Assistenti sociali non imparziali

 

Buongiorno.

Io sono una ex ragazza madre che ha tentato di far avvicinare il padre alla sua bambina. Mi sono ritrovata a essere obbligata ad avere rapporti sessuali, ad avere un occhio nero e ad essere costantemente additata come una incapace. Purtroppo pensavo fosse colpa mia e non ho mai fatto denuncia. Ma nonostante tutto lui non aveva riconosciuto la bambina. Ho deciso di andarmene da lui perché ero diventata una larva. In sei mesi mi aveva fatto credere di essere una incapace e mi minacciava dicendomi che se me ne fossi andata me l’avrebbe fatta pagare a vita. Sono stata pedinata da gente che immagino lui abbia incaricato. Dopo sette anni lui decide di riconoscere la bambina… fatalità solo nel momento che io mi rifaccio una vita. Io mi oppongo al riconoscimento. Il tribunale logicamente accetta il riconoscimento con affiancamento assistenti sociali.

La bambina comincia ad andare da lui… e lui comincia in ogni occasione a dirmi che devo tornare con lui (lui convive e ha un altro figlio). Io mi rifiuto, e mia figlia comincia a subire umiliazioni, di quelle che anch’io passavo quando stavo con lui: torna a casa sentendosi sempre più una incapace. Io lo denuncio perché non corrisponde quanto dovuto per Jessica (ho aspettato mesi prima di farlo) e da lì lui comincia a sbottare: urla davanti casa, carabinieri quando la bimba è ammalata. Lia figlia lo ha visto che picchiava la compagna. La bimba è stata picchiata perché si era sentita male e si era disperata perché non voleva rimanere da lui. Un dramma… e dire che mia figlia è sempre stata una patatona tranquilla.
Una sera addirittura per non andare via da lui si sente male vomita, e in più gli sforzi di vomito non la facevano respirare, a scuola quando doveva andare da lui si metteva a piangere e supplicava le maestre di chiamarmi. Insomma io non me la sono sentita di mandarla ancora. Mi sono rassegnata alla denuncia, che inesorabilmente è arrivata. E di nuovo lui mi ha portato al tribunale dei minorenni, che nuovamente ci hanno affiancato psicologa e assistenti sociali.

Ora succede che hanno redatto una relazione dove dicono che ho istigato io bimba contro il padre, ma non è assolutamente vero. Non mi sono permessa, perché è suo padre, e perché tra l’altro mi ero andata a leggere un po’ di cose in merito dove si parlava anche del discorso di cosa succede nel caso si denigri l’altra figura genitoriale (la cosa comica è che è lui che mi da della prostituta quando parla con la Jessica). Inoltre mi sono fatta aiutare da una psicologa per affrontare il tutto nel miglior modo, ho lasciato perdere offese e provocazioni, ho ingoiato rospi e ho cercato di parlare, ma come il solito mi prendevo della incapace e di quella che faceva apposta a provocarlo. Insomma era sempre colpa mia.

Le dottoresse che hanno redatto la relazione però hanno scritto una serie di altre cose non vere. Finché andavamo da loro mi ero accorta che c’era una sorte di favoritismo nei confronti del padre. Ad esempio non riuscivo a finire di dire una frase. Quando raccontavo cosa mi raccontava la bimba mi dicevano che potevano essere anche bugie, mentre davano per certo che ciò che raccontava il padre fosse vero. Ma pensavo fossero comunque obbiettive, che fosse un metodo per capire realmente cosa c’era dietro. Addirittura pareva che picchiare la bimba fosse normale, e fosse colpa della bimba perché istigava le sberle, e che anzi è lei la violenta perché è arrivata a picchiare la nonna. Hanno scritto che io non ho mai controllato se le cose dette dalla Bimba fossero vere. Ho paura. Non so come difendermi dal fatto che la dottoressa del servizio sociale abbia scritto queste cose, che fanno sembrare che io abbia fatto il lavaggio del cervello a Jessica (per fortuna non tutte cose brutte), mentre ha omesso di scrivere le cose che riguardano lui – "tutte" – ho quasi la sensazione che sia stato fatto apposta. Non credo sia corruzione. Ma come è possibile scrivere che io parlo male del padre? Non l’ho mai fatto. E non scrivere quello che la bimba racconta sulle botte, sulle umiliazioni, sui castighi di tre ore seduta immobile? Ha preso una sberla che è perfino finita per terra.

Non volevo crederci quando ho letto la relazione. Ho persino pensato che avessero scambiato persona. Avrei voluto andare dalle dottoresse e urlare tutto il mio disprezzo. Io non sono una donna con problemi: vivo bene, lavoro, non ho un gran stipendio ma mi accontento, sono felice delle cose che ho, sono obbiettiva o almeno cerco di esserlo. Non chiedo grandi cose se non una vita serena, viste le difficoltà avute, che comunque mi hanno fatta crescere e mi hanno aiutata a capire che non sono una incapace pur avendo anch’io ho i miei limiti. Ma queste ingiustizie mi lacerano. L’unica cosa che sono riuscita a fare è stata piangere. E pensare che questo è un mondo pieno di ingiustizie! La bimba si merita un papà e una vita serena. I primi anni sono stati anni di sacrificio ma ora che le cose potrebbero andare meglio… sono io che perdo la fiducia nella giustizia.
Spero in un aiuto o un suggerimento perché non so cosa fare e ho paura. La mia bimba è tutto per me. Non deve essere usata per farmela pagare perché non sono rimasta con lui a farmi maltrattare.

Grazie.

Susanna

Cara Susanna,

purtroppo sotto il profilo legale non c’è molto che possa fare, poiché le procedure che il Tribunale per i Minorenni segue sono quelle da lei descritte.

Suppongo che sia assistita da un legale e pertanto la invito a valutare con quest’ultimo l’opportunità di chiedere al Tribunale l’affiancamento di assistenti sociali diversi (anche se purtroppo la competenza del servizio è di tipo territoriale) ovvero di insistere affinché venga espletata una consulenza tecnica d’ufficio.

In tale ultimo caso il Tribunale incarica uno specialista, ponendogli specifici quesiti. Nel suo caso il CTU potrebbe sottoporre a perizia sia la bambina (non mi dice quanti anni ha ma suppongo che sia in età di scuola primaria) che voi genitori, per analizzare la situazione e redigere a sua volta una relazione.

Ai colloqui con il consulente possono partecipare anche consulenti di fiducia nominati dalle parti, in modo che l’operato del consulente possa essere monitorato da professionisti in grado di valutarne la correttezza sia nel modus procedendi che nelle conclusioni.

Ritengo che al momento questo sia tutto ciò che lei possa fare.

Buona fortuna.

Avv. Chiara Donadon

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