Interpretare il disegno dei bambini

p9140118_180Un adulto, davanti ad un foglio bianco, è spesso preso da una sorta di amnesia, quasi un panico che gli rende difficoltoso trovare la prima parola da scrivere per rompere il ghiaccio; il bambino, invece, davanti allo stesso foglio, viene colto da una sorta di frenesia, un impulso incontenibile che lo porta a riempirlo di scarabocchi, di segni via via sempre più complessi ed organizzati, attraverso i quali ama esprimere tutta la sua dirompente e innata creatività. Grazie a questa spontaneità, il disegno infantile può svelare molte sfumature e stati d’animo del bambino che forse, a parole, rimarrebbero inespressi.

Ma come conoscere e quale interpretazione dare ai disegni infantili? E prima ancora, come evolve e come si struttura il disegno nell’età evolutiva?

Attorno ai 15 mesi, il bambino è in grado di tenere in mano una matita e di tratteggiare qualcosa su una superficie pianeggiante priva di colore. I suoi saranno inizialmente scarabocchi assolutamente casuali: il primo segno, infatti, è tracciato per caso, forse per imitazione. Vedendolo nascere sotto gli occhi prova meraviglia e soddisfazione e cerca così di ripetere il gesto. Solo verso la fine del secondo anno emerge una timida intenzionalità: migliorano la capacità visiva, la coordinazione motoria occhio-mano, la fine motricità delle dita e, con gesti sempre più raffinati e precisi, riesce ad orientare in modo più sapiente il suo movimento per produrre determinati segni.

I due anni rappresentano la fase del così detto “scarabocchio controllato”: linee ondulate ripetute in tutte le direzioni e con colori diversi, segmenti di linee rette paralleli come tanti fili d’erba, zig-zag ravvicinati che preludono a chiazze uniformi di colore. Nel bel mezzo di questa frenesia di movimento ecco apparire i primi tentativi di disegnare un cerchio: non sempre si chiude questo cerchio, ma che soddisfazione! In realtà, eseguire un cerchio non è affatto facile: devono agire insieme spalla, braccio, polso, mano e dita. Non a tutti riesce, non a caso Giotto stupì così tanto per la sua abilità. Sembra poi che la forma circolare sia di comprensione universale: tutti al mondo la conoscono, la riproducono e la interpretano; l’arte-terapia moderna la mette in relazione con il tentativo di mettersi in contatto con le parti più profonde della psiche.

Il cerchio è una forma base: una volta imparato basta arricchirlo di alcuni particolari ed ecco che compare un sole, oppure una luna piena, un viso, il proprio animale preferito e quant’altro.

Verso i tre anni e mezzo il bambino è in grado di organizzare un suo mondo interiore rappresentativo di alcuni aspetti della realtà esterna: i suoi disegni si arricchiscono allora di nuovi complessi significati. Viene abbozzata la prima figura umana. Per rappresentarla userà sempre il cerchio, che lui ormai riproduce speditamente, al quale attaccherà due fili inferiori, gli abbozzi delle gambe. Poi al cerchio, che rappresenta la testa, unirà anche le braccia; poi comparirà un secondo cerchio sotto alla testa a rappresentare la pancia; quello superiore sarà chiamato ora “viso”e gli verranno attribuiti strani segni per indicare occhi e bocca, segni volanti, a volte all’interno del cerchio, a volte fuori. Picasso ai bambini non avrebbe avuto molto da insegnare!

Al gusto del tratto si aggiungerà poi quello del colore, qualsiasi colore, purché al bambino dia piacere.

Il bambino, ora, non si cura dell’ordine logico delle cose, obbedisce a priori a propri impulsi interni, è stimolato dagli affetti che lo legano alle cose, non dal reale loro significato. Non si cura nemmeno di dare alle cose, o alle persone rappresentate, delle dimensioni veritiere: esse saranno grandi o microscopiche a secondo dell’investimento affettivo che lui ha nei loro confronti (nel bambino di genitori separati, per es., diventa grande, di solito, la figura parentale con la quale vive abitualmente e molto piccola quella che non lo accudisce o che vive lontana).

