Se la figlia non vuole più andare dal papà

 

Buongiorno avvocato,

sono una signora divorziata da circa un anno, madre di una ragazzina di 16 anni (compiuti), affidamento condiviso. La sentenza di divorzio regolamenta le frequentazioni della minore a casa del padre nel modo seguente: weekend alternati, tutti i martedì e i venerdì alternati.

Generalmente tale frequentazione viene rispettata, ma negli ultimi mesi, a causa di liti frequenti con il padre, mia figlia mostra una certa "angoscia" ad andare a casa sua. Il padre spesso la insulta, la umilia e la sottopone a continui dinieghi. Diciamo che non fa nulla per invogliare la figlia ad una frequentazione e a stabilire un rapporto sereno. Tale comportamento di assoluta intransigenza da parte del padre nasce dalla convinzione di lui che la figlia viva in un contesto di assoluta libertà, che io non le imponga regole o privazioni (cosa assolutamente non vera).

La situazione si è andata aggravando e la figlia a volte si rifiuta di andare dal padre.
Considerato che il padre vede in me l’istigazione di tale situazione e mi accusa dicendo che IO in quanto madre ho la responsabilità e il dovere di OBBLIGARE mia figlia ad andare dal padre, le volevo chiedere: può il padre "obbligare la figlia a frequentarlo?", e può denunciarmi perchè non obbligo mia figlia ad andare da lui?

Cosa posso fare per tutelarmi dalle sue accuse e per tutelare la serenità di mia figlia, il suo bisogno di essere libera di andare dal padre quando se la sente?

Grazie della disponibilità.

Maria

Cara Maria,

essendoci un provvedimento giurisdizionale che disciplina il tipo di affidamento e le modalità di frequentazione tra genitore non collocatario e figlio, qualsiasi variazione dovrebbe essere avallata prima dal Tribunale stesso, attraverso una procedura di modifica delle condizioni di divorzio. Questo perché, a meno che non vi sia l’accordo di entrambi i genitori, i provvedimenti del Tribunale possono essere modificati solo dal Tribunale.

Pertanto, ti sconsiglio di ostacolare le frequentazioni tra padre e figlia. Semmai, se credi che il disagio di tua figlia sia reale e serio, vista anche l’età della ragazza, ormai alla soglia della maggiore età, prova intanto a documentare questo disagio, rivolgendoti a un medico o a uno psicoterapeuta che indaghi sulla reale portata del disagio manifestato dalla ragazza, informando ovviamente prima lo stesso padre, insomma mettendolo di fronte alla realtà delle condizioni psicologiche della minore. Se ritieni, intraprendi tu per prima la procedura di modificazione delle condizioni di divorzio, facendo presente e documentando al Tribunale le condizioni psicologiche di tua figlia e chiedendo semmai la riduzione delle frequentazioni.

Devi però sincerarti dell’entità del disagio, di concerto con il tuo ex marito, visto che siete in regime di affidamento condiviso. Se tuo marito ti ostacola, potrai sempre rivolgerti all’Autorità giudiziaria e, semmai, al Giudice tutelare.

Come sempre dovrebbe entrare in gioco il buon senso da parte dei genitori. Mi chiedi se suo padre può obbligare la figlia a frequentarlo. È evidente che dovrebbe essere primario interesse della minore stare con suo padre. In ogni caso, c’è un provvedimento del Tribunale che legittima il padre a trascorrere del tempo con sua figlia e viceversa. Il buon senso e l’amore paterno dovrebbe suggerire al tuo ex marito di non forzare la mano di fronte al rifiuto della ragazza, cercando semmai di andare a fondo e indagare le motivazioni reali di questo atteggiamento della minore. Purtroppo però se il padre di tua figlia è convinto che dietro ci siano tue "macchinazioni", sarà più portato ad insistere per vedere la ragazza, forse anche nella speranza di tenerla o tirarla a sé. In tal caso credo che solo il Tribunale potrà decidere quale sia la volontà della ragazza e cosa sia opportuno nel suo interesse.

Buona fortuna.

Avv. Chiara Donadon

 

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