Bambini sempre malati: qualche suggerimento

Buongiorno,
la mia bimba ha 2 anni, va all’asilo nido e purtroppo è sempre, sempre ammalata, ha sempre tosse e raffreddore, ci sono giorni che va meglio e giorni che peggiora.
Circa 15 giorni fa la pediatra mi ha prescritto il clavulin in quanto aveva il catarro giallo, con tosse molto secca e il bentelan da 0,5, 2 al giorno, una al mattino e una alla sera per calmare la tosse, (tossiva talmente tanto che vomitava il cibo, e di notte era un vero dramma, tossiva quasi tutta la notte, la febbre non c’era). 
Tutto sembrava che procedesse per il meglio, la bimba migliorava, la tosse era diventata morbida  e di notte tossiva pochissimo, così ho sospeso il bentelan (premetto che il bentelan l’ho usato per 3-4 giorni al massimo).
Dopo 4 giorni dalla fine del clavulin è ritornato il raffreddore fortissimo senza febbre, senza catarro giallo, ma con tanta tosse morbida (più di quella che aveva già).
Visto che la mia pediatra era in ferie, sono andata dalla sostituta e mi ha detto che i polmoni erano liberi ma le orecchie molto rosse (premetto che la bambina ha già fatto 3 otiti), mi ha dato delle supposte di niflam 2 al giorno, argotone per liberare il nasino alla sera e una supposta alla sera di ozopulmin, ma per la tosse non mi ha dato nulla.
Ora sono 5 giorni che pratico questa terapia ma la situazione è migliorata pochissimo, in passato ho usato vari sciroppi per la tosse, lisomucil, stodal, fluifort ma senza successo, anzi hanno solo fatto venire la diarrea.
Ora le chiedo, secondo lei è giusta la terapia che mi ha dato la pediatra? Per quanto tempo devo andare avanti con questa terapia? E per la tosse morbida esiste qualche farmaco veramente valido per eliminarla?
Le chiedo un’ultima cosa, la bimba ha i dentini inferiori davanti gialli, le lavo i denti tutte le sere, uso da molto tempo lo zimafluor, come mai saranno diventati gialli? Non so se le può essere utile per un’eventuale terapia ma la bimba assume il Nopron. 
La ringrazio infinitamente e le porgo distinti saluti,
Cristina

Cara Cristina,
come saprai bene, il problema della tua bimba è comune alla stragrande maggioranza dei bambini che frequentano l’asilo-nido, soprattutto così presto.
Il secondo anno di vita è un periodo delicato per i bambini: spariti gli anticorpi trasmessi dalla madre attraverso la placenta prima e il latte materno poi e senza avere ancora avuto il tempo di formare i propri anticorpi perché le occasioni di contatto con virus e batteri sono appena cominciate, i piccoli si trovano in difficoltà perché a loro manca proprio la prima barriera contro le infezioni, soprattutto quella che combatte i microbi appena essi si installano sulle mucose (vie respiratorie o sistema gastroenterico).
Siccome più dell’80% delle infezioni di questa età sono virali, quindi non aggredibili dagli antibiotici, le armi a disposizione per combatterle praticamente non esistono, se non fosse per le vaccinazioni e per qualche farmaco sintomatico come l’antipiretico o l’antinfiammatorio o il mucolitico che non risolvono il problema ma ne attenuano soltanto i sintomi.
I virus in circolazione sono decine di migliaia, le vaccinazioni solo poco più di una decina, capisci bene allora come ci sia veramente molto poco da fare per i frequenti malanni dei piccoli: talmente poco che, al limite, dare qualcosa o non dare nulla, spesso, porta agli stessi risultati.
La miglior cosa da fare sarebbe l’allontanamento dalle fonti di contagio per alcuni mesi.
In questo modo il bambino vivrebbe tranquillo a casa, non certo in ambiente sterile e sotto una cappa di vetro, ma comunque in un ambiente meno affollato e con possibilità di contagio decisamente ridotte.
Questi pochi contatti con virus e batteri sarebbero però sufficienti per stimolare il suo sistema immunitario ancora vergine e immaturo e piano piano, mese dopo mese, gli anticorpi si formerebbero ugualmente ma in modo più fisiologico, senza che l’organismo del piccolo sia eccessivamente stimolato e pressato da sollecitazioni continue.
Un altro accorgimento meno drastico ma altrettanto valido sarebbe quello di tenere a casa da scuola i bimbi per almeno una o due settimane dopo la guarigione di una malattia: il tempo di far loro superare quel periodo, più o meno breve a secondo della malattia, di depressione immunitaria che segue molte patologie infettive virali.
I bimbi, invece, per necessità, tornano a scuola o all’asilo appena guariti o anche non del tutto guariti e siccome tutti i bimbi si comportano così, gli asili diventano dei veri ricettacoli e serbatoi di germi e virus e si crea il circolo vizioso delle continue reinfezioni che ogni mamma conosce bene.
A questo punto non si può chiedere più di tanto alla medicina e soprattutto non vale la pena somministrare tanti farmaci ai bambini senza modificare il loro stile di vita.
L’effetto di un mucolitico o di un espettorante è praticamente sovrapponibile a quello di una corretta idratazione del piccolo e dell’umidificazione dell’aria che respira, l’effetto dell’antipiretico è simile o sovrapponibile a quello dei rimedi pratici come idratare il bambino e praticare spugnature tiepide oppure un bagnetto con acqua tiepida: provare per credere.
Le uniche decisioni importanti che può prendere un pediatra visitando un bambino che si ammala spesso andando al nido sono essenzialmente una buona diagnosi iniziale di infezione virale o batterica (non affatto facile per la verità) e di che tipo di malattia si tratta, la prescrizione solo dei farmaci veramente utili, che si riducono essenzialmente agli antibiotici ammesso che siano prescritti quelli idonei per la patologia in atto –  perché uno non vale l’altro –  e ammesso che sia una patologia che se ne giova e il controllo stretto e ripetuto del bambino fino alla sua guarigione definitiva.
Quando un farmaco viene prescritto a ragion veduta e con motivazioni serie, non manca di essere efficace e sia il medico che il genitore non sentono il bisogno di cambiarlo di continuo.
Quando, invece, nel corso di una stessa malattia, vengono prescritti più farmaci diversi, a parte i casi di evoluzione non prevedibile in un senso o in un altro della patologia di partenza, di solito vuol dire che sulla prescrizione non si è riflettuto abbastanza e il farmaco è stato dato più a causa della insistenza del genitore che per la sua reale efficacia. Per questi motivi non posso rispondere alla tua domanda se la terapia prescritta alla tua bimba è giusta o meno: senza poterla visitare capisci bene che non posso avere nemmeno una opinione. Ma perché non dovresti fidarti?
In conclusione di lettera mi accenni al nopron: possono essere collegati i problemi di sonno della piccola con le sue frequenti malattie? Esiste una costituzione allergica? Mi elenchi dettagliatamente tutti i farmaci che ha assunto la piccola ma, in fondo, non mi dici nulla di lei se non che tende ad ammalarsi di continuo e quindi mi è impossibile formulare una opinione anche generica.
La storia dettagliata della piccola, a cominciare dal concepimento se non addirittura dalla storia clinica dei genitori, è importantissima per avere un’idea precisa del piccolo paziente: trarre conclusioni senza questi dati non è possibile.
Un caro saluto,
Daniela

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