Padre quasi assente, violento e affido condiviso?

 
Gentilissimo Avvocato,

sono la mamma di un ragazzo di 17 anni avuto da un matrimonio finito molti anni fa con un divorzio. Il ragazzo è affidato a me e il rapporto con il mio ex marito è di piena fiducia e amicizia. Sono mamma anche di una bimba di tre anni avuta da una relazione durata sei anni. Con il padre di questa mia seconda bambina non mi sono mai sposata, né abbiamo convissuto perché abitavamo a 60 km di distanza (io a Cesena, lui a Bologna). Quando è nata la bimba lui mi ha convinta a lasciare il lavoro e a vendere la mia casa per trasferirmi a Bologna, dove abbiamo acquistato insieme un appartamento e dove abbiamo poi preso residenza solo io ed i miei figli. Preciso che pur essendo proprietario del 50% di appartamento lui non vi ha preso residenza in quanto, per effetto della sua precedente separazione (sfociata ora in un divorzio giudiziale) con affido condiviso, lui deve trascorrere 5gg a settimana in un’altra casa ove è collocatario di due altri figli avuti dal suo matrimonio.

Lui ha riconosciuto nostra figlia (ma ho richiesto ed ottenuto di metterle anche il mio cognome proprio perché "l’onore e l’onere" erano principalmente i miei). La relazione è stata burrascosa, quando era con noi controllava, giudicava, denigrava di me qualunque cosa con violenze psicologiche, verbali e talvolta fisiche anche davanti alla bimba e a mio figlio. Solo ora, nonostante le minacce e i ricatti, trovo il coraggio di denunciarlo con la speranza che tutto non mi si ritorca contro. Così, sono tornata con i miei figli nella mia città a casa dei miei genitori, dove ho iscritto la bimba all’asilo e ho buone possibilità di ricominciare a lavorare presto. Mio figlio più grande invece continua il liceo a Bologna che raggiunge in mezz’ora di treno.

Ho chiesto al mio compagno di vendere la casa cointestata di Bologna, così con la mia parte di ricavato potrei comprarne un’altra e avere una situazione più comoda di quella attuale provvisoria presso la casa dei miei. Lui si rifiuta di vendere a terzi per dividerne poi il ricavato e, pur avendone la possibilità, si rifiuta di acquistare lui il mio 50% … così tanto per farmi dispetto. Inoltre vorrebbe vedere la bimba molto più spesso di quanto facesse prima del nostro trasferimento. Io la porto ai giardini della sua città due volte la settimana per due ore consecutive, durante le quali passano anche del tempo da soli perché mi metto ad attendere su una panchina leggendo un libro, mentre quando eravamo ancora una coppia veniva e dormire da noi solo due volte a settimana. Preciso che è collocatario dei suoi due figli non perché sia speciale, anzi, ma solo perché nella sua casa vivono anche zia e nonni che li hanno praticamente cresciuti al posto suo e poi perché loro, già grandicelli, non volevano spostarsi dall’entourage di amicizie e scuola per seguire la madre che andava a vivere in un altro quartiere. Preciso anche che è totalmente inesperto con la bimba, non essendosene mai occupato, inoltre è affetto da crisi di ipoglicemia (tremori, sbalzi pressori, offuscamento della vista…) che sorgono improvvise, anche alla guida.

Ora in attesa di comparire davanti al giudice Le chiedo:
1- Possibile che il tribunale dei minori al quale lui vuole rivolgersi per vederla più spesso gli permetta di vederla più di quanto non la frequentasse prima?
2- Possibile che si dia l’affido condiviso quando lui non ha mai di fatto risieduto con la bambina e con me?
3- Possibile che il T.M. possa decidere di farla pernottare da lui, distante 60 Km, quando lei non ha mai passato una sola notte senza di me?
4- Possibile che lui possa portarla in vacanza come chiede con gli altri suoi figli di 15 e 20 anni che non hanno quasi mai frequentato la bimba e comunque mai pernottato con lei?
5- Possibile che lui possa farle frequentare i suoi parenti che non mi hanno mai fatta entrare in casa loro e mi hanno sempre considerata male?
6- Possibile che si possa dare un affido condiviso a un padre violento con me e davanti a minori?
7- Possibile che lui possa addurre come motivazione di discredito per un affido esclusivo o una collocazione principale a me, il fatto che ora vivo con i miei figli a casa dei miei genitori, in una situazione provvisoria quindi non comodissima e che cambierò solo quando potrò vendere il mio 50% dell’appartamento di Bologna? Temo che (visti i presupposti) questo fatto possa influenzare negativamente l’eventuale intervento di assistenti sociali… così come il fatto che lui è comunque economicamente il più forte.

Cordiali saluti e grazie della pazienza.

Luche

Cara Luche,

per poter ottenere l’affidamento esclusivo della bambina dovrà provare in giudizio che il padre non è in grado di assolvere il proprio compito genitoriale e che tale affidamento sarebbe pregiudizievole per la minore. Ciò equivale a dire che deve provare in giudizio la violenza subita, la pericolosità per la bambina, l’inadeguatezza di questo padre ad essere tale. Il Tribunale disporrà certamente una perizia, con lo scopo di valutare psicologicamente sia il padre che la bambina, nonché il loro rapporto. In sintesi, il Tribunale dovrà convincersi che sia pregiudizievole per la bambina avere un rapporto con il proprio padre piuttosto che non averlo o che comunque questo padre non sia in grado di prendersi cura di sua figlia.

Laddove il Tribunale non ravvisasse simili ostacoli, non vi sarebbero motivi per disporre l’affidamento esclusivo.

Anche in caso di affidamento condiviso, tuttavia, il Tribunale dovrebbe procedere gradualmente nella determinazione delle modalità di frequentazione tra la bambina e il papà. Se la bimba non ha mai pernottato fuori casa, tale approccio avverrà in maniera graduale. Analogamente, anche i periodi di vacanza saranno calibrati sull’età, sulle abitudini e sulle esigenze della bambina.

La posizione di forza economica del suo compagno non mi preoccuperebbe più di tanto, poiché tale condizione non è assolutamente sufficiente per ottenere la collocazione prevalente della minore. Lo stesso vale per la temporanea permanenza sua e della bambina presso i suoi genitori, purché il luogo in cui vivete sia adeguato e confortevole.

Non potrà comunque evitare l’intervento dell’assistenza sociale, a maggior ragione se rappresenterà al Tribunale la situazione di violenza/minaccia che ha descritto a me.

Quanto alla casa, le consiglio di intraprendere immediatamente il giudizio di divisione dell’immobile, a meno che non abbia lei stessa interesse ad abitare lì con la bambina, nel qual caso dovrà chiedere l’assegnazione al Tribunale per i Minorenni.

Buona fortuna.

Avv. Chiara Donadon

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