconti la tua storia, che si racconti la tua dolcezza, anche se diciamocelo, adesso fa un po’ male, perché mi fa incazzare che stasera quando tornerò a casa non ci sarai e non potrò salutarti come facevo ogni sera.

Ti ho visto una sera che ero andato in un negozio di animali a prendere le crocchette in quella gabbiona, circondato da una miriade di cuccioli che ti stavano dando il tormento e te ne stavi lì rassegnato. Forse sapevi che il tuo destino era quello di rimanere in quella gabbia e vedere cuccioli arrivare ed andarsene perché tu avevi perso il giro, eri rimasto indietro, e oramai eri grande e tutti vogliono un cucciolo.

Ti ho guardato negli occhi e ti ho tirato fuori dalla gabbia nonostante le proteste della padrona del negozio che ti descriveva come un demonio impellicciato che mordeva a più non posso e ti ho tenuto in braccio mentre facevo la spesa.

Al momento di arrivare alla cassa ho fatto quello che sapevamo entrambi essere giusto e ho detto "lui viene con me".

Da quel giorno sei stato il ciccione di casa, l’orsacchiotto argentato che non riusciva a salire sul letto o sul divano mentre tutti gli altri ti correvano intorno e salivano dappertutto.
Ma tu lo sapevi che per te c’era sempre qualcuno a metterti la mano sotto la pancia e a tirarti su.

Osvaldo, la tua fissa per le palline, ricordi?
Passavi tutto il tempo a trasportare palline da una parte all’altra della stanza, le nascondevi. E quando qualcuno scopriva il tuo nascondiglio ne cercavi un altro e ricominciavi da capo.
E ti ricordi di quando siamo andati a prendere insieme Harley?
Nessuno ci credeva che sareste stati insieme fin da subito e invece? Dopo 5 minuti dormivate già acciambellati.

E quando Harley ha iniziato a rubarti le palline?
Ricordi? Qualsiasi altro furetto degno del suo rango avrebbe iniziato a dare da matto ed a litigare. Tu no.
Tu l’osservavi mentre se ne andava incerta a nascondere la tua pallina, aspettavi che la mettesse giù e poi te ne andavi placido a riprendertela.
Mi piace pensare che nella tua gentilezza ti rendessi conto che quella furetta cieca aveva avuto una vita ben peggiore della tua e quindi potevi anche concederle di rubarti i tuoi giochi preferiti.

Ho sempre pensato che quando sarebbe venuto il tuo momento si sarebbe spezzato qualcosa, qualcosa sarebbe cambiato.
Ed è vero.
Non ci saranno più furetti dopo che i quattro che sono rimasti se ne saranno andati.

Ecco… ora ti ho raccontato.
E mi ha fatto bene perché finalmente quel groppo che avevo da ieri sera se n’è andato e riesco a piangerti per quei 5 minuti.
E poi, come sempre, rimarranno solo bei ricordi.

Ti chiedo un solo favore se ancora te ne stai accucciato qui intorno da qualche parte.
Puoi stare vicino ad Aristotele per un po’ per favore? Mi sa che ha bisogno del tuo aiuto… dai… sei stato sempre pigro e il tempo per riposarti ce l’hai avuto a iosa. Non ti costa tanto no?

Un bacio
Il tuo papone.

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