Governo: ICI e straordinari. Un reale aiuto per le famiglie?

930134_63356410.jpg Uno dei maggiori problemi degli ultimi anni è la perdita del potere di acquisto dei lavoratori dipendenti dovuto all’aumento generalizzato dei prezzi, mentre gli stipendi sono rimasti sostanzialmente invariati. Moltissime famiglie sono interessate e sperano che la situazione venga affrontata al più presto e in modo efficace.


I primi provvedimenti del governo Berlusconi, che hanno lo scopo dichiarato di far fronte anche a questo problema, sono l’abolizione dell’ICI e la detassazione (o meglio, la tassazione con tasso inferiore) della parte variabile dello stipendio (straordinari e premi legati alla produttività).

Per quanto riguarda l’ICI, gli effetti immediati sono evidenti: non si pagherà più questa tassa sulla prima casa. Il provvedimento ovviamente riguarda chi possiede una casa, che non sia una villa o un castello o simili (anche se sembra che quasi nessuno ne possieda: probabilmente molti riescono a far passare le proprie abitazioni di lusso per normali abitazioni, così come le seconde e terze case possono figurare "prime case", basta siano intestate a persone diverse della famiglia). Il provvedimento fa piacere, è inutile negarlo. Ricordiamo che sotto un certo tetto di reddito, l’ICI era già stata abolita dal governo precedente, o diminuita. Indubbiamente, comunque, qualche famiglia con reddito medio-basso e casa di proprietà ne trarrà un giusto giovamento.
È ragionevole supporre, comunque, che i Comuni, privati di questa entrata, recupereranno i fondi mancanti in altri modi (e che, purtroppo, alla fine dell’anno il nostro portafoglio piangerà esattamente come prima!).

Per quanto riguarda la detassazione degli straordinari, la faccenda mi interessa personalmente e per questo da ieri sto cercando di capire i termini della questione: vi assicuro che per chi non sia un esperto di economia non è semplice.
Intanto il pubblico impiego è escluso. E questo risulta francamente incomprensibile: il potere d’acquisto è calato anche per i dipendenti del pubblico impiego.
Inoltre, sono stati messi dei tetti che rendono la lettura del provvedimento più complicata. Un tetto di reddito (30’000 euro nel 2007) e un "plafond sementrale" di 3000 euro. Ovvero la quota su cui può essere applicata l’aliquota ridotta è al massimo di 3000 euro da luglio a dicembre 2008 (periodo di sperimentazione).
In una selva di aliquote variabili, in cui se un lavoratore tramite straordinari e premi di produzione supera un certo reddito, è sottoposto a un’aliquota maggiore, e in cui è difficile districarsi, ci mancava solo questa ulteriore complicazione. Vi riporto un brano tratto da un articolo che a mio parere è quanto di più chiaro possa trovarsi in rete:
"Si dice che si interviene sulle parti variabili del salario perché, essendo l’imposta progressiva, le componenti aggiuntive sono tassate ad aliquote marginali più elevate. In particolare nei dibattiti televisivi si sente dire che in molti casi su queste quote retributive si paga il 38% invece del 32%. (…) Un brusco innalzamento si verifica solo per quei soggetti che, eventualmente anche perché aggiungono al proprio salario normale parti variabili, superano la soglia dei 28mila euro, e arrivano, quindi, a un’aliquota marginale effettiva decisamente più alta (superiore al 40%). Si tratta di circa 1,7 milioni di lavoratori."
(Da notare che l’articolo è stato scritto precedentemente al decreto legge del governo e nei numeri sono compresi i lavoratori del settore pubblico che invece risultano esclusi, per adesso).
Continua:
"Ma se il problema è questo non sarebbe meglio intervenire, secondo le linee tracciate anche nel libro bianco sull’Irpef, sulla scala delle aliquote, rendendo più morbido il passaggio fra il secondo e il terzo scaglione dell’Irpef per tutti, e non solo per chi fa gli straordinari?”
Questo ce lo chiediamo anche noi.

Perché premiare il lavoro straordinario? Che, come dice il termine, è "straordinario", legato all’evenienza di picchi di lavoro particolari, in cui ci sia bisogno di maggiore lavoro. Se questo è, come mi risulta, il lavoro straordinario, non si può parlare, come si legge oggi sui giornali, di un aumento di tot in busta paga, perché non necessariamente l’azienda avrà bisogno, e il lavoratore potrà fare, TUTTE le ore di straordinario previste per legge.
Perché, se si vuole aumentare il potere di acquisto, non si agisce sulla tassazione del reddito da lavoro dipendente tout court? Che riguardi anche il settore pubblico e chi straordinari non può farne. Fare ore di straordinario non è possibile in tutte le aziende. Inoltre alcuni lavori hanno un orario flessibile e le ore in più non risultano conteggiate. I collaboratori a progetto (tantissimi giovani) sono esclusi. Infine dovremmo parlare delle mamme, che meritano in proposito un discorso a parte.

In sostanza, a chi giova in ultima analisi questo provvedimento?
A una fetta di lavoratori dipendenti entro un certo reddito che possano fare un numero significativo di ore di straordinario e, se padri di famiglia, con mogli casalinghe che non abbiano bisogno del loro contributo in casa. Sorvoliamo sul discorso qualità di vita, hobby, tempo passato con moglie e figli, conquiste dei lavoratori per cui l’orario di lavoro era stato ridotto a 40 ore settimanali, tranne casi "straordinari" appunto.
E alle aziende in cui si utilizza di regola il lavoro straordinario (notate l’ossimoro, cioè la contraddizione di termini), che così vengono incentivate, anzi premiate (la detassazione giova sia al lavoratore che all’azienda, non dimentichiamolo) a non assumere lavoratori a sufficienza per le esigenze di produzione.

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