Simulazione di sostituzione

 
Salve,

lo scorso martedì ho acquistato presso una parafarmacia del mio paese, un elettrostimolatore.
Pur avendo eseguito alla lettera la procedura di ricarica come indicata dal libretto e nonostante le abbondanti 12 ore di ricarica a cui l’ho sottoposto, quando ho provato a metterlo in funzione, non dava segni di vita.
Ho riconfezionato il tutto e mi sono recata presso la parafarmacia per segnalare l’accaduto, il "farmacista" (scrivo tra virgolette perché il signore che mi ha venduto l’apparecchio non lo è) mi convince a lasciargli l’elettrostimolatore fino alla sera, assicurandomi che avrebbe provato lui a metterlo in funzione, ma al mio ritorno mi dice che è necessario che lo tenga anche la notte visto che non si era ancora ricaricato.

A questo punto mi innervosisco e gli chiedo di sostituirmelo oppure di restituirmi i soldi, anche perché mi accorgo che il monitor è rigato. Il "farmacista" mi risponde che di restituirmi i soldi non se ne parla neanche lontanamente, che l’unica cosa che può fare è di chiamare l’assistenza tecnica per farmelo riparare. Di qui inizia una diatriba abbastanza fastidiosa, perché mentre io cerco di far valere il mio diritto alla sostituzione, dal momento che non è passata la famosa settimana e l’aggeggio non funziona, il negoziante mi risponde che lo deve vedere il tecnico. Alla fine si convince a sostituirmelo, e mi dice di tornare il giorno successivo a riprendere il nuovo.

Torno il giorno successivo e mi dice "l’elettrostimolatore arriverà domani", ritorno il giorno dopo e effettivamente mi dà un "nuovo" elettrostimolatore rinconfezionato, vantandosi della sua onestà e facendomi notare che la sostituzione era un atto di cortesia, ma che lui non era tenuto a farlo, e come se non bastasse mi accusa anche di aver danneggiato io l’apparecchio.
Felice per aver ottenuto comunque la sostituzione, torno a casa e lì l’amara sorpresa, mi accorgo che l’apparecchio non è sigillato: la scatola si apre con facilità, lo schermo del monitor non ha il sigillo adesivo di protezione, il monitor è tutto rigato, la scatola del caricabatterie è aperta e la batteria si trova libera all’interno della confezione, come se qualcuno l’avesse aggiunta in un secondo momento.
Rassegnata a tenermi questa fregatura, telefono comunque alla parafarmacia per comunicare che mi sono accorta che il Tesmed in realtà non è stato sostituito ma solo riparato, ma purtroppo quando lo metto sotto carica mi accorgo che il monitor si spegne perché lo spinotto del caricabatterie non fa contatto.

Per farla breve "il farmacista"o che per lui, ha riconfezionato il Tesmed che avrebbe dovuto sostituirmi, simulando la sostituzione.
Che cosa devo fare per avere indietro i soldi dal momento che il negoziante mi ha truffata o quanto meno per avere una sostituzione degna di questo nome?
Domani io proverò a far valere i miei diritti, ma ho la netta sensazione che non ne ricaverò nulla, perché avrei dovuto aprire la confezione dell’apparecchio davanti a lui, ma anche in quel caso vista la sua disonestà non credo che avrei ottenuto qualcosa, la mia parola contro la sua. A chi mi posso rivolgere per tutelare i miei diritti di consumatore?
Grazie dell’attenzione e perdonate lo sfogo.

Bruna
Cara Bruna,
in base al codice del consumo (art. 130) il venditore è responsabile nei confronti del consumatore per qualsiasi difetto di conformità esistente al momento della consegna del bene venduto, laddove per difetto di conformità si intende l’idoneità del bene a servire all’uso abituale e la conformità del bene rispetto alla descrizione fatta dal venditore.
Quindi laddove il consumatore riscontri un difetto di conformità deve denunciarlo al venditore entro due mesi dalla scoperta. A quel punto, il consumatore può, a sua scelta, chiedere che il bene venga riparato ovvero sostituito senza costi aggiuntivi. Se il consumatore non sceglie il rimedio, sarà il venditore ad offrire o la riparazione o la sostituzione.
Se la riparazione ovvero la sostituzione sono impossibili o eccessivamente onerose, oppure se il venditore non provvedere ad una di esse in un congruo termine oppure ancora qualora la riparazione o sostituzione abbia causato notevoli inconvenienti al consumatore, quest’ultimo può chiedere la riduzione del prezzo ovvero la risoluzione del contratto. In tale ultimo caso, il consumatore restituisce il bene e il venditore restituisce il denaro ricevuto a titolo di corrispettivo, sempre fatto salvo il diritto del consumatore a richiedere il risarcimento del danno.
L’eventuale azione giudiziaria per ottenere la tutela ex art. 130 del Codice del Consumo deve essere instaurata entro 26 mesi dalla consegna del bene, purché vi sia stata la denuncia entro i due mesi dalla scoperta del difetto di conformità.
Cari saluti.
Avv. Chiara Donadon

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