Attacchi di panico: intervista al Dott. Di Rienzo

2886049368_818fe10ee6_m.jpg  Quando si può parlare di Disturbo da attacchi di panico (DAP)? Quali sono i sintomi e cosa si prova? Ci sono sensazioni o disturbi particolari che ti lasciano capire che stai vivendo un attacco di panico?

Si parla di attacco di panico quando una persona è colpita, in modo improvviso ed  inaspettato, da un episodio acuto di ansia, che raggiunge in pochi istanti una notevole intensità, per poi diminuire gradualmente. Gli episodi tendono a ripetersi nel tempo con frequenza variabile.

Caratteristica tipica degli attacchi di panico è la sensazione di pericolo o di morte imminente, o la paura di perdere il controllo sui propri pensieri e sul proprio comportamento.

Generalmente, gli attacchi di panico compaiono senza un motivo comprensibile per la persona.

Caratteristici sono nella persona colpita da panico i sintomi somatici:

–  disturbi cardiaci (ad es., il sopravvenire improvviso di una tachicardia);
–  disturbi respiratori (aumento della frequenza respiratoria, sensazione di mancanza di respiro);  
–  disturbi gastrointestinali (nausea, vomito, ecc). 

Inoltre, spesso compaiono: sudorazione, vampate di calore, rossori, sensazioni di freddo, difficoltà di deglutizione, tremori, sbandamenti, vertigini o sensazione di instabilità, formicolii alle mani e ai piedi.
 
Che differenza c’è tra attacchi di ansia e attacchi di panico?

La definizione "attacco d’ansia" è più generale. Essa può includere, oltre al classico attacco di panico, anche una reazione ansiosa improvvisa di fronte a un grave pericolo oggettivo (ad esempio una macchina che si dirige verso di noi ad alta velocità), oppure nei confronti di uno stimolo che genera una fobia (ad esempio la vista improvvisa di una vespa in un fobico delle vespe), oppure come conseguenza di squilibri endocrini, come l’ipertiroidismo.

Gli attacchi di panico sono classificati nel DSM IV?

Il DSM-IV (Manuale Statistico Diagnostico dei Disturbi Psichiatrici) è il manuale di riferimento a cui ricorrono tutti gli esperti del settore psicologico, dove sono classificati i vari disturbi psicologici. Tra questi è inserito anche il disturbo da attacchi di panico.

Come facciamo a sapere se sta per arrivare un attacco di panico? Gli attacchi di panico danno dei segnali preventivi?

L’attacco di panico per lo più si presenta senza particolari sintomi premonitori.

A volte, soprattutto in chi ne ha già fatto esperienza, la crisi può essere "anticipata" da una sensazione di calore, di tachicardia, oppressione toracica, oppure da vertigini o una sensazione di sbandamento.
 
Esistono differenti gradi ( livelli ) di attacchi di panico? Se sì, quali?

Oggettivamente non esiste una "scala" per quantificare il livello di un attacco di panico, differenziandone l’intensità in base alle persone. Esiste, ovviamente, un modo individuale di vivere e percepire il disturbo. In tal modo la persona sa benissimo ad es. che "il primo attacco di panico è stato quello più intenso".
 
È vero che l’evitamento è una conseguenza necessaria del DAP? Gli attacchi di panico possono degenerare col tempo se non si interviene con una cura?

Col passare del tempo le persone tendono a sviluppare preoccupazioni crescenti circa l’idea del ripetersi delle crisi, quindi può crearsi uno stato di continua all’erta (cosiddetta ansia anticipatoria).

Ciò tende a determinare un restringimento del proprio campo di azione, con evitamento di quelle situazioni sociali dove è più facile che si possa verificare l’attacco, con restringimento sempre maggiore del proprio raggio d’azione, fino alla comparsa dell’agorafobia. Questa si ha quando la persona o non esce più di casa o, se lo fa, esce solo in compagnia di una persona amica (partner, familiare, ecc.).

Come nasce una paura incontrollabile, e perché in alcuni sfocia negli attacchi di panico e in altri no? Esiste una correlazione tra attacco di panico e tipo di personalità? Ci sono persone più predisposte a svilupparli o caratteristiche individuali predisponenti?

I sintomi d’ansia-panico sono appresi. Generalmente, tende ad esserne più colpito dagli attacchi di panico chi è vissuto in un contesto familiare ansioso (es. genitori insicuri ed iperprotettivi) e da bambino ha sofferto di ansia da separazione dai genitori e fobia della scuola. È probabile che esista una qualche vulnerabilità genetica, che però si esprime solo se si è cresciuti in un contesto ambientale ansioso.

