Nonna che non conta niente

 
Gentile avvocato,

sono nonna di una bambina contesa da un padre naturale e da una madre molto furba. So che legalmente non ho diritti, mentre, in effetti, sono l’unica nonna sempre presente per la bambina. Vivo con mio figlio da pochi mesi, scelta fatta per portare a lui un poco di ordine e più serenità. Mio figlio ha riconosciuto la bimba e conviveva con la compagna fino a cinque anni fa, quando le cose tra loro sono precipitate e lui è uscito di casa. Non sono mai andati in Tribunale e la bimba vive con la madre. Vede il papà praticamente ogni giorno. Lui si è sempre occupato di lei. Paga il mutuo della casa dell’ex compagna (e la casa è intesta a lei), paga la scuola della bambina che va dalle suore. Ogni attività è svolta col padre: la bimba frequenta corso di arti marziali e maneggio. La mamma ha una sua vita privata e praticamente quasi tutti i fine settimana raggiunge i suoi amici in un’altra città e la bimba sta con il padre.

Mio figlio è andato dall’avvocato, all’inizio, e ha ricevuto il consiglio di assecondare la madre della bimba, modalità per non avere problemi (si fa per dire) e per stare vicino alla figlia. Il problema è che la ex compagna sfrutta a suo vantaggio l’enorme affetto che lega il padre e la figlia. Lo ricatta, lo perseguita, non vuole che lui frequenti nessuno pena l’allontanamento dalla figlia. Mentre a lei è consentito vivere una vita propria, lo impedisce al suo ex compagno. Lo minaccia di andare a vivere a Padova, città dove vive la persona con cui ha una relazione e quindi di portare con sé la figlia. La bimba che si chiama Sofia, frequenta la 4° elementare e ha un rapporto conflittuale con la madre, con la quale litiga in continuazione. Mio figlio non fa nulla per uscire da questo inferno perchè teme appunto l’allontanamento della ex-compagna. Tace e paga e cresce sua figlia. Io sono la nonna addetta  perchè i nonni materni vivono lontano: il sabato e la domenica la bimba studia e fa i compiti con me (grazie al cielo perchè la mamma non la segue neppure con la scuola). Mio figlio è praticamente un baby-sitter, perchè lei lascia a lui la bambina quando ha i suoi impegni, mentre se è  libera impone la sua presenza.

Insomma è una situazione diabolica perchè alla base di tutto c’è il ricatto continuo di questa donna il cui unico interesse è il suo personale.
Avvocato, mio figlio vive per la sua bambina e siamo grati per il fatto che ha un buon lavoro, per cui può far fronte a tutte le spese, e anche se è pazzesco affermarlo, dico che paga per stare con sua figlia. La ex gli dice che è un giusto risarcimento perché, secondo lei, lui ha tradito per primo, ma non è così. Lui ha cercato di salvare la loro unione in ogni modo possibile e non è riuscito. Quando si è allontanato da lei, lei ha incominciato a frequentare altre persone, mentre lui ha dovuto rinunciare sotto il ricatto della madre di sua figlia.  Purtroppo questa donna soffre di una forma di gelosia morbosa, tant’è che pur avendo altre storie non permette a lui di averne. Perdoni avvocato la lunga lettera, ma le chiedo: dovrà vivere in questo modo fino a che la bimba non sarà grande?
Lui non vuole che soffra sua figlia e spesso mi dice che anche se la madre dà poco o niente, quel poco per la bimba è essenziale. È una brava persona mio figlio, ma comincio ad avere il dubbio che sia un modo sbagliato di affrontare la cosa.

Avvocato, mi scusi tanto, ma desidero sentire un parere.
Grazie avvocato, grazie tante.

Merita

Cara Merita,

credo che a suo figlio convenga adire il Tribunale per i Minorenni, chiedendo l’affidamento condiviso della bambina, prima che la madre decida di trasferirsi davvero in una città lontana, rendendo così più difficili i rapporti.

Una volta ottenuto un provvedimento di affidamento condiviso, anche se la bambina sarà collocata prevalentemente con la madre, suo figlio avrà il diritto di esprimere il proprio preventivo consenso per ogni scelta inerente la bambina e quindi, e a maggior ragione, anche per l’eventuale trasferimento in altra città. Peraltro la bambina è in età scolare e quindi ha ancor maggior interesse a mantenere inalterate le proprie abitudini.

In assenza di un provvedimento che disponga in ordine all’affidamento condiviso, essendo la bimba figlia naturale, in quanto nata da genitori non coniugati, la potestà sulla minore compete, quanto al suo esercizio, al genitore con cui convive e quindi alla madre.

In tal caso, se anche non può impedire i rapporti tra padre e figlia, la madre ha comunque maggiore autonomia nelle scelte che riguardano l’"ordinaria amministrazione" e quindi la gestione quotidiana della bambina.

Peraltro, anche se sulla carta le decisioni di maggior interesse vanno comunque prese di comune accordo, un domani che la signora decidesse di trasferirsi con la bambina in altra città senza il consenso del padre, quest’ultimo avrebbe meno strumenti di tutela che non in presenza di un provvedimento di affidamento condiviso.

Insista quindi con suo figlio affinché instauri la procedura per ottenere l’affidamento condiviso della bambina.

Buona fortuna.

Avv. Chiara Donadon

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