Il terrorismo in Europa: perché dovevamo aspettarcelo.

Il terrorismo è qualcosa che ci dovevamo aspettare da molto tempo: adottando varie triangolazioni ambigue, assieme alla Germania, il nostro paese è uno dei più importanti fornitori di armi non solo al medio oriente ma anche ai paesi africani dai regimi destabilizzati e un po’ ovunque dove se ne faccia richiesta.

Il governo è compiacente perché ci guadagna molto e il commercio delle armi è, probabilmente, la prima o seconda fonte di profitto dei paesi che le costruiscono. Podio conteso con i proventi derivanti dai traffici di droga, anch’essi in buona parte messi a tacere a causa della corruzione. Le guerre fanno lievitare la produzione di armi e quando finiscono, gli “avanzi di magazzino” vengono smerciati più alla spicciolata in guerriglie di più basso profilo sempre in giro per il mondo.

Allora ai bambini bisognerebbe spiegare questo, ma come si fa a svelare ad un animo innocente tutto il cinismo del mondo?

Circa una quarantina di anni fa – nel frattempo è passata più di una generazione – andai a trovare una mia carissima amica a Bruxelles: aveva sposato un parlamentare europeo e si era trasferita lì. Mi fece girare il paese in lungo e in largo – è bellissimo, tra l’altro, più di quanto pensassi – ma la prima domanda che feci al marito che mi stava illustrando la grandiosità del parlamento europeo ecc. ecc., fu sapere dove fossero gli immigrati, visto che in Italia, da anni ormai, si stava notando un aumento significativo di stranieri dalla pelle di vari colori e non più solo polacchi o albanesi. Lui mi rispose che la domanda era molto interessante e intelligente perché in Belgio, come in molti altri paesi del nord Europa, vi è una spiccata tendenza alla ghettizzazione dello straniero che viene confinato in quartieri specifici, usato come bassa manovalanza e basta e a cui non venivano offerte occasioni di riscatto sociale. E queste sono due micce importanti vicine alla polveriera della guerra: disponibilità di armi e frustrazione sociale. In aggiunta a ciò, molti paesi europei sono da decenni strettamente legati con forti interessi commerciali ad Arabia Saudita, Emirati, Qatar e altri a causa del petrolio che noi non abbiamo: questi sono paesi che fanno il doppio gioco, amici per interessi commerciali con noi ma in prevalenza sunniti, quindi dalla parte dei nemici dell’occidente e soprattutto di chi li ha aspramente combattuti e bombardati: vedi la famigerata guerra del golfo, desert storm, cacciata di Saddam Hussein con la sua fine impietosa pubblicamente impiccato, ecc.

Poi la sconsiderata eliminazione di Gheddafi, senza nessuna pianificazione di cosa ne sarebbe stato di quel paese di tribù e di beduini, dalla mentalità feudale e guerrafondaia che solo un personaggio truce e dittatoriale come Gheddafi poteva controllare… Un errore dopo l’altro dell’Occidente che si va a sommare, come la ciliegina sulla torta, alle così dette primavere arabe che non hanno fatto altro che gettare nel caos paesi che, per vicinanza geografica e capacità di accesso alla cultura e alle informazioni provenienti dall’Occidente, sembravano pronti a fare il salto dal medio evo alla democrazia moderna. Ma si trattava solo di una utopia, ottusa e superficiale come, a posteriori, ho potuto constatare…

La nuova generazione di questi paesi difficili, ha facilità di accesso e dimestichezza con internet ed i moderni mezzi di comunicazione, è vivace, intelligente, versatile, piena di energie e di potenzialità, ma non ha alle spalle tutti i secoli di lotte che l’occidente ha attraversato per conquistare le libertà che ha, non è cresciuta nell’humus culturale adatto ad assimilare i nostri valori, è una specie di mostro con la testa in una civiltà e i piedi o le fondamenta in un’ altra. Un mostro lacerato sul quale pesano le frustrazioni di cui sopra e i condizionamenti di una cultura diversa che comunque, volente o nolente, continuano a respirare in famiglia. Quello che stiamo vivendo in questo momento è il risultato di molti fallimenti, di troppa ottusità e presunzione e troppa messa in mostra di muscoli potenti, si, ma mal utilizzati che crede di poter governare il mondo solo con i suoi soldi e la sua potenza militare. I mediorientali – e non uso volutamente la parola arabi – ci odiano, è vero, o meglio, odiano e disprezzano la nostra cultura anche se non sono insensibili ai vantaggi e agli agi e purtroppo, nonostante tutto, quest’odio si percepisce. Ma io confesso che, essendo andata più di una volta a visitare quei paesi, ci ho lasciato una parte del mio cuore, un pezzettino per ogni paese visitato, una sensazione sottile legata alla consapevolezza di una origine comune e di una base culturale in parte anch’essa comune derivante, guarda caso, proprio da quello che adesso sembra dividerci inesorabilmente, cioè legata al monoteismo.

Forse sarebbe bene ripartire da lì: non so cosa ci riserverà il futuro, non so cosa sia meglio raccontare ai bambini, non so se ci sono figure all’altezza di questo tipo di spiegazione, ma io ripartirei dalla storia e dall‘ascolto reciproco, magari attorno ad un fuoco, davanti ad un thè caldo alla menta, seduti sulla sabbia tiepida del tramonto, raccolti sotto una tenda berbera che ha come caratteristica quella di non avere spesso né una porta d’ingresso né una parete posteriore ma solo un tetto. Un tetto sotto il quale riunirsi.

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