Esistono eventi particolari che favoriscono l’esordio degli attacchi di panico?

Gli attacchi di panico possono esordire in rapporto a particolari eventi, come la perdita recente di una persona cara, stress affettivi e lavorativi, assunzione di sostanze stimolanti.  

Nel 70% dei casi sono colpite dagli attacchi di panico le donne, per la presenza di fattori stressanti multipli, derivanti dalla somma dei ruoli: compagna, mamma, casalinga, lavoratrice, ecc., quindi dalla difficoltà oggettiva a conciliare i vari impegni.

 
C’è una correlazione tra precoce e prolungato distacco dalla madre nell’infanzia e DAP?

Ci può essere, soprattutto quando, dopo il distacco precoce dalla figura materna, sia mancata una figura sostitutiva adeguata (es. una nonna, una zia, ecc.).
 

Una persona che ha un attacco di panico può diventare pericolosa per se o per altri (ad es. facendo qualche gesto inconsulto)?

No. Chi ha un attacco di panico, essendo talmente preoccupato per i propri sintomi, si pone sulla "difensiva", quindi non pensa di doversi "scaricare" su qualcuno. La presenza di eventuali comportamenti autodistruttivi (ad es. farsi dei graffi profondi ai polsi) indica la coesistenza di un disturbo della personalità.  

 
Come si tiene a bada la paura?

Anche se non è facile, sul momento è importante avere un atteggiamento meno pessimistico possibile, cercare di rallentare la respirazione, concentrandosi il meno possibile sulle sensazioni del proprio corpo.

 
Come bisogna comportarsi se ci troviamo in compagnia di qualcuno che ha un attacco di panico?

In caso di un attacco di panico è fondamentale rassicurare la persona, assumendo un atteggiamento fiducioso e positivo. Sono assolutamente banditi i rimproveri e gli atteggiamenti punitivi.

 
Quali sono i principali fattori di protezione dell’attacco di panico, sia personali che socio-relazionali? Come prevenirne l’insorgenza?

Una vita il più possibile serena e realizzata dal punto di vista affettivo, economico, lavorativo e, soprattutto, la presenza di un attaccamento sano e non di tipo ansioso-dipendente nei confronti del partner.

 
Quali tipi di terapie psicologiche sono attualmente considerate le più indicate per curare gli attacchi di panico?

La forma di intervento più indicata per la cura degli attacchi di panico è la Psicoterapia cognitivo-comportamentale, secondo la quale ogni problema umano deriva da un modo specifico di pensare della persona. Il terapeuta aiuta la persona a individuare il suo modo di pensare "sbagliato" (responsabile di emozioni e di comportamenti inadeguati alle situazioni) e gli insegna a "riprogrammare" il suo pensiero, le sue emozioni ed il suo comportamento.

L’intervento dura in genere pochi mesi.

Fra le tecniche di rilassamento ricordo il Biofeedback. Si tratta di una macchina che misura lo stress prodotto dall’organismo attraverso la misurazione del grado di tensione muscolare. Lo strumento emette un segnale visivo e sonoro che è tanto più frequente quanto più forte sarà il livello di ansia e stress. È possibile imparare a ridurre il segnale e, quindi, la propria ansia, attraverso un addestramento progressivo.
 

Gli attacchi di panico possono colpire anche i bambini? Come si riconoscono in questo caso, da parte dei caregivers? Come farvi fronte?

Sono descritti casi di attacchi di panico nei bambini. In questi casi il disturbo è probabilmente l’ultimo stadio di una serie di disturbi ansiosi, iniziati dapprima con l’ansia di separazione, poi con la fobia scolare e la fobia sociale.

Nei bambini è fondamentale rivolgersi ad uno psicoterapeuta, con coinvolgimento attivo nella terapia anche dei familiari.
 

Si guarisce dal DAP o si impara a conviverci/gestirlo?

Dal DAP si può guarire, e l’imparare a gestirlo costituisce un passo fondamentale verso la guarigione.

 
È possibile avere un attacco di panico e non rendersene conto?

È praticamente impossibile, dato che la sintomatologia è, come abbiamo visto, piuttosto eclatante. Un problema serio può invece derivare dalla mancata conoscenza di ciò che si prova: si sta male, ma non si sa che si tratta di un attacco di panico. Ciò può far perdere del tempo prezioso, con ricorso tardivo alle cure psicologiche e mediche.

 

 

Dott. Fernando Di Rienzo

Medico e Psicoterapeuta

www.paniconograzie.it

www.stress-e-co.it

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