Africa – Attenti all’Honey Badger!

elefanteQuando dissi a mio padre che quell’anno sarei andata in vacanza in Botswana, lui rispose che proprio non capiva cosa ci andassi a fare. "Non c’è niente, gli animali si vedono meglio nei documentari", mi disse. Quasi mi aveva convinta.
Ci andai comunque e ora posso dire che sì, ho visto le cose che si vedono nei documentari ma sfido qualunque documentario a farti sentire l’odore della savana o quello di una carcassa di elefante divorato dai leoni e ancora vegliato dai familiari, nell’eterno gioco di vita e di morte che qui si consuma giorno dopo giorno.

Sfido qualunque documentario a farti sentire le risate delle iene, i ruggiti dei leoni o i "grugniti" degli ippopotami così vicino al campo, la notte. 

Sfido qualunque documentario a farti provare l’emozione di fissare lo sguardo in quello altero e maestoso di un leopardo.

Sfido qualunque documentario a farti provare l’emozione di sentirti piccolo in una terra immensa e bellissima che appartiene solo a se stessa e alle creature che la abitano, e che ogni sera ti porta in dono uno splendido tramonto, ogni sera uguale alla sera precedente, eppure diverso e poi milioni e milioni di stelle, come noi non siamo più abituati a vederne.

 

Emozioni, sensazioni, brividi a volte. Questo è stato per me il Botswana: impressioni "a mai finire", come avrebbe detto uno dei miei compagni di viaggio.

 

Impressione numero 1: L’insostenibile leggerezza dell’elefante

È bellissimo ascoltare un elefante che la notte si avvicina alla tua tenda: all’inizio si sente un fruscio, come se si stesse alzando il vento fra le foglie degli alberi intorno, poi il fruscio si avvicina, poi i passi sulla sabbia: puffpuffpuff… L’elefante passa a pochi centimetri dalla tua tenda e non la sfiora neppure, i puff puff si allontanano e rimane il fruscio, come di vento, che si allontana anch’esso.
Una creatura tanto grande e pesante, eppure così delicata. Mi piace pensare all’elefante come a un soffio di vento nella foresta, che arriva, ti sfiora, e se ne va. 

 

Impressione numero 2: attenti all’Honey Badger!

C’erano una sera 13 italiani intorno al fuoco da campo che chiacchieravano amabilmente dopo una delle loro succulente cene africane, quando improvvisamente dal buio comparve una simpatica bestiola nera e grigia, simile a un tasso, che si apprestò a leccare la zona dove gli incauti italiani avevano scolato il riso. La bestiola era così tenera e carina che i 13 italiani le avrebbero sicuramente dato qualcosa da mangiare, se non fosse stato per David e Balipi (guide, nonché – in questa situazione – salvatori) che, accortisi del simpatico animaletto, spiccarono un balzo indietro gridando "Dangerous!" (loro che non hanno mai paura di nulla?!?!) e portandosi a debita distanza dalla creatura.
Già, perché tutti pensano che gli animali più pericolosi dell’Africa siano i leoni, gli ippopotami, i bufali, i serpenti e quant’altro e invece no! Il pericolo africano numero uno è proprio lui, il simpatico animaletto che quella notte decise di farci visita, l’Honey Badger o Mellivora Capensis, che dir si voglia (leccamiele per gli amici)! Pensate che questa simpatica bestiola è in grado di uccidere un leone, ed è probabilmente l’unico animale che può attaccare l’uomo anche se non provocato, persino dentro le tende, se gli sembra che potrebbe esserci qualcosa di buono (è un golosone e va matto per i dolci)! La sua tattica è delle più subdole: si attacca ai genitali delle vittime e non molla finchè non si sono dissanguate e, dulcis in fundo, grazie alla sua "gommosità" è praticamente indistruttibile: forse un tirannosauro potrebbe riuscire a ucciderlo, ma l’evento è piuttosto raro di questi tempi.
Inutile dire che quella notte il nostro sonno non è stato dei più tranquilli.

 

Impressione numero 3: consigli pratici per meccanici e carrozzieri

Il radiatore della vostra macchina è bucato? Niente di meglio di una bustina di peperoncino in polvere per ripararlo e siete a posto per almeno 1000 Km di sterrato (e che sterrato!). Ci hanno detto che anche la farina di mais può andar bene, ma a volte lascia dei depositi.
Il vostro mezzo di trasporto mostra segni di cedimenti strutturali? Niente paura! Basta non farci caso, o – se cede– è sufficiente reperire qualche pezzo di legno, un po’ di corda e scotch e 6 baldi giovani pronti a tutto pur di proseguire il viaggio e dopo un’oretta di fatica sotto il sole cocente di mezzogiorno in Botswana il gioco è fatto!

 

Impressione numero 4: tutto può accadere e tutto può non accadere

Quando chiedevamo a David e Balipi se secondo loro i babbuini sarebbero venuti e ci avrebbero messo a soqquadro il campo (come spesso accade), loro rispondevano che i babbuini a volte vengono, a volte no. Non si poteva sapere.
Quando chiedevamo a David quante ore ci avremmo messo ad arrivare a Kasane, lui rispondeva che avremmo potuto metterci 5 ore, ma anche 8 ore. Non si poteva sapere.
Quando chiedevamo a David e Balipi quali animali avremmo potuto vedere un giorno a Moremi, loro rispondevano che gli animali potevano andare a bere di qui, ma anche di là, e noi avremmo potuto vedere qualcosa, oppure no. Non si poteva sapere.
Quando chiedevamo a Balipi cose ne sarebbe stato di lui una volta finito il suo lavoro di guida con noi, lui rispondeva che sarebbe tornato a casa e poi… non si poteva sapere. Lo diceva sorridendo.
Tutto può accadere, niente può accadere e allora perché preoccuparsi tanto di prevedere, prevenire, programmare? Meglio stare a vedere cosa succederà e goderselo se è il caso. 

 

I 10 comandamenti del Botswana

  • In Africa non c’è fretta.
  • Non tentare di fotografare un’antilope di Roan di fronte: è impossibile.
  • Porta con te qualche busta di peperoncino in polvere.
  • Non chiederti cosa potrai vedere ma godi di quel che vedi.
  • Non tentare di mantenere pulite le tue unghie.
  • Se non hai potuto incontrare i Boscimani non rimpiangerlo: sarà la scusa per tornare in Botswana un’altra volta.
  • Stai attento all’Honey Badger.
  • Stai attento all’Honey Badger.
  • Stai attento all’Honey Badger.
  • E se ti capiterà la fortuna di avere David come guida cantagli "L’oselin della comare": gli piace tantissimo!     

NELLA PAGINA SEGUENTE LE FOTOGRAFIE

la_mia_africa 

 


 

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