Il disegno rappresenta il mondo interiore del bambino. Il bambino stesso lo usa come strumento per imparare a guardarsi dentro e, così facendo, impara anche a “guardare fuori”, confrontando quanto da lui realizzato con quello che voleva rappresentare. Il disegno è, in questo senso, strettamente legato alla maturazione affettiva, intellettiva e sociale del bambino e specchio del suo sviluppo psichico.

Bisognerà attendere l’età scolare per vedere il bambino uscire dal suo egocentrismo e misurarsi con la realtà del mondo esterno. Inizierà allora ad osservare il paesaggio per riprodurlo, inizierà a voler riprodurre le persone quali esse sono realmente e non solo basandosi sulla rappresentazione interna che ha di loro. Nel tentativo di avvicinarsi sempre più alla realtà vorrà fare sempre meglio e ripeterà all’infinito uno stesso disegno per impadronirsi della sua forma e poterla arricchire sempre più con nuovi particolari.

Verso i quattro, cinque anni, il bambino inizia a disegnare le case: prima un quadrato e un triangolo per tetto, poi compaiono le finestre, i balconi, la porta e così via in una ricerca continua di abbellire l’immagine con nuovi dettagli. Assieme ai dettagli si moltiplicano i colori, colori prima fantasiosi poi sempre più aderenti alla realtà.

A sei anni sa ormai colorare bene all’interno dei confini di un’immagine senza sbavature: le linee, ormai, per lui, oltre a definire un’immagine, definiscono uno spazio, un dentro e un fuori. Si fa strada una relazione logica tra gli oggetti che vengono collocati nel disegno al loro posto come se dovessero raccontare una storia.

Compare una linea di demarcazione tra la terra e il cielo, la così detta “linea di terra”: questa spartizione dello spazio svela ora una capacità percettiva e interpretativa della realtà molto complessa che va al di là della linea dell’orizzonte: in realtà, l’orizzonte non sanno ancora bene cosa sia, però sanno rappresentarlo per quello che significa, la differenza concettuale tra cielo e terra, qualcosa che attiene vagamente allo spirituale e al materiale, una prima distinzione tra questi due concetti.

Tra i sei e i nove anni, la capacità di osservare e riprodurre la realtà in modo oggettivo e schematico rende il disegno sempre più chiaro pur in una crescente complessità. Il bambino impara a mettere insieme le cose uguali, a ordinare le immagini per categorie logiche, senza però perdere la poesia e la spontaneità.

Riproduce ormai con grande abilità la figura umana, i suoi modelli non sono più solo quelli affettivamente più pregnanti come mamma, papà o nonni, ma tutto quello che vede, in modo particolare i personaggi dei cartoni e della tv: in questo modo esprime la sua creatività utilizzando schemi grafici memorizzati e affiancando ad un personaggio copiato uno di pure fantasia.

L’uso del colore si fa ora più simbolico: il cielo è sempre blu, il prato sempre verde ecc., ma esprime la sua creatività nei dettagli, cioè, all’interno di un prato verde spuntano fiori multicolori, alberi, animali. Su questo paesaggio che fa da sfondo compaiono personaggi immortalati in pose e atteggiamenti dinamici: ora il disegno racconta una storia e sta a chi guarda saperla interpretare.

