Bambini bilingui

 

altCi sono due casi principali in cui si parla di bilinguismo: nel primo i genitori parlano due lingue diverse; nel secondo parlano la stessa lingua, ma vivono in una comunità parlante un’altra lingua.

A prescindere dal “tipo” di bilinguismo in cui è immerso il bambino, è ormai accertato che conoscere più di una lingua ha tantissimi vantaggi.

Ci sono però molte idee ed opinioni diverse circa il bilinguismo nei bambini.

Il primo mito da sfatare è che i bambini che crescono con due lingue si confondono: non è affatto così. I bambini sono molto sensibili ai diversi modi in cui le persone parlano: anche quando sentono una sola lingua, essi imparano molto presto le differenze nei modi di parlare di uomini e donne, tra diversi accenti, ecc. Per i bambini, la situazione bilingue è semplicemente un’altra differenza tra persone.

E no, non fanno confusione. E’ dimostrato che addirittura i neonati distinguono perfettamente il suono delle lingue, facendo più attenzione a quella che sentono tutti i giorni, ed ignorandone una diversa.

Può darsi che alcuni bambini bilingui impieghino più tempo a parlare correttamente entrambe le lingue, ma poi la differenza si spiana attorno ai tre-quattro anni. QUindi non è vera neppure l’idea che crescere con due lingue causi disturbi del linguaggio.

La cosa più importante è che il bambino sia esposto a entrambe le lingue, e che entrambe gli servano per comunicare in dati contesti. Ci sarà sempre una lingua che il bambino sente come dominante (quella più usata in casa, per esempio), e del resto, anche negli adulti perfettamente bilingui c’è sempre una lingua con la quale essi si sentono più a loro agio, e spesso questo è legata a certi contesti (lavorativo, per esempio). Ma questo è più che normale.

Molti esperti concordano sull’importanza del fatto che siascun genitore si rivolga al bambino nella sua lingua, non importa se poi tra loro ne parlano una o entrambe (One Person One Language). Nel caso ne usino solo una per le interazioni tra di loro, però, è bene che il bambino abbia più occasioni di utilizzare l’altra. Possono esere quindi d’aiuto nonni monolingui, parenti, baby-sitter, o anche scuole o gruppi di gioco. Anche guardare i cartoni può essere un idea, ma dopo i due anni, e comnque devono essere utilizzati solo come rinforzo, perché una lingua si impara solo con ínterazione.

E’ importante anche che la situazione sia percepita come naturale. Se il bambino si sente forzato a fare qualcosa di strano o di imbarazzante, probabilmente si rifiuterà. Dare regole rigide o sgridarlo se parla una lingua invece dell’altra potrebbe causare resistenze.

Anche il fatto che un genitore non capisce l’altra lingua potrebbe bloccare il bambino. Per esempio, se la madre non capisce la lingua del padre, il bambino potrebbe sentirsi a disagio nel parlare quella lingua in presenza dei due genitori, con la sensazione di escludere la mamma.

L’ideale è che entrambi i genitori capiscano entrambe le lingue.

Detto questo, uno studio della Northwestern University dell’Illinois conferma che il cervello delle persone bilingui ha una marcia in più: la ricchezza dell’esperienza linguistica dei bilingui ne affina il sistema uditivo e ne migliora l’attenzione e la memoria di lavoro, una sorta di sostegno cognitivo che li aiuta a svoglere più compiti contemporaneamente. 

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