20 mesi di allattamento indimenticabile: Alessandro

Allattamentoalex.jpgÈ stato meraviglioso. È stato naturale. È costato fatica, talvolta, ma è stata un’esperienza unica.
Vi lascio la mia testimonianza, anzi, la nostra, mia e di Alex, ora27 mesi, che quando è venuto il momento si è staccato da solo dal mioseno.

Maggio 2003
Una sorpresa in serbo per la neomamma scettica
Al corso preparto mi chiedono quali sono le mie aspettative versol’allattamento. Circondata da esempi poco confortanti, rispondo senzatroppo entusiasmo: un lavoraccio, ma qualcuno deve pur farlo e alneonato giova, almeno così dicono i medici. Se non dovessi riuscirci,sono venuta su benissimo a latte artificiale, e comunque che orrore ibambini grandi che poppano, appena il mio compie sei mesi, smetto!

Sono diventata un’esaltata dell’allattamento prolungato.

Morale: mai dire mai, la realtà a volte ci coglie di sorpresa el’istinto passa come un caterpillar sulle tiepide considerazionirazionali.

Giugno 2003
Il richiamo della foresta
Alex nasce con taglio cesareo, la montata lattea si fa desiderare. Il peso delbimbo è calato troppo e al terzo giorno mi prospettano il latteartificiale. Stando alla mia opinione al corso preparto, dovreitranquillizzarmi e passare al biberon.

Invece, colpo di scena! Lamontata lattea mi viene proprio in quell’istante. È un capogiro,vampate di caldo, sete peggio che nel deserto del Sahara, pulsare delsangue alle tempie. Insieme al latte, non so cosa mi succede. Travoltadagli ormoni, io che sono d’indole così mite, aggredisco pediatra epuericultrici urlando che mio figlio non avrà una goccia di latteartificiale. Loro, allibiti, dicono che è meglio per la sua salute dareuna giunta. Io rifiuto. Insistono. Sperano di scoraggiarmi obbligandomialla doppia pesata, che significa trascinarmi avanti e indietro per uncorridoio infinito dieci volte al giorno, dolorante per l’operazione,avendo come meta la bilancia del nido e addosso l’ansia da prestazione.

Pur di evitare il biberon, accetto. Lotto come una leonessa, allattocome una mucchina, mi sforzo di tenere in camera di notte il cucciolo,che per giunta è pigro nel ciucciare e alla fine: vittoria! Il pesorisale. Lo allatterò io!

Giugno 2003-Gennaio 2004
Solo latte di mamma
Nell’idillio della simbiosi con Alex, mi cullo felice nei mesidell’allattamento esclusivo. Guardo con orgoglio le piegoline di cicciache si moltiplicano per merito mio, il ragnetto magro e lungo uscitodall’ospedale che diventa paffuto.

Ricordo le sensazioni, tutte intense e belle: le sue labbra sulmio capezzolo, il curioso rumore delle prime suzioni, un tenero yuk-yuk; il mio corpo che si rilassa e si illanguidisce, in una lentaspossatezza che somiglia vagamente a quella dell’appagamento sensuale;il profumo di bimbo, il tepore e i moti lievi delle sue manine sulseno, quando si stacca per guardarmi beato, i suoi primi sorrisi;allattare all’aperto nella quiete secolare di un bosco, o nei pigripomeriggi di fine estate quando cominciano i temporali ma si è alchiuso e al sicuro; e ancora mio marito che ci guarda sorridendo.

Gennaio 2004-Maggio 2004
Incomincia la grande avventura…
… dello svezzamento. Gli esordi sono burrascosi, con cibosputacchiato e pianti disperati. Ma pian piano, con pazienza ecostanza, le bizze passano e il piccolo comincia ad apprezzare ipiaceri della buona tavola, senza per questo disdegnare quelli dellapoppata.

Maggio 2004-Febbraio 2005
Tempo di cambiamenti
All’improvviso, con quei mutamenti imprevedibili che capitano coibimbi, Alex cala da quattro poppate, a tre, a due, a una sola (quellamattutina). Si scosta dal seno quasi indignato. Il latte pomeridiano,quello del dopo-lavoro, è un momento specialeper me. Mi costa molto rinunciare. Eppure, lo faccio. Perché credo inun atto che è e deve essere naturale, e sono pronta ad assecondare ibisogni del cucciolo.

Soltanto, non mi sento pronta a smettere. Non ancora. Ma di nuovo,Alex mi sorprende. Sceso a una poppata quotidiana, si ferma. Anche lui,alla fin fine, vuole lasciare fra noi questo filo sottile. Credo diessergli stata grata. Se avesse deciso altrimenti, l’avrei seguito. Masi è fermato. Ha preso la mia mano con la sua manina e ha deciso difare un altro tratto di strada insieme.

Parenti e conoscenti sono inorriditi, per quel curioso pregiudizioin base al quale un bimbo che ciuccia dopo l’anno è un’immagineriprovevole, che denota chissà quali future tragedie di mancataindipendenza, nonché un edipico, morboso attaccamento da parte dellamadre.
Per lo più, me ne infischio. Va bene per me? Va bene per miofiglio? Se non va bene per il comune sentire di un mondo moderno efrenetico, pazienza…

Ed ecco che Alex beve il mio latte in posizioni creative, alza lemaglie per servirsi la colazione, dice "pappa" e "latte" quando ne havoglia, ruota il ditino sulla guancia pienotta per comunicarmi che èbuono, ciuccia in piedi, sdraiato tipo triclinio, seduto a cavallucciosulle mie ginocchia. Altro che neonatino pancia contro pancia! Èdolce, è buffo, è magnifico. E durerà per lunghi, tranquilli mesi.

Febbraio 2005
Alex diventa grande
I segnali sono meno chiari rispetto a quelli dell’anno precedente:grande entusiasmo quando la colazione a latte di mamma viene integratacon frutta, biscotti o pane; un poppare meno convinto e avido,interrotto da sorrisi, carezze, pernacchie. Alex mi sta dicendo: "Mamma,sono grande. Mamma, ti voglio bene e so che questo per te è importante,ma voglio crescere. Mi aiuti?"

Frattanto, ho problemi di salute. Devo assumere antibiotici. Edecco la mia ultima lotta per il nostro allattamento: voglio smetteredolcemente, non di colpo; con tenerezza, non per una fredda proibizionemedica. Muovo mezzo mondo e alla fine ottengo antibiotici compatibilicon l’allattamento. Guarisco. E appena guarita, ancora una voltaassecondo il mio bimbo e provo a non offrire/non rifiutare il seno. Eradavvero pronto: tempo dieci giorni, non me lo chiede più.

Mi manca ancora. È una delizia trascorsa da troppo poco.L’orgoglio della crescita di Alex si mescola a un’agrodolce nostalgia.È stato indimenticabile.
Tuttavia, ho scritto questo post per poterlo davvero, semprericordare; perché gli anni che trasformeranno mio figlio in un bimbod’età scolare, in un adolescente, in un uomo, non oscurino questaparentesi breve ma luminosa.
L’ho scritto, inoltre, per accettare serenamente, nel profondodella mia anima, la prima manifestazione del paradosso insitonell’allevamento di un figlio: lo strappo del distacco, grazie al qualeuna persona che è nata da noi (ma è tutta sua) può spiccare il volo.

 

 

Thread pubblicato sul forum di noimamme.it  il 13 aprile 2005

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