8 per mille alla ricerca scientifica

ricerca2Il fatto che la ricerca scientifica italiana sia una delle più scarsamente finanziate dallo Stato è ormai ben noto, così come il fenomeno della “fuga di cervelli” a cui non hanno certo posto rimedio le iniziative propagandistiche degli ultimi anni sul “rientro” dei suddetti, iniziative estremamente limitate e che non affrontano il problema in modo sostanziale.

Nemmeno tramite l’8 per mille i cittadini possono decidere di contribuire alla ricerca scientifica: la scelta è fra Chiesa cattolica e altre chiese, oppure lo Stato. Se poi andate a verificare come viene ripartita la quota dell’8 per mille destinata allo Stato vedrete che fra le voci contemplate non c’è la ricerca scientifica. La gran parte dei fondi sono andati alla “conservazione dei beni culturali” e in particolare al restauro delle chiese, tanto per cambiare!

Successivamente è nato il 5 per mille, che è però una selva in cui è difficile districarsi: tante sono le associazioni a cui è possibile destinare la quota e non è sufficiente indicare il settore, ma è necessario indicare l’ente specifico e il suo codice fiscale. L’elenco dei beneficiari del 5 per mille per il settore “finanziamento della ricerca scientifica e della università”, è infatti piuttosto bizzarro: fondazioni per le scienze religiose (ancora), scuole d’arte, istituti di studi politici e sociali si spartiranno il 5 per mille che molti cittadini pensano di destinare alla ricerca. L’unica possibilità per destinare effettivamente il proprio 5 per mille alla ricerca scientifica è armarsi di pazienza, scorrere l’elenco e scegliere. Scegliere un ente conosciuto, il cui nome non lasci adito a dubbi sulle attività praticate. Giusto per citarne alcuni: il CNR, il principale ente pubblico di ricerca italiano, le scuole postuniversitarie di eccellenza come la Scuola normale superiore di Pisa, la Scuola internazionale superioriore di studi avanzati (Sissa) di Trieste, la Scuola S. Anna di Pisa, l’European brain research institute R. Levi Montalcini di Roma, l’Istituto nazionale tumori di Milano.

La Sissa di Trieste e la Scuola Normale di Pisa, ad esempio, risultano rispettivamente prima e seconda in Italia (17° e 24° nel mondo) nella classifica internazionale che valuta la qualità dell’attività di ricerca in base al numero di pubblicazioni per ricercatore, contribuendo (come pochi altri) a tenere alto il livello della ricerca e il prestigio internazionale del nostro paese in questo campo.

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