Sostegno a distanza

4499926915 217f952a83_mUna strada bagnata, una sera d’inverno. Asfalto che luccica, gente che va di fretta, sorda e cieca.
Ccome dal nulla una mano tesa, una voce che chiede, due occhi grandi in un viso sparuto. E tu non sai resistere e dai qualcosa, sapendo che è poco, ma che comunque serve.
Non ti poni domande, dai e basta, perché senti la necessità di poter fare qualcosa, di donare.

Decidi che forse questa voglia di dare si può ampliare, che ci si può impegnare in un progetto più grande. Le mani tese sono molte e quegli occhi, quei visi, li vorresti vedere con meno paure per il futuro, più sorridenti e fiduciosi.

Il sostegno a distanza permette a chiunque di far nascere quel sorriso sul volto di un bambino, perché farlo significa davvero rinunciare a pochissimo. Quello che per noi è un extra, per molti è sopravvivenza.
È un momento importante decidere chi diventerà tuo “nipote” a distanza, consapevoli che non si “adotterà” solo lui, ma tutta la sua comunità. Un bambino in un paese distante migliaia di chilometri dalla nostra realtà, dai nostri impegni. Un bambino o una bambina che vive nel suo paese, che cerca un riscatto, che domanda poco ma sa dare molto.

Prede della fretta e della quotidianità, ci si dimentica quasi di avere un pezzo di cuore dall’altra parte del mondo, ma poi quasi dal nulla sbuca una lettera, una foto, dei disegni di un villaggio colorato e allegro… Il cuore ha un sussulto e si capisce che la strada intrapresa è quella giusta, che poter donare qualche moneta a una mano tesa è giusto, ma questo progetto è molto di più, perché permette a tutto un villaggio di godere di quel dono.

Il nostro cuore è al momento in Mozambico. La fine di un affidamento è l’inizio di uno nuovo, un testimone di amore, di corrispondenza, di piccoli doni. La “nostra” bambina si chiama Julieta, ha sette anni e tanta voglia di crescere e imparare, per essere utile alla sua comunità. È subentrata all’affido di Alexandra, che abbiamo seguito per sette anni, e prima di lei c’era Honoria. Per loro abbiamo imparato a leggere il portoghese, lingua parlata in Mozambico. Quando riusciamo, con molta fatica, a sentirci via telefono, le facciamo ridere perché per la pronuncia sembriamo bebâdo, ubriachi. Per noi sono come nipoti, che vivono a casa loro, con i loro genitori, ma che hanno teso la mano e hanno trovato la nostra dall’altra parte.

La ricerca di un’associazione che faccia di noi “padrini” o “madrine” a distanza è impegnativa, si devono scandagliare a fondo i progetti che intendono seguire, le scelte che fanno. Bisogna poi essere consapevoli che l’impegno che si prende è un impegno a lungo termine, che dà però grandi soddisfazioni, come vedere nascere nei propri figli la voglia di imparare la lingua dell’amico lontano, per poter rispondere alle lettere o ricevere dai suoi genitori notizie e saluti, e sapere di aver contribuito alla formazione di un bambino.

L’amore non conosce confini né limiti, il sostegno a distanza cambia la vita, in meglio.

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