Tic nervosi e ansia del bambino, figlio di un genitore depresso

Gentile dottoressa,

Ho 29 anni e un bambino di nove anni che sta attraversando un momento particolare, ma forse è meglio che le racconti un po’ la nostra storia per farle capire meglio.

Sono separata dal padre da quando mio figlio aveva due anni e convivo con un nuovo compagno da sei anni e abbiamo avuto una splendida bambina, che ora ha due anni.

Il motivo della nostra separazione è stato il fatto che purtroppo il padre di mio figlio soffre di depressione, e io ingenuamente, all’età di 18 anni avevo avuto la presunzione di potergliela guarire, specialmente con l’arrivo di questo bambino che fra l’altro non era stato cercato.

Purtroppo però le cose non sono andate come pensavo e mi sono ritrovata in una cosa molto più grande di me e al fianco di una persona apatica, che appariva quasi priva di sentimenti, non gioiva, dimenticava le cose, era sempre imbronciato…

Con mio figlio ho sempre avuto un rapporto burrascoso, sono sempre stata l’unica persona a dargli qualche regola, a stargli dietro per la scuola. Chiaramente lui non ha mai preso bene questa cosa e si è sempre ribellato tantissimo anche alle minime regole.

Quando andava dal padre giocava, faceva ciò che più gli pareva, di tutto e di più, i compiti venivano tirati via, lo studio pure, tant’è che ho dovuto incominciare a farglieli fare direttamente io perché puntualmente arrivavano da parte delle maestre appunti su ciò che non era stato fatto o era stato fatto male.

Nonostante ciò, non ho mai in nessun modo ostacolato il rapporto tra padre e figlio, specialmente per il bene di mio figlio.

Quando per qualche motivo, ho tentato di trovare delle soluzioni con suo padre puntualmente non risolvevo molto, anzi forse era anche peggio perché anziché affrontare il problema con me, lo affrontava con nostro figlio creandogli angoscia, riempendolo di responsabilità.

Arrivo al dunque. Di recente mio figlio ha cominciato a lamentarsi di mal di pancia, e puntualmente se ne lamentava a ogni ritorno dal week end passato col padre. Inizialmente pensavo che fosse proprio fisico, magari dovuto a qualche cosa mangiata…. ma poi ho capito che era qualcosa di più, perché a un certo punto non voleva più andare dal padre ma non sapeva come dirglielo, perché sapeva che l’avrebbe ferito molto, e a sua detta, l’avrebbe reso depresso.

A questo punto mi sono resa conto che anche nostro figlio si è accorto della depressione del padre, e la mia impressione è che stia interiorizzando proprio la sua malattia.

Oltre al mal di pancia, respira in un modo strano, ad esempio spinge più forte quando espira, fa suoni con la gola, ed è anche capitato che abbia avuto tic nervosi agli occhi molto evidenti, in momenti in cui è più stressato.

La mia domanda è questa: a parte i tic nervosi che sto valutando con la pediatra di far seguire, avendo escluso problemi fisici, è giusto che mio figlio cresca con un padre vicino che ha problemi a mio avviso importanti di depressione? Quali danni può causare a mio figlio?

Fino a ora non mi sono mai posta il problema perché mio figlio è sempre andato volentieri col padre, con lui giocava e usciva di casa… ma ho l’impressione che ora il padre si stia appoggiando al figlio e non il contrario.

Ora il rapporto con il bambino è migliorato notevolmente, lui in casa sua sta benissimo ed è innamorato di sua sorella, così come lei di lui. A volte mi chiedo anche se è stata la mia educazione ad essere sbagliata. Ho un po’ di confusione in testa.

Le chiedo scusa per il papiro ma avevo bisogno di parlarne con qualcuno competente in attesa di prendere altre decisioni.

Ringrazio anticipatamente

Erica

 


Gentile Erika,

suo figlio, come tutti i bambini con una famiglia "allargata", si trova a dover dividere tempo ed esperienze con più persone e in contesti ambientali "separati", motivo per il quale si trova a vivere del tempo singolarmente con ciascuno dei genitori, e in assenza del "supporto diretto" dell’altro genitore.

La depressione, ancor prima che essere una malattia contagiosa (per fortuna non lo è), è una malattia a componenti numerose, sia genetiche che ambientali, per cui è ovvio che vivere in una famiglia con ambedue i genitori depressi può incidere sullo sviluppo di un bambino così come può incidere un grave evento di vita sullo sviluppo di una personalità sana.

Non possiamo dire a priori quanto e se questo padre influisca negativamente sul figlio, possiamo dire che alla base di tutto dovrebbe esserci un rapporto di confidenza e di lealtà tra i genitori, in modo da capire l’origine di questi malesseri psico-fisici e da poterli affrontare con tempestività.

Non è adesso il tempo per colpevolizzare nessuno, tantomeno lei stessa, è però il tempo per iniziare a superare gli scogli con attenzione e con rispetto di tutti, in prima istanza del bambino.

A quell’età il corpo parla al posto del cuore, e molti malesseri passano dal fisico, così come molti guariscono attraverso attività, come lo sport sano, il disegno, uno strumento musicale. Il gioco partecipato con coetanei e adulti è inoltre una palestra ideale per scaricare la tensione, e forse potrebbe aprire una finestra comunicativa tra di voi, su come lui avverte e sente questo periodo.

Essendo lei, come me, mamma, la esorto infine al compito più difficile e più appropriato che una mamma ha per il bene dei suoi figli: mettere da parte tutto per poter aprire un dialogo, anche con il suo ex marito, con disponibilità e calma nell’interesse di suo figlio.

In questo, un buon consulente psicologo dell’età evolutiva potrebbe aiutarla e rassicurarla molto.

Un augurio

  

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.