Depressione post-partum dopo 2 anni?

Buongiorno Dottoressa,
Sono mamma di 2 bambini: il maschio di 3 anni e mezzo e la femmina di 2 anni.
Volevo porle questa domanda: è possibile soffrire di depressione post-partum a distanza di 2 anni ?
Le racconto la mia vicenda: all’età di 28 anni io e mio marito abbiamo deciso di avere un figlio, arrivato dopo circa 1 anno di tentativi per problemi sia miei che suoi.
Questo figlio l’ho adorato fin da subito e ho un legame fortissimo con lui, anche perchè a livello di carattere c’è molto feeling tra noi.
Quando aveva circa 10 mesi ed eravamo ancora una cosa sola io e lui, scopro di essere incinta di nuovo.
Non le dico il trauma: tuttora non l’ho ancora superato, ho spesso incubi notturni in cui mi vedo incinta di nuovo e quando vedo donne che in farmacia comprano il test di gravidanza, rivivo ogni volta il trauma che è stato per me.
Non ero pronta, l’ho vissuto come un distacco forzato dal mio primo bimbo e non ho avuto alcun aiuto a gestire 2 bambini così piccoli vicini (1 anno e mezzo di distanza) dai miei genitori (con cui peraltro ho sempre avuto un pessimo rapporto)o dai miei suoceri.
L’unico che mi aiuta e mi ha sempre aiutato è mio marito, nonostante il lavoro che fa lo porta ad essere spesso fuori casa.
Io ho cercato di non vivere male la mia seconda gravidanza per non far sentire la piccola indesiderata, cosa che peraltro mi sforzo ancora adesso di fare.
Ma temo di non farcela più.

Non ho potuto sfogare prima il trauma ed ho paura che stia uscendo fuori adesso tutto insieme.
Da quando ho deciso di tornare al lavoro perchè non ce la facevo più a stare a casa, non ho più voglia di occuparmi dei miei figli, vorrei stare fuori casa tutto il giorno e rientrare per me è un peso enorme, perchè vuol dire iniziare un altro lavoro.
Non la vivo più come dovrei viverla, da madre che ama i suoi figli e mi sento terribilmente in colpa.
Forse essermi presa un po’ di spazio per me dopo quasi 4 anni di sacrificio, mi ha fatto più male che bene.
Non trovo il mio equilibrio e la mia famiglia ne sta risentendo.
Cosa mi consiglia di fare?
La ringrazio molto
Serena


Gentile Serena,
Diventare genitori e essere genitori nella vita di tutti i giorni è un mestiere molto faticoso, il cui impegno viene sfortunatamente minimizzato dalla società in cui viviamo. Occuparsi dei figli piccoli in una società come la nostra che privilegia i nuclei familiari stretti e sfibra i legami familiari allargati, è meno facile di quanto sembri, sia dal punto di vista pratico che dal punto di vista psicologico.
Alle donne madri viene chiesta la perfezione, l’adeguatezza ai forsennati modelli vigenti, la capacità di prendersi carico e cura contemporaneamente di lavoro famiglia figli coppia…..tutto questo in totale solitudine, senza poter contare sui minimi aiuti così preziosi quando si accudiscono figli piccoli (dal ricevere a casa un pasto caldo ad avere una lavatrice stesa da terzi la giornata in cui non abbiamo chiuso occhio per un malessere dei piccoli). Anziché un percorso evolutivo di ogni donna e coppia, la maternità è divenuta un percorso ad ostacoli, e la nostra società attuale non riesce ad accogliere i bambini e non facilita i genitori nel loro compito.
Alle madri è necessario del tempo psichico e pratico per "diventare" donne – mamme, per prendere le misure dei propri figli (tutti diversi tra loro caratterialmente, e spesso pieni di diverse esigenze l’uno dall’altro) per poter rispondere ai propri bisogni e a quelli della prole in modo armonico e gestibile.
Troppo spesso si chiede alle madri un surplus di "sacrificio", in molti casi fine a se stesso, e non si insegna alle madri a "ricaricare le pile", a recuperare le energie, a restare madri ma anche donne.
E’ come se, rispetto alle generazioni del dopoguerra, si fosse perso non solo il sostegno della famiglia allargata (adesso completamente assente e non supportiva nella maggioranza dei casi) ma anche quel filo conduttore, quella linea guida interiore, in grado di aiutarci a vivere giorno per giorno il nostro essere madri senza che questo vada a scapito nostro, della coppia, o dei figli stessi.
Avere i bimbi così vicini d’età richiede un investimento di energie e emotivo molto forte, e richiede un equo bilanciamento delle risorse da dare l’un l’altro.
In più, a quella età, i bimbi sono sensibili a qualunque nostra sfumatura emotiva, e non c’è da stupirsi se le relazioni sembrano più difficili quando siamo più in difficoltà, perchè è come se i nostri bimbi ci facessero da specchio e ci rimandassero ciò che noi sentiamo.
Non c’è dunque da stupirsi se la fatica è stata tale da generare una fuga nel lavoro, atto che però può essere una soluzione solo temporanea e non definitiva, visto che lei stessa la vive in modo drastico e colpevolizzante.
Dopo anni di "pressione emotiva" adesso è tempo di ricominciare a pensare "a tutta la famiglia" in modo equamente diviso tra i diversi membri (lei compresa) e a seconda delle esigenze singole.
Fare spazio nella nostra mente anche agli aspetti piacevoli dell’essere madre, riscoprirli e condividerli può essere di aiuto, così come fare qualche colloquio con uno specialista del post partum e dell’età evolutiva può essere una vera risorsa. Lei ha già dimostrato di saper gestire le situazioni difficili, adesso è il momento di fermarsi e recuperare anche il bello che ora le sfugge.
Mettere ordine nel rispetto delle sue esigenze è senz’altro molto importante, per evitare che questa reazione da stress si trasformi in depressione clinica, nell’interesse suo e della sua famiglia.

Le faccio molti auguri,
Claudia.

1 commento su “Depressione post-partum dopo 2 anni?”

  1. Salve Dottoressa,
    Questa sua risposta mi ha tanto colpita, e mi sono ritrovata nelle sue parole!
    Sono una mamma di 32 anni, ho un bimbo di 2 anni e 2 mesi.
    A ridosso del compimento dei 2 anni (in concomitanza con la perdita del mio lavoro) il bimbo ha cominciato ad avere delle violente crisi di pianto inconsolabile, ad ogni tipo di negazione. L’abbiamo portato da un neuropsichiatra infantile il quale ci ha consigliato l’inserimento al nido per dar modo anche a me di riavere un po di tempo per me stessa. Premetto che lavoravo saltuariamente, ma da quando ho perso il lavoro ho piano piano cominciato a sentirmi depressa e sempre in ansia per questo comportamento del mio bimbo. Ora nonostante lo abbiamo iscritto manca poco a settembre, io passo da momenti di tranquillità ad depressione ansiosa e rifiuto del cibo. Cosa posso fare per stare bene e non far sentire al bimbo questa mia condizione? Premetto anche che ho un marito d’oro che cerca di essere presente e aiutarmi anche in casa…ma io bramo per un briciolo di “libertá” e mi sento in colpa perchè mi sento “braccata” dal mio bimbo! 🙁

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