Dopo i nove anni si affinano capacità percettiva e sensibilità individuale. Scompaiono gli schemi ripetitivi per dare spazio ai voli della fantasia: la rappresentazione della realtà diventa originale e personale e si moltiplicano i particolari. A dispetto di questa enorme rinnovata fantasia migliora la capacità di osservazione e scompaiono le esagerazioni e le deformazioni attraverso le quali, in precedenza, cercava di comunicare la sua visione del mondo. Si allenta il legame stretto tra oggetto e colore, finisce la fase di grande rigore rappresentativo e l’attenzione, guidata dalla fantasia, si sofferma ora sui dettagli: sul suolo ama disegnare le auto, le strade, i laghetti, le montagne, in rapporto tra loro sempre più armonico nonostante i dettami della fantasia. Il bambino sta ora superando lo schematismo e il rigore degli anni precedenti per dare spazio a nuove modalità interpretative basate, verso gli undici anni, sulle sfumature del colore, sui chiaro-scuri, sulla profondità, la morbidezza delle linee. Compare la tridimensionalità, la capacità di rappresentare stati d’animo disegnando in modo diverso i tratti del viso e le espressioni corporee, le prime rappresentazioni grafiche della differenza tra i sessi. Compare anche lo spirito critico che permette ad una rappresentazione ormai complessa e matura della realtà nella sua oggettività di essere anche espressione di sentimenti ed emozioni personali che il bambino è ormai capace, oltre che di mettere sulla carta, di decodificare, di esprimere e anche di criticare.

Nell’ambito di questo complesso processo evolutivo vi sono in particolare tre disegni, tre archetipi che possono svelare molti segreti degli stati d’animo dei bambini: sono il disegno dell’albero, della casa e della figura umana.

 

Il disegno dell’albero

Per C.G.Jung l’albero è il simbolo dell’inconscio collettivo, il simbolo del Se. Il disegno dell’albero evidenzia le parti più profonde della personalità.

Le radici rappresentano l’inconscio dal quale l’Io trae l’energia vitale. Sono anche il simbolo del legame con la famiglia e con la madre in particolare, il bagaglio di sicurezza di cui il soggetto dispone.

Il tronco rappresenta l’Io così come l’esperienza della vita lo ha modellato e strutturato.

La chioma è significativa della capacità del soggetto di entrare in relazione con l’ambiente e di espandersi nella spazio sociale. Rappresenta anche la vita mentale, le aspirazioni, gli interessi, gli ideali.

Per interpretare il disegno dell’albero si deve cominciare dalla collocazione (in alto, in basso, a destra, a sinistra, al centro) che il bambino ha voluto dargli, poi si analizzano le caratteristiche della chioma, la presenza o meno di fiori, farfalle, nidi di uccelli, ecc. Poi si osservano tronco e radici, simbolo queste ultime dell’affettività, delle emozioni, del rapporto madre-figlio così come il tronco rappresenta l’apertura del bambino verso il mondo.

Un albero piccolo rispetto al foglio sul quale è disegnato rivela timidezza e introversione. Un albero grande denota entusiasmo e curiosità nei confronti del mondo. Un albero disegnato in alto è indice di grande fantasia e esprime un’indole sognatrice; un albero disegnato al centro rivela egocentrismo e bisogno di sentirsi sempre al centro dell’attenzione; un albero disegnato in basso svela insicurezza e bisogno di protezione; un albero con radici evidenti suggerisce forte attaccamento alla famiglia ma soprattutto alla madre, ancora linfa vitale indispensabile con la quale il bambino ha un rapporto comunque emotivamente solido e stabile generatore di sicurezza.

Un albero senza radici parla di un bambino insicuro, instabile, senza un rapporto saldo con la madre; un albero con un nido sul tronco è indice di un rapporto forte con la madre, di una intelligenza espressiva ma di forte bisogno di avere la madre vicino per potersi esprimere al meglio; un albero con frutti sui rami indica un bambino molto generoso, pieno di buoni sentimenti, pronto a dare e ad aiutare in cambio di affetto; un albero con frutti sospesi all’interno della chioma e non attaccati ai rami sono sintomo di insicurezza e malinconia; un albero con fiori e funghetti alla base suggerisce un bambino estremamente sensibile che sa instaurare un rapporto armonioso con la natura e con la famiglia; un albero con fiori e farfalle (di solito disegnate dalle femmine) denota spiccato senso estetico e romanticismo; un albero con foglie cadenti è spia di malinconia, sensibilità, insicurezza, bisogno di essere protetto e continuamente rassicurato; un albero con foglie disegnate singolarmente una per una sui rami denota intraprendenza, carattere attivo e fattivo, concretezza. Un albero disegnato con un sole vicino: rappresentando il sole la figura paterna, quando il sole è disegnato vicino all’albero significa bisogno di maggiore protezione e vicinanza, di maggiori cure ed attenzioni da parte del padre.

