Mamma in ansia perché il bambino non dorme

Gent.ma dott.sa Ravaldi,
Sono la mamma di un bimbo di circa dieci mesi e Le scrivo per avere un suo consiglio per me e il mio bambino.
Premetto che il piccolo sta bene, a parte transitori problemi legati alla crescita, e di notte ha sempre dormito abbastanza, o meglio, si svegliava con il solito piantino, ma si consolava mettendosi il dito in bocca.
Poi il radicale cambiamento: di giorno dorme pochissimo, la sera invece va a dormire alla solita ora (circa le dieci), dopo il bagnetto e la poppata, dorme per circa tre ore e poi il risveglio!
Non sembra avere problemi, anzi se ne sta tranquillo a giocare nel suo lettino, e si riaddormenta dopo circa un’ora e mezza.
Ma allora dove sta il problema? Il problema sono io!
Mi sento in colpa perchè lo lascio solo e non so se l’atteggiamento che stiamo adottando sia quello giusto. Spesso entro in contrasto con mio marito poiché, egli sostiene che se il piccolo non piange non è il caso di andarlo a stimolare inutilmente.
Oltretutto io ho cominciato a lavorare da poco, faccio un lavoro a turni e quando ci sono cerco di dare il massimo a mio figlio, ma non mi sembra di dargli abbastanza; insomma, il lavoro, il bambino, la casa, e riposare? Non ci riesco proprio, la sera crollo, ma non riesco a riposare per l’ansia che il bambino non dorma!
Si è creato una sorta di circolo vizioso dal quale a volte mi sembra di non uscire!
Cosa posso fare per superare questo momento senza fare pesare al mio bambino l’ansia e lo stress che mi porto dentro?
Grazie e un saluto
Simonetta

 


 Gentile signora,Il rientro al lavoro è un momento di elevato stress per la mamma, perchè cambia le sue abitudini col bambino e cambia anche la sensazione di "gestione"della quotidianità: il lavoro toglie del tempo al rapporto col proprio figlio e i primi momenti possono essere sentiti come una sorta di violenza e anche di costrizione, anche se il lavoro piace e l’ambiente è bello, proprio perchè entrano in gioco nuovi modi di affrontare la giornata, si è costretti a delegare ad altri la crescita del piccolo, insomma, si riduce il tempo di compresenza col bambino.
Tutto questo, anche se socialmente parlando è diventato la norma, è in realtà un piccolo/grande trauma per la mamma e per il bambino, che spesso genera ansia (definita ansia abbandonica):
la riduzione di compresenza di mamma e bimbo, anche se in apparenza non produce disastri, crea comunque un po’ di scompiglio ed è del tutto plausibile che, da parte di mamma e bambino si assista a modifiche nelle abitudini precedentemente instaurate.
Per cui, i risvegli più frequenti possono essere una spia di questo nuovo adattamento al cambiamento, e anche le sue sensazioni di colpa e disagio sono legate a questo cambiamento.
In questi casi io consiglio sempre, per vivere le cose con meno malessere possibile, di approntare piccole modifiche nel quotidiano che rendano il distacco meno traumatico.
Visto che una mamma preoccupata non è una buona compagnia per il suo bimbo, io credo che ogni mamma dovrebbe fare esattamente quello che ritiene utile per se e il suo bimbo, quindi al limite anche dormire accanto a lui, in questi periodi di passaggio, finché non sente il legame più saldo e rassicurante.Pertanto, inizierei con l’intensificare il contatto col suo bimbo, quando siete insieme, e vediamo se questo è sufficiente fonte di rassicurazione.Non si abbatta, che sta provando emozioni del tutto normali vista la situazione.

Un caro saluto

Dr.ssa Claudia Ravaldi

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.