Da quando il bambino può decidere con quale genitore vivere?

 
Gentile avvocato,

sono separata dal giugno del 2008 e ho un bambino che ha compiuto tre anni a luglio.
Dal febbraio 2009 mi sono trasferita a circa 50 km dalla casa dove abitavo prima (che era in proprietà comune con il mio ex-marito e che ora è stata venduta).
Il bambino – sono passati 8 mesi – non ha mai avuto difficoltà di adattamento. Inoltre, ha affrontato senza problemi vari passaggi di solito difficoltosi: ha tolto il pannolino in un giorno, poco dopo il trasferimento; ha iniziato l’asilo a settembre e non ha mai pianto (se non un paio di giorni dopo un mese circa dall’inizio); ha tolto il ciuccio in un giorno da quando dorme all’asilo (e lui era veramente attaccatissimo al ciuccio).

Dico queste cose perché so che è mamma e può capire quanto questi progressi siano difficoltosi e importanti nella vita di un bambino e, soprattutto, quanto il modo di superarli sia sintomo di disagio o di benessere.
Fatta questa premessa, le dico che il bambino da circa 15 giorni (cioè dall’ultimo week-end passato con il padre) esprime disagio, chiede del padre (MAI fatto prima, anche se andava da lui volentieri) e fa moltissimi capricci.
È diventato un po’ birichino e io lo sgrido, cosa che suo padre non fa mai (me lo dice e poi so che è così di carattere).
Ecco, io ho paura che mio marito provi a togliermi il bambino, cercando di dimostrare che nostro figlio senta troppo la sua mancanza e che con me esprima un disagio che con lui non esprime.
So che è questione di pochissimi giorni (prima non aveva mai fatto così), ma ho paura che se questo comportamento del bambino continua, lui possa chiedere un colloquio con uno psicologo e che il bambino possa chiedere di stare con il padre.

Premesso che ho comunque già preso appuntamento con uno psicologo infantile perché la questione mi sta a cuore – prima di tutto per il benessere di mio figlio – un giudice potrebbe far decidere già a quest’età al bambino se stare con la madre o con il padre?
La informo inoltre che io al momento non lavoro (lavoro stagionalmente – ricomincerò a gennaio e finirò a marzo, per riprendere a giugno fino a settembre) e posso curare il bambino tutto il giorno. Nel periodo in cui io lavoro, mia madre – che non lavora – si trasferisce da me.
Secondo gli accordi del trasferimento, al padre spettano due week-end al mese e a mesi alterni un week-end in più.
Durante la settimana può venire a trovare il bambino (si tratta di mezz’ora di strada, è tutta autostrada) due sere a settimana, ma non è mai venuto in otto mesi.
In estate spettano 15 giorni al mese a testa, in cui il bambino può andare al mare con i nonni.

Attendo una sua gentile risposta,
grazie, saluti.

Paola

Cara Paola,

le sue preoccupazioni, comprensibili sotto il profilo umano, sono del tutto infondate sul piano giuridico.
Nessun Tribunale chiederà mai ad un bambino di tre anni con quale dei genitori vuole stare. Legalmente, il minore ha diritto di essere sentito nei casi di affidamento una volta che abbia compiuto i 12 anni. Per di più, i "disagi" manifestati ultimamente da suo figlio mi pare possano considerarsi "fisiologici" in un bambino della sua età…

Si ricordi, in ogni caso, che per poter modificare le condizioni della separazione il coniuge che ne ha interesse deve adire il Tribunale secondo una specifica procedura e che il presupposto di tale procedimento è che siano sopravvenute circostanze tali da rendere necessaria la revisione delle modalità di affidamento e di mantenimento stabilite nel provvedimento di separazione.

Se lo ritiene necessario, chieda pure il parere di uno psicologo per indagare le problematiche del bambino; le ricordo però che se siete in regime di affidamento condiviso, anche queste decisioni devono essere prese di comune accordo con il padre del bambino.

Buona fortuna.

Avv. Chiara Donadon

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.