Il disegno della chioma è anche molto interessante da interpretare: una chioma compatta diffusamente colorata senza tratteggiare la sagoma delle foglie singolarmente e definita nei suoi contorni esterni da una linea continua ondulante indica chiusura verso il mondo esterno e timidezza contrariamente ad un albero disegnato con tutte le sue diramazioni e con le foglie separate le une dalle altre

Anche il tipo di albero scelto per il disegno da informazioni sull’indole del bambino: l’abete è un simbolo natalizio ed esprime forte attaccamento alla famiglia e alle tradizioni, capacità di affetto e generosità ma anche bisogno di protezione. I bambini che disegnano abeti tendono a giocare da soli e a scoraggiarsi davanti alle difficoltà.

Disegnare un cipresso indica, invece, timidezza, riservatezza e forte senso estetico.

Il salice piangente denota, infine, un carattere determinato non disposto a farsi sottomettere e con la voglia di emergere in ogni situazione.

 

Il disegno della casa

Il disegno della casa da soprattutto informazioni sul rapporto che il bambino ha con la famiglia, sia a livello emotivo che affettivo.

Una casa grande svela un bambino estroverso, ospitale e amichevole.

Una casa piccola, un desiderio di raccoglimento e contenimento in un bambino timido che ha bisogno di essere sempre rassicurato e incoraggiato.

Una casa disegnata in prospettiva svela un disagio emotivo, un senso di inferiorità, la sensazione di essere messo da parte.

Il tetto basso e schiacciato racconta senso di oppressione da parte dei genitori (genitori esigenti) e conseguente reazione di opposizione e aggressività nei confronti di questo disagio.

La soffitta disegnata sotto il tetto parla di un bambino fantasioso ma frenato dai divieti: la soffitta è, infatti, un luogo segreto dove rifugiarsi e dar libero sfogo alla fantasia.

Un comignolo fumante disegnato sul tetto vuol dire che il bambino ha una buona comunicazione in famiglia (tutti uniti intorno al focolare).

Un comignolo spento o assente denota solitudine e mancanza di comunicazione.

Quando un bambino disegna antenne televisive sul tetto vuol dire che ha grande spirito di osservazione ed è attento a tutto quello che accade attorno a lui.

Se il bambino disegna alberi attorno alla casa vuol dire che ha bisogno di protezione e di affetto.

Se il bambino disegna case in lontananza esprime tristezza e disagio emotivo.

Se disegna la casa circondata da un recinto o da una staccionata vuol dire che si sente isolato oppure che si sta isolando lui stesso a causa di un disagio con i genitori.

Le finestre rappresentate aperte denotano apertura verso l’esterno, curiosità e sicurezza di se.

Le finestre chiuse, una educazione percepita come soffocante, insicurezza e incapacità di affrontare la realtà.

Le finestre molto grandi rispetto alla casa sono il bisogno di ampi spazi per vivere, giocare ed esprimersi.

Finestre abbellite da tendine e vasi di fiori denotano una forte sensibilità e senso del bello nonché timidezza.

Se vi è una strada vicino casa vuol dire desiderio di poter uscire per esplorare il mondo ma anche la voglia di poter tornare in famiglia.

La strada tortuosa esprime un carattere forte e orgoglioso capace di aggirare e di superare gli ostacoli.

Una strada lineare che si dirige verso il basso esprime estroversione, apertura verso gli altri e capacità di ascolto.

Una strada con biforcazione esprime indecisione ma anche desiderio di avere delle opportunità per poter scegliere; esprime anche bisogno di sicurezza.

Una strada che curva verso l’alto è indice di paura del giudizio altrui e di tendenza ad evitare il confronto con gli altri; denota anche una certa tendenza del bambino a rinchiudersi in se stesso unita però ad una capacità di ironia e autoironia.

Una strada che si interrompe bruscamente denota carattere introverso ma anche diligente e attento.

 

Il disegno  della figura umana

Interpretando il disegno nella sua globalità, se la figura umana è collocata nella parte bassa del foglio indica pessimismo, depressione ma anche concretezza.

Se è disegnata verso la parte alta indica fantasia e idealismo.

Se il disegno è molto piccolo rispetto al foglio vuol dire che il bambino ha una scarsa autostima.

Se il disegno denota una cura eccessiva per la simmetria e per la precisione del tratto è indice di tendenze ossessive.

Se, invece, il disegno presenta una spiccata asimmetria può svelare turbe emotive.

Se la figura umana è rappresentata di profilo denota un forte istinto di fuga.

Se il bambino disegna un clown può voler dimostrare una finta allegria.

Le espressioni del viso che il bambino attribuisce ai suoi personaggi sono spesso la spia dei suoi intimi stati d’animo.

Se il bambino circonda la figura umana con un paesaggio o con disegni di contorno eccessivamente ricchi di particolari vuol dire che assume un atteggiamento di difesa e tende a nascondere il proprio pensiero.

Analizzando poi il disegno della figura umana nei dettagli: se la testa, che è il luogo simbolico dell’io, è molto grande rispetto al corpo, denota tendenze narcisistiche, se troppo piccola, difficoltà di comunicazione.

Gli occhi esprimono la dimensione più profonda della psiche e, in base alla loro rappresentazione (aperti, chiusi, sguardo lontano, sguardo frontale…) sono indice di estroversione o introversione e difficoltà o meno di sostenere il rapporto con gli altri e il loro giudizio.

La bocca comunica sensualità: se è disegnata piccola o come un puntino può denotare problematiche ossessive come l’anoressia, se disegnata grande e con denti evidenti, può essere indice di aggressività. Ma i particolari vanno sempre interpretati confrontandoli con l’insieme del disegno.

Fino a quattro anni, di solito, i bambini non disegnano gli arti e a volte nemmeno il tronco. A quattro-cinque anni e nell’adolescente possono comparire gli organi genitali (fase edipica e recupero della fase edipica in adolescenza).

Se gli organi genitali sono disegnati poi sottolineati oppure ombreggiati vuol dire che vi sono delle problematiche in atto. A volte, quando il bambino soffre di enuresi, disegna pozzanghere o fiumiciattoli.

Fino a sei anni, di solito, il bambino non disegna le pupille, ma a volte non disegna gli occhi o li accenna appena per paura dello sguardo di un genitore o per istinto di fuga.

Se un bambino di dieci anni non riempie ancora le forme che disegna con il colore denota un problema cognitivo serio.

Fino all’età di otto-nove anni, i bambini possono non disegnare il collo, ma il collo rappresenta il rapporto tra la parte affettiva e cognitiva del bambino, il rapporto tra il cuore, contenuto nel tronco, e il cervello, contenuto nel cranio.

Fino a sei-sette anni un bambino può non disegnare i piedi, ma se dopo i sette-otto anni li omette, può essere un sintomo di eccessiva sfiducia in se stesso e di dipendenza.

Infine, per chi volesse approfondire l’argomento:

L’interpretazione dei disegni infantili   Oliverio Ferrari   Armando Editore

Il significato del disegno infantile  Boringhieri Editore

Il disegno dei bambini in difficoltà   Franco Angeli Editore

1 commento su “Interpretare il disegno dei bambini”

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