Il rapporto difficile con il cibo

Buonasera,

ho 32 anni, sono alta 1,70 e peso 110 kg.

La mia obesità è la conseguenza di anni di non controllo, diciamo che tutto inizia dalle scuole medie. I tentativi di mettermi a dieta sono stati molti, sotto controllo medico, ma arrivavo a perdere i miei 10 kg, al massimo 15, e poi il fatto di vedermi diversa, il sentirmi meglio, non faceva scattare in me la molla per continuare, bensì mi sentivo autorizzata a sgarrare perché fino a quel momento ero stata brava! Il risultato: ripresa dei chili persi più altri!

Anche adesso sono a dieta ma non riesco… Ho perso 8 kg ma mi sono fermata e anzi, li sto già recuperando. Il mio problema è che il mio stato d’animo influenza molto il mio regime alimentare… Se sono nervosa, se sono stanca, se sono arrabbiata, se sono stressata, io mangio come se fosse l’unico modo per rilassarmi con la conseguenza che poi mi sento peggio, perché non sono stata in grado di controllarmi e lo stato d’animo non è cambiato.

Come posso fare per trovare in me il giusto input per dimagrire una volta per tutte? Sono anche diventata mamma di due gemelline il 25 gennaio del 2007 e speravo che questo fosse il forte stimolo che sto tanto cercando ma purtroppo non è stato così. Anzi, si è creato in me un nuovo senso di colpa, in quanto il sovrappeso non mi permette di essere agile come vorrei per giocare con loro.

Che devo fare? Sa cosa sogno? Di svegliarmi la mattina e di vedermi come vorrei! Ovviamente è una grandissima illusione ma…quanto lo vorrei!

Spero mi possa dare dei preziosi consigli.

Rosanna

 


Gentile Rosanna,

il rapporto con il cibo è uno degli aspetti più complessi e importanti dell’essere umano.

Necessario per la sopravvivenza, e fonte di gratificazione e piacere, il cibo diviene spesso veicolo di emozioni intense e spesso sgradevoli, e con molta facilità, può essere considerato un passe-partout, in grado di dare una gratificazione immediata e un’illusoria sensazione di benessere.

Illusoria perché, come lei così bene descrive, il cibo funge da pacificatore per pochi istanti, lasciando nel corpo conseguenze "visibili" e nella psiche emozioni negative e sgradevoli.

Il cibo, da amico, diviene quindi nemico da cui non si riesce a prescindere, compagno di ogni problema o stanchezza o equivoco o imprevisto. Queste radici emotive fano sì che le semplici diete siano destinate al fallimento, se non supportate da un onesto percorso psicologico.

Per smettere di mangiare compulsivamente, è necessario fare un breve viaggio dentro il nostro modo di funzionare e di vedere la realtà, cercando con fermezza valide alternative al cibo per gestire le emozioni negative.

Lei dice che da anni il cibo la tormenta, e che ogni occasione diviene giusta per trasgredire: anche per questo, una dieta ipocalorica è destinata a fallire, perché ha in sè il germe della costrizione e del disagio, quando invece quello che lei cerca è rifugio e liberazione.

Provi allora a leggere due testi, vecchi ma sempre molto validi, prima di rivolgersi con fiducia ad un centro di terapia integrata, che la aiuti a adottare un’alimentazione sana e a gestire le emozioni in modo costruttivo: Mangio dunque sono, di Gerald Apfeldorfer e Donne che mangiano troppo, di Renate Gockel.

Buona lettura, e non demorda!

Imparare da noi stessi e scoprire le nostre risorse più nascoste è un lavoro di pazienza, fonte di importanti soddisfazioni.

Un abbraccio

Claudia

 

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