La possibilità di ospitare le madri detenute in strutture al di fuori dei carceri nasce come progetto comune tra il PRAP (Provveditorato Regionale Amministrazione Penitenziaria), il Comune di Milano e la regione Lombardia. L’idea nasce, appunto, per evitare ai bambini l’esperienza durissima della vita in carcere.
Il comune di Milano ha messo a disposizione una palazzina, adeguatamente ristrutturata e in una propria sede istituzionale, dotata di impianti di sicurezza e arredata in maniera confortevole. In questa possono trovare ospitalità le mamme e i loro bambini: un ambiente decisamente lontano dal carcere, dal suo sovraffollamento e dalle regole di vita che questo, ovviamente, comporta.
In questa struttura possono essere ospitate fino a dodici madri con i loro bambini, c’è una presenza di personale educativo che supporta le mamme nella cura dei piccoli, messo a disposizione dalla provincia e dalla regione, che provvede ad accompagnare i bambini per regolari uscite all’esterno. Gli agenti di Polizia Penitenziaria svolgono il loro lavoro in borghese, per non spaventare i bambini.
Pur dovendo sottostare alle stesse regolamentazioni del carcere, l’ambiente è tutt’altro che simile.
Alle mamme vengono proposte opportunità professionali e di scolarizzazione e ai bambini la possibilità di frequentare asili esterni alla struttura.
All’interno ci sono un pediatra e un medico, 24 ore al giorno, e uno psicologo una volta alla settimana. Si è voluto creare un ambiente accogliente, dove si possa vivere la genitorialità in tutta serenità.
Due corridoi colorati, l’angolo della pappa, una sala ludica per giocare e attendere che le mamme finiscano di riordinare la cucina, ad esempio, assistiti dalle educatrici. L’unica porta chiusa è quella d’ingresso.
Alle ragazze detenute sono offerti corsi di cucina una volta a settimana, di cucito. Nella sala studio tre insegnanti danno lezioni a chi vuole imparare a leggere e scrivere e c’è un corso di inglese per le ragazze più istruite. Alla domenica si incontrano le famiglie in sala colloqui e le ragazze preparano piatti della loro cultura, a patto di condividerlo con le altre inquiline.
La dieta dei bambini viene decisa dal pediatra.
Viene chiesto di parlare in italiano per non isolarsi, ma ai propri figli è permesso parlare la propria lingua. In camera non c’è la tv, è solo nella sala comune, per scelta dell’amministrazione, per evitare che le ragazze si isolino e perché verrebbe vista anche di notte, lasciandole poi stanche il giorno dopo.
L’ICAM di Milano è il primo progetto in Europa di questo tipo e ha permesso, dal 2007 anno della sua attivazione, a bambini senza colpe di vivere accanto alle loro madri un’infanzia più simile a quella dei loro coetanei e dare una possibilità in più a donne che, in una realtà carceraria, non avrebbero